pubblicato da Pagine di Difesa il 28 maggio 2005
Soldati in missione, ma prima di tutto uomini ed esseri pensanti. Chi lavora lontano da casa si ritrova spesso a riflettere su temi che nella quotidianità non trovano spazi sufficienti all’approfondimento. E per chi è impegnato in teatri operativi lontano dagli affetti e dalle abitudini i pochi momenti liberi consentono a volte di guardare in profondità i sentimenti e i valori che spesso ci trovano distratti.
Comunicare queste riflessioni è difficile, la retorica è sempre in agguato con il rischio di dissacrare l’emozione di un momento. Ma per chi fa parte dell’Arma delle trasmissioni dell’Esercito questo compito dovrebbe essere meno arduo, non fosse altro che per la specialità a cui appartiene.
Il capitano Gianluca Bonci comanda la compagnia trasmissioni del contingente italiano a Kabul, una task force a livello di compagnia che rappresenta l’11° reggimento Leonessa di Civitavecchia.
Questo reparto ha all’attivo molte esperienze in operazioni di supporto alla pace.
E’ da anni che per noi trasmettitori dell’11° reggimento trasmissioni di Civitavecchia le missioni di pace rappresentano ormai una consuetudine. Dalla Namibia alla Turchia, dall’Albania al Kuwait, dalla Somalia al Mozambico, dalla Bosnia alla Macedonia, da Timor-Est al Kosovo, all’Iraq fino all’Afghanistan e ancora tutte le esercitazioni in Polonia, Spagna, Francia, Germania, Egitto.
Lontani da casa e dal proprio paese. Ci vuole una forte motivazione per lavorare.
Crediamo fortemente nel lavoro che svolgiamo ogni giorno con grande entusiasmo, spirito di collaborazione e sacrificio, per assolvere ai doveri che la patria ci porta a compiere.
Come appare questa nuova missione?
Afghanistan, che c’è di meglio o peggio rispetto alle altre missioni? Sicuramente a primo impatto c’è un diverso paesaggio, ma null’altro: in noi, senza distinzione, è sempre vivo e forte il sentimento di fratellanza che ci lega alle persone che, nel mondo, hanno bisogno di aiuto. Anche in questa terra, per queste persone che soffrono e hanno sofferto, diamo il meglio di noi stessi.
Comunicare, questo è quanto viene garantito dall’Arma delle trasmissioni. E’ una opportunità offerta solo a livello operativo?
Noi trasmettitori, soldati addestrati e preparati a operare anche nelle circostanze più avverse, oltre a garantire con le nostre radio e apparecchiature i servizi necessari a tutto il contingente in ogni situazione operativa, diamo sempre e comunque anche la possibilità a tutti i nostri colleghi italiani e non di comunicare, nei momenti di meritato relax, con i propri familiari e amici per rassicurarli e ricevere da loro quelle parole di conforto che danno a tutti la forza di andare avanti per assolvere la missione con la massima professionalità.
Come ci si pone di fronte alle diverse condizioni di vita di questo paese?
Il pensiero più grande di tanti di noi, padri di famiglia, va sicuramente a tutti i bambini che quando ci vedono ci salutano e quando ci fermiamo per le strade – strano a dirsi – non chiedono giochi ma qualcosa da mangiare. Come possiamo non soffermarci su questo aspetto in cui il nostro cuore vede loro come i nostri figli? Come fare a negare loro qualcosa, magari con le lacrime agli occhi perché siamo sì dei soldati ma ancor prima uomini?.
Quale augurio si sente di fare a questo popolo?
Al popolo afgano va il nostro più solidale augurio per una ripresa che dia futuro sereno ai più piccoli e un sereno svolgere dei tempi ad ognuno, in tutti i sensi: salute, lavoro e sicurezza, in tutte le istituzioni e nelle scuole, abolendo ogni forma di repressione, in modo che un domani, ma già ora succede, possano magari dire grazie a quei popoli che li hanno aiutati nei momenti di buio.