Ott 10, 2020
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Forze Armate in scala: l’Half Track M3A1 PC

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By Mithra

Gli avvenimenti internazionali che segnarono gli anni immediatamente successivi alla fine del secondo conflitto mondiale imposero la necessità, per il nostro Paese, di ricostituire un apparato militare rispondente alle nuove esigenze operative della Guerra Fredda.

Nell’ambito dell’approntamento delle forze di manovra del neocostituito Esercito Italiano venne disposta la creazione di una serie di Grandi Unità corazzate, la cui realizzazione fu possibile, inizialmente, per la disponibilità di ingenti quantitativi di materiale bellico in surplus cedute al nostro Paese dalle forze alleate.

In tale contesto deve essere inserito il soggetto di questo articolo: il veicolo semicingolato americano per trasporto truppe Half Track M3A1.

L’Italia ricevette un considerevole numero di mezzi di questo tipo (quasi esclusivamente in questa versione) che utilizzò, principalmente, per equipaggiare i reparti di fanteria delle unità corazzate. In aggiunta a tale impiego primario, alcuni esemplari vennero utilizzati nei reparti di artiglieria corazzata quali veicoli Posto Comando (PC).

Nel particolare, l’impiego come PC di tale mezzo nelle unità di artiglieria da campagna fu limitato agli Anni ’50, sino a quando non vennero resi disponibili per tale ruolo gli scafi degli M7 e dei Sexton opportunamente modificati (e questo sarà oggetto di un prossimo articolo a breve), mentre si protrasse negli anni ’60 nei reparti di artiglieria anticarro dotati del cannone semovente su scafo M36.

L’M3A1 era stato progettato come veicolo per il trasporto della squadra fucilieri nell’ambito del processo di meccanizzazione della fanteria iniziato dall’US Army all’atto del suo coinvolgimento nel secondo conflitto mondiale.

Derivato da un precedente modello, l’M2, nato come trattore per artiglierie di medio calibro, di cui riprendeva le caratteristiche principali, l’M3 beneficiava di alcune modifiche sostanziali riguardanti: l’allungamento dello scafo, un’incrementata protezione balistica, l’inserimento di una postazione a pulpito per l’arma controaerei e un’aumentata capacità di carico esterna in grado di permettere il trasporto di una ingente quantità di materiale e di dotazioni.

Il motore potente e robusto e una meccanica affidabile e tecnologicamente avanzata gli consentivano un’ottima mobilità fuori strada; la struttura in grado di sopportare sforzi notevoli e condizioni di impiego particolarmente pesanti lo resero idoneo per una molteplicità di impieghi che diedero vita a una serie di versioni nelle più svariate configurazioni.

Il valore del progetto originale è ampiamente dimostrato dalla longevità operativa che questo mezzo può vantare e che lo ha visto impiegato da differenti forze armate di molteplici paesi quasi sino ai giorni nostri.

Nel ruolo di Posto Comando per unità di artiglieria da campagna l’M3A1 non fu soggetto a modifiche particolari in quanto rimanevano, quasi, inalterate sia la configurazione esterna sia quella interna.

Vennero eliminate le rastrelliere porta mine e i due supporti sul lato posteriore per i carichi esterni, l’apparato radio venne potenziato per assicurare le esigenze specifiche inerenti al nuovo ruolo e venne predisposta una postazione per la tavoletta per il tiro con l’aggiunta di alcune superfici mobili da utilizzare come piani di lavoro per il personale della squadra tiro.

La configurazione interna, quantunque ci fossero delle specifiche indicazioni e delle tabelle di caricamento volte a ottenere una certa standardizzazione, variava molto da unità a unità (e anche all’interno delle stesse, secondo un diffuso spirito di personalizzazione che ha sempre afflitto non solo le nostre Forze Armate ma quella di qualsiasi paese), offrendo quindi una molteplicità di soluzioni.

Il vantaggio di essere un semicingolato con ottime capacità fuori strada lo rendeva particolarmente idoneo al ruolo a cui era stato destinato, consentendogli di operare nelle stesse condizioni di impiego dei semoventi. In sintesi, l’M3A1 rappresentò un’ottima soluzione di compromesso in un momento critico nel quale venivano poste le basi per lo sviluppo organico delle unità di artiglieria corazzata secondo nuovi procedimenti tecnico – dottrinali.

Curiosamente la vita operativa nel compito specifico di Posto Comando, protraendosi, come detto, nell’ambito delle unità controcarro, superò di molto l’impiego originario del semicingolato, quale mezzo di trasporto della squadra fucilieri meccanizzata, ruolo passato presto all’onnipresente M 113, dopo una breve parentesi in cui gli AMX 10 furono gli interpreti di tale funzione.

E adesso, dopo aver introdotto il nostro mezzo dedichiamo qualche linea al modello che lo riproduce.

Il kit è l’intramontabile US armoured personal carrier M3A2 della Tamiya (#MM 70) in scala 1/35, Aprendo la scatola abbiamo una serie di stampate in plastica verde oliva scuro che consentono di realizzare con una ricchezza di particolari – apprezzabile ancora adesso dopo circa 45 anni dal primo stampo – un modello fedele del semicingolato, completo di armamento principale, secondario e dotazioni, con cingoli in vinile e un parabrezza di acetato trasparente.

Il tutto è arricchito dalla presenza di un nutrito numero di figurini in varie pose con una voluminosa serie di equipaggiamenti e armamenti individuali (nell’ultima edizione la stampa di questi figurini è stata notevolmente migliorata portandoli a uno standard accettabile e in linea con il resto del kit stesso); un ottimo set di decal con marking per vari esemplari e un libretto di istruzioni, dettagliato e preciso nello stile Tamiya, completano questa confezione.

Il modello in sé è preciso nelle misure, realizzato con ottime stampate e consente di riprodurre con poche modifiche una varietà di versioni differenti del famoso semicingolato. In sintesi, il rapporto tra qualità e prezzo (circa 25 euro) lo rende assolutamente concorrenziale rispetto ad altre proposte di brand differenti, più nuove e magari più dettagliate, ma sicuramente molto più costose.

Nel nostro caso è stato riprodotto un veicolo appartenente al 1°gruppo del 131° reggimento artiglieria corazzata della Divisone Centauro.

Inizialmente le limitate disponibilità numeriche di materiale non consentirono di alimentare le differenti unità corazzate (Ariete, Centauro e Pozzuolo del Friuli) in modo omogeno determinando, in alcuni casi, il conseguimento delle dotazioni tabellari con tempistiche diverse e richiedendo il prolungamento in servizio dello stesso materiale solo in alcune unità.

Il modello è stato costruito principalmente O.O.B., con alcune modificazioni, diciamo, riduttive (eliminazione delle rack esterne) e altre aggiuntive (postazione per il tavolettista e per lo specializzato per il tiro, sostituzione degli apparati radio, inserimento di piani di appoggio) realizzate con plasticard, fogli di alluminio, filo di piombo di diametro variabile (radio e microfoni, tavolinetto, tavoletta per il tiro, cofano scrittorio ecc.).

Il tutto è stato completato con alcuni accessori provenienti dalla magic box che ogni modellista che si rispetti ha – e nella quale, in base al raptus da accumulatore seriale compulsivo, mette tutto quello che gli avanza e che “potrebbe sempre servire!!!!!” – e che conferiscono un tocco di vissuto al modello in sé.

Il figurino è una specie di Frankenstein in miniatura, frutto di un processo di assemblamento di arti differenti rivestiti di stucco epossidico modellato per conferire al soggetto l’aspetto dell’uniforme in uso negli Anni ’50 (lo so, non è proprio un capolavoro ma almeno è apprezzabile la buona volontà!!!!).

La colorazione è stata effettuata con un verde oliva scuro, la cui uniformità è stata resa meno cupa da una moderata riproduzione di segni di uso e di usura (le condizioni di impiego non sono certo quelle riscontrabili su un analogo mezzo impiegato in un intenso ciclo operativo, quindi niente ruggine, scrostamenti, graffi, deformazioni, ammaccature, distorsioni, fango, sporco, macchie, unto e zozzimme varia che spesso siamo abituati a vedere, in eccesso, su molti modelli) e un limitato strato di polvere grigio/giallastra tipica dei terreni dei poligoni di tiro e delle aree addestrative nostrane.

Le insegne sono state fatte artigianalmente (gli ingredienti computer, fogli di decal per stampante inkjet e un po’ di pazienza sono alla portata di tutti senza troppa spesa!!) e concorrono alla personalizzazione del mezzo dando un tocco di originalità al modello.

Alla fine, possiamo aggiungere un nuovo elemento alla nostra bacheca delle Forze Armate Italiane, inserendo un modello particolare e specifico che ci consente di ripercorre un’altra tappa della storia del nostro Esercito.

Mithra

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Forze Armate in scala