By Mithra
Il modello di questa settimana rappresenta il velivolo che ha costituito l’apice dell’evoluzione del concetto di biplano in campo aeronautico.
Il progetto, firmato dall’Ing. Celestino Rosatelli, viene sviluppato alla fine degli anni ’30 come evoluzione del CR 32 Freccia corrispondendo perfettamente al concetto operativo di aereo da caccia che ancora risultava predominante nella Regia Aeronautica al tempo: un biplano, monomotore con motore radiale, con spiccate doti di maneggevolezza adatte al combattimento manovrato (il volo acrobatico è una caratteristica fondamentale nella preparazione del pilota italiano del tempo), con armamento in caccia, a carrello fisso e di struttura composita (legno, alluminio e tela).
Il risultato di questo progetto sarà il CR 42, un sesquiplano dalle caratteristiche eccellenti (per la sua formula operativa), ultimo esemplare di una generazione di aerei biplani (Gloster Gladiator, Polikarpov I-15, Henschel 123) che, ancora impiegati nelle fasi iniziali del secondo conflitto mondiale in virtù delle loro buone caratteristiche complessive, saranno surclassati dai velivoli di concezione moderna (monoplani ad ala bassa, con struttura in alluminio, carrello retrattile, motore in linea, e potentemente armati).
Nonostante la formula ormai superata, il CR 42 ha conseguito due primati: quello di essere l’aereo italiano prodotto in maggior numero di esemplari e quello di essere stato l’ultimo biplano ad abbattere un aereo nemico in combattimento manovrato (1945).
Aereo robusto ed estremamente maneggevole, il CR 42 era un biplano sesquiplano con struttura in lega leggera ricoperta in lega di alluminio e tela, con motore radiale (FIAT A.74 RC 38 versione di produzione nazionale del Pratt & Whitney R- 1830 SC/4 Twin Wasp), carrello a triciclo posteriore fisso, abitacolo aperto, armato di due mitragliatrici in caccia sistemate sopra la cofanatura del motore.
Mezzo molto apprezzato dai piloti, anche se di concezione operativa superata, svolse con apprezzabile successo le funzioni di caccia durante le fasi iniziali del conflitto per poi essere impiegato come aereo da attacco al suolo e caccia notturno (anche con insegne tedesche) nel prosieguo della guerra. Notevole il successo commerciale all’estero (Belgio, Ungheria, Svezia e Finlandia) a conferma della bontà del progetto in sé.
E veniamo al modello in oggetto.
Tra le differenti proposte disponibili, ho scelto il CR 42 della Italeri in scala 1/48 (serie Aviation Glory WWII Aces n.2702) in quanto il kit propone il Falco nella versione da caccia, con la possibilità di scegliere tra 6 differenti livree ed esemplari rappresentanti piloti che si sono particolarmente distinti ai comandi del CR 42.
Il soggetto riprodotto è quello dell’aereo del Ten. Enzo Martissa 91a Sq./ 10°gr./4°Stormo El Adem, Tobruk, Libia 1940, pilota pluridecorato che abbatté con questo aereo un Gloster Gladiator.
Aprendo la scatola troviamo una serie di stampate in plastica grigia, di buona qualità complessiva morbida facilmente lavorabile, una stampata clear con il parabrezza, un superbo foglio di decal per le sei versioni riportate sul box art (4 Regia Aeronautica, 1 ungherese e 1 belga) e un libretto di istruzioni in bianco e nero ma ben dettagliato e con facili riferimenti per la colorazione dei particolari.
Il modello è sufficientemente dettagliato tanto che la versione OOB (Out Of the Box) risulta pienamente soddisfacente e di ottima qualità.
L’abitacolo è ben riprodotto (la struttura a guscio in tubi di alluminio è fedelmente rappresentata), il motore stellare risulta discretamente dettagliato, pannellature esterne e forme sono riprodotte accuratamente e con rispetto delle misure. Buona la riproduzione della ricopertura della fusoliera che richiama la tela del rivestimento originale.
Il modello si presta a essere arricchito nei dettagli nel caso dei maniaci del super realismo. Per quanto mi riguarda mi sono limitato ad aprire la capottatura del motore e ad arricchire di qualche particolare il FIAT A.74.
All’ambientazione è stato dato un tocco di vita aggiungendo un figurino della CMK (F48061 Italian pilots WW II) rappresentante il Ten. Martissa nelle mie intenzioni.
Vediamo adesso il dettaglio tecnico del kit.
Come detto la plastica è di buona qualità, si lavora bene e non presenta grosse imperfezioni (qualche flash ma limitato e gli immancabili segni degli estrattori, tutti però in aree prive di dettaglio e non visibili).
La qualità delle stampate è buona anche se nei pezzi molto piccoli tende a essere leggermente meno definita.
L’allineamento dei vari pezzi è ottimo, nessuna deformazione né nelle due parti della fusoliera né nelle ali. L’abitacolo e il motore rappresentano i pezzi forti dell’intero modello.
L’uso delle stuccature è limitatissimo, praticamente nullo, a conferma dell’ottima ingegneria complessiva del modello.
La parte del montaggio più complessa riguarda (ovviamente) il posizionamento e l’allineamento dell’ala superiore. Gli elementi della controventatura sono un po’ deboli e tendono a spezzarsi con facilità; inoltre sono di non agevole posizionamento e il loro corretto assemblaggio richiede una dose di pazienza notevole e un pizzico di esperienza.
Alla fine, comunque, il risultato è apprezzabile. La carenatura del carrello è forse la parte meno dettagliata dell’intero modello.
Le decal sono ottime e si applicano senza alcun problema.
In un eccesso di campanilismo autarchico ho usato per la verniciatura il set della Lifecolor Regia Aeronautica WWII (C S19), che riproduce con sufficiente fedeltà le vernici usate. Probabilmente è un mio difetto, ma l’applicazione ad aerografo si è rivelata estremamente complessa (un incubo dosare correttamente diluizione del colore e pressione dell’aria – variavano per ogni colore della stessa confezione!!!!!) tanto da non consigliarne l’uso se non dotati di molta, molta pazienza.
In definitiva, la Italeri ha prodotto un Falco piacevole da costruire, di buon livello complessivo (ottimo il rapporto qualità/prezzo come sempre caratteristica della casa emiliana) che ci consente di aggiungere alla nostra collezione una riproduzione fedele di un aereo famoso e giustamente apprezzato dai nostri piloti.
Se la sua formula operativa era decisamente superata (un 50% di responsabilità tra comparto industriale pigro verso l’adozione di soluzioni meno convenzionali e la mancanza di visione nello sviluppo delle dottrine di impiego e quindi di specifiche tecniche adeguate da parte degli Stati Maggiori – nihil sub solem novum!!!!!) occorre sottolineare, comunque, che il CR 42 si è dimostrato un aereo dal discreto successo che, nelle mani dei nostri piloti, ha contribuito a mettere in evidenza quelle capacità e quelle caratteristiche che hanno sempre contraddistinto il personale delle nostre Forze Armate in ogni situazione.
Mithra
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