E’ arrivata nella giornata di oggi 15 luglio da parte del Segretario Generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, la dura condanna all’”attacco terroristico” condotto ieri nella provincia di Diyarbakir, nella Turchia sudorientale, che ha provocato la morte di 13 soldati turchi.
Gli scontri, che hanno causato la morte anche di sette ribelli curdi, sono avvenuti con maggior gravità nella giornata di ieri giovedì 14 luglio, e sono stati seguiti dalla dichiarazione di autonomia per il popolo curdo ad opera di un gruppo di partiti curdi.
La tensione è aumentata immediatamente in tutta la regione: da Ankara, dove nella notte gli uffici del partito curdo sono stati bersagliati di bombe incendiarie, fino all’area sudorientale, dove sono stati inviati centinaia di militari dei corpi d’élite e dove è stata lanciata un’offensiva aerea contro i nascondigli dei ribelli.
La procura di Diyarbakir ha avviato un’inchiesta e sta esaminando la dichiarazione di autonomia che ha avuto come conseguenza la dura condanna non solo da parte del governo turco, ma anche da parte dei partiti dell’opposizione.
C’è il rischio che “questo sia un atto condotto da chi vuole dare il via a una guerra civile”, ha dichiarato alla Associated Press (qui via Stars and Stripes) Akif Hamzacelebi, esponente del principale partito di opposizione turco People’s Republican Party.
I ribelli curdi del PKK – il partito Parti Karkerani Kurdistan, che si ritiene abbia basi addestrative in Siria – rivendicano l’autonomia dal 1984, anno in cui hanno preso le armi contro il governo turco.
Fonte: AP/Stars and Stripes, NATO
Foto: Zinda Magazine