Nov 18, 2005
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La Bosnia deve affrontare una trasformazione

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pubblicato da Pagine di Difesa il 18 novembre 2005

Con molti timori e profondi cambiamenti, ma la Bosnia deve affrontare una trasformazione se vuole entrare in Europa. In discussione ci sono un elevato numero di partiti politici (80), una incredibile quantità di ministri (200), troppi parlamenti (14) e ben tre presidenti a rotazione. Una situazione “incompatibile con gli standard europei”, come ha sottolineato ai primi di ottobre Doris Pack, presidentessa della delegazione del Parlamento europeo per il sud-est Europa, esortando la Bosnia, che attualmente conta quattro milioni di abitanti, a una ridefinizione.

La realtà puntiforme in cui versa oggi la regione balcanica è una eredità dell’Accordo di pace di Dayton, che pose fine alla guerra del 1992-1995 delineando una suddivisione basata su due diverse entità etniche con un proprio governo e i relativi ministri e servizi. Republika Srpska da una parte, comprendente i serbi di Bosnia, e Federazione di Bosnia-Erzegovina dall’altra, che riunisce croati e bosniaks (i bosniaci musulmani).

Dayton creò un “ethnic divide”, un divario etnico, pur di mettere fine con urgenza all’assedio di Sarajevo per opera delle forze serbe, che occuparono il 70% del territorio del paese uccidendo o facendo scappare centinaia di migliaia di croati e bosniaci musulmani. Come la Bosnia avrebbe potuto funzionare così suddivisa, sarebbe stato un argomento da affrontare in seguito, fa notare Isn Security Watch.

Il processo di sovversione dell’accordo di pace o – se si vuole definirlo più cautamente – la chiusura di un’epoca durata dieci anni e intrisa di speranze di ingresso nella Ue sarebbe già stato delineato in una bozza segreta dagli Usa. Un trattato non ancora ufficiale a cui esperti statunitensi avrebbero lavorato per sette mesi, stando a quanto riferito sia da Isn sia da media serbi.

Per discutere il loro destino sulla base di queste nuove direttive, i leader bosniaci delle tre etnie si sono incontrati a Bruxelles lo scorso fine settimana e si sono salutati con un nulla di fatto e accuse reciproche di insuccesso. Per tutti è stato chiaro però che l’idea avuta dagli Usa rappresenta un passo avanti, anche solo per il fatto di avere riunito intorno a un tavolo rappresentanti di etnie che si sono fatte la guerra.

La bozza di Costituzione prevede una riduzione delle figure istituzionali a tutt’oggi presenti a svantaggio delle entità etniche praticamente scollegate da un governo centrale. E’ prevista una unica figura presidenziale o un presidente con due vicepresidenti che possono assumere la carica di vertice secondo una rotazione di sedici mesi.

Il progetto è orientato all’efficienza e al raggiungimento degli standard internazionali europei, ma al di là del diffuso ottimismo per le entità etniche si tratta di un progresso difficoltoso. I serbi bosniaci temono che la Republika Srpska svanisca nel momento in cui vengono adottati i cambiamenti abbozzati , tanto che il capo dell’opposizione serbo-bosniaca ha affermato: “La Republika Srspka è una entità bosniaca che non danneggia la funzionalità dello stato; ogni tentativo di chiuderla condurrà alla fine delle negoziazioni”.

Quanto detto da Dodik nel corso di una conferenza stampa rispecchia il sentimento comune dei politici serbo-bosniaci, timorosi di essere dominati dai bosniaks e per questo sostenitori dell’esistenza della loro entità con tanto di amministrazione parallela, al massimo con lievi modifiche. Anche i croati di Bosnia hanno espresso timori arrivando al punto di chiedere la creazione di una terza entità, oltre alle due esistenti, a dominazione croata.

Donald Heys, il diplomatico statunitense a capo dell’Institute for Peace (Uisp) con un passato di deputato nella comunità internazionale come alto rappresentante per la Bosnia, è uno dei principali autori del progetto di costituzione che soppianterebbe le conseguenze dell’Accordo di pace di Dayton. Heys ha riconosciuto che i leader bosniaci hanno dimostrato a Bruxelles molto disaccordo “ma il progresso è ancora possibile”.

E l’Europa che ruolo avrebbe avuto nella stesura della bozza costituzionale? Semplicemente un ruolo di osservatore, benché influente, come sostenuto da Bruce Hitchner del Uisp, mentre altri rappresentanti dell’istituto statunitense affermano che l’Europa è stata consultata per tutto il processo di preparazione delle proposte.

In ogni caso, assicura il commissario per l’allargamento europeo Olli Rehn, l’Europa ha supportato pienamente le iniziative finalizzate alla creazione di uno Stato multietnico a misura di cittadino europeo. Ma si dovrà parlare di “evoluzione e non rivoluzione”, ha tenuto a precisare nel corso di un breve intervento in una conferenza stampa in ottobre. “E’ un chiaro segno della volontà emergente di rivedere la costituzione di Dayton. I leader del paese sono padroni del processo che la comunità europea è pronta a facilitare”.

“La parola d’ordine è non più stabilizzazione ma transizione” ha confermato in ottobre Paddy Ashdown, alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia.

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2005 · Bosnia · past papers