Mar 16, 2019
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Forze Armate in scala: l’APC M113

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By Mithra

Con il modello di questa puntata ritorniamo a parlare di mezzi terrestri. Questa volta parliamo di una vera e propria icona intramontabile: l’M113, ovvero l’Armoured Personnell Carrier (APC) più noto e diffuso del secondo dopoguerra.

Il progetto risale alla fine degli anni ’50, quando, con la crescente meccanizzazione in atto negli eserciti, si presenta l’esigenza di modernizzare i veicoli da trasporto truppa allora in servizio, evolvendo il concetto di un veicolo protetto in grado di trasportare e appoggiare la fanteria, il cui sviluppo era iniziato con la formula dell’half track durante il secondo conflitto mondiale.

Le specifiche tecniche emanate dallo US Army per un veicolo protetto, con prestazioni anfibie senza preparazione, in grado di trasportare una squadra fucilieri, fornendo anche un adeguato supporto di fuoco, diedero come risposta il progetto dell’M113: mezzo completamente cingolato, con scafo realizzato in alluminio balistico, potenziato da un motore a benzina da 6 cilindri a V, con un equipaggio di due/tre uomini e la possibilità di trasportare una squadra di 10 fucilieri equipaggiati.

Dotato di eccezionale mobilità, discrete doti anfibie, di un mix ottimale tra protezione, potenza e capacità di trasporto, l’M113 si è dimostrato un veicolo ottimo, versatile, estremamente affidabile, facile da gestire e da manutenzionare, la cui formula generale ha costituito, peraltro, la base di partenza di quasi ogni APC/AIFV sviluppato successivamente nel campo occidentale.

Adottato dalle nostre Forze Armate inizialmente nella versione a benzina, e successivamente nella versione diesel (M113 A1 costruito su licenza dalla OTO Melara), e definito Veicolo Trasporto Truppe (VTT) nella nomenclatura italiana, il mezzo ha avuto una diffusione estesissima, essendo stato utilizzato praticamente da tutte le Armi e le specialità dell’Esercito in tutte le sue versioni.

La versione di base è stata usata come VTT, carro comando, carro ambulanza, carro osservatorio (una versione di produzione artigianale sviluppate in un paio di esemplari e usata principalmente dalle Divisioni corazzate durante lo svolgimento di esercitazioni sul terreno).

A fianco di questa sono poi state introdotte in servizio numerose varianti sviluppate sulla base del mezzo come l’M106 con mortaio da 107 e da 120 mm, l’M113 Tow con il sistema c/c TOW, l’M577 con scafo rialzato per uso come posto comando, l’M548 trasporto munizioni per artiglieria semovente, e il SIDAM con sistema c/a quadruplo da 25 mm.

L’OTO Melara negli anni ’70, per ovviare al principale punto debole del progetto originario costituito dalla protezione limitata e dalla conseguente impossibilità di fare agire la squadra trasportata dal suo interno senza costringerla all’appiedamento per combattere, sviluppò sullo scafo dell’M113 una evoluzione del mezzo dando vita a un Veicolo da Combattimento Corazzato (VCC) con le sue varianti VCC-1 e VCC-2, che ha prolungato la vita operativa del mezzo sino alla entrata in servizio della nuova linea di AIFV ruotati.

Parliamo ora del modello presentato.

Premesso che esistono in commercio innumerevoli riproduzioni dell’M113 nelle sue infinite varianti, la mia scelta è ricaduta sul modello della Tamiya (M113 U.S. Personnel Carrier – codice di riferimento MM140 anche riportato come 35040|40) in scala 1/35. Il prezzo oscilla intorno ai 25/30 euro.

Anche se il modello è decisamente datato (1974), l’ho preferito perché si tratta di un prodotto estremamente ben fatto (che regge bene il confronto anche con la concorrenza iper-tecnologica del giorno d’oggi), che oltre a catturate perfettamente la fisonomia del mezzo, ha il suo punto di forza nella semplicità costruttiva e nella flessibilità a essere trasformato in qualsiasi versione si voglia, sia usufruendo delle enorme disponibilità di prodotti in commercio (conversioni, accessori, fotoincisioni e prodotti in resina o altro), sia dando fondo alla propria verve creativa di “modellisti veri” (quelli che creano in proprio qualche cosa di personale e non quelli che si limitano ad assemblare prodotti perfetti ma privi di anima!!!!!).

Aprendo la scatola abbiamo tre sprue in plastica di buona qualità, di cui due stampate in verde oliva (treno di rotolamento, scafo, portelloni di accesso ecc.), una in grigio chiaro (interni e motore), lo scafo del mezzo in due parti, i cingoli in vinile, un set di decal per due versioni (una USA e una Repubblica Federale Tedesca), più un libretto con istruzioni e indicazioni in stile Tamiya.

Completano il tutto due ulteriori sprue in plastica verde con cinque figurini (U.S. Army epoca Vietnam) e relativo abbondante armamento ed equipaggiamento (che possono essere accantonati senza rimpianti perché il loro livello di qualità risente del tempo passato).

Il modello si assembla perfettamente senza dare nessun problema (l’ingegneria costruttiva della Tamiya è, per quanto mi riguarda, imbattibile), il livello di dettaglio è molto elevato: il kit offre una buona riproduzione dell’interno della camera di combattimento, del posto di pilotaggio e del motore che possono essere apprezzati lasciando aperti i portelloni del mezzo (ovviamente esistendo ampi margini per un super dettaglio si può avere un modello molto interessante).

Il treno di rotolamento è preciso e con un livello di dettaglio accurato nella sua semplicità; i cingoli, ancorché in vinile, sono di buona fattura e precisi nel disegno.

Tanto per rimanere aderente al concetto di riprodurre materiali in servizio nelle nostre Forze Armate, la versione che ho presentato è quella di un M113 usato come posto comando per batterie semoventi.

Il passaggio da un M113 a un M113 A1 non è così complicato. Innanzitutto, il motore va leggermente modificato essendo quello del kit un motore a benzina, mentre quello della versione A1 è diesel (foto e riferimenti alla mano, plasticare, tubicini e filo di piombo di vario diametro e il gioco è fatto!).

Poi ci sono da modificare il serbatoio interno del combustibile, che ha una forma leggermente differente e il parafango posteriore che presenta una scanalatura da riempire; per il resto non ci sono altri lavori da effettuare.

Per trasformarlo in posto comando ho attuato una serie di piccole modifiche e di aggiunte e varianti.

Per prima cosa ho invertito la posizione della barra che sostiene il seggiolino del capo carro spostandola a contatto con la parete del vano motore; poi ho costruito i supporti laterali per le radio (RV 4 e RV3 con relativi cablaggi e cavi di antenna).

Tavolinetto, cofano scrittoio e cassa pubblicazioni per l’Ufficiale al Tiro sono stati ricostruiti in base alla documentazione fotografica di riferimento, così pure i telefoni E8, la tavoletta per il tiro e il tubo custodia per il goniometro.

Sul tetto del carro ho inserito il rullo porta cavetto telefonico e ho aggiunto il goniometro M12 costruendolo con vari elementi di plasticard, montato sul treppiede realizzato in tubi di ottone di varia misura. Carte topografiche, accessori vari ed equipaggiamento hanno decorato l’interno e l’esterno del mezzo dando un senso di confusione organizzata.

Le decal con le scritte interne in italiano, gli stanag della Divisione Ariete, le targhe e la bandiera italiana sono stati realizzati in proprio con stampante a getto e carta da decal.

Per aggiungere un tocco di vita ho aggiunto un figurino (cannibalizzato da elementi Tamiya e completato con stucco Green Stuff) una napoletana per il caffè e un fornellino auto costruiti con palsticard e filo di piombo. Una basetta con una vegetazione quasi autunnale et voilà, il modello è servito.

In sintesi, il kit della Tamiya ha i suoi anni ma risulta ancora valido sia dal punto di vista tecnico sia per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. Come detto precedentemente, il montaggio è privo di problemi, il dettaglio di base è di livello ottimo, le misure e le forme sono corrette e coerenti con i documenti di riferimento. In più il modello può essere convertito nella versione che meglio incontra i nostri desideri di veder riprodotto uno dei mezzi più diffusi e più importanti che hanno servito nel nostro esercito.

Per concludere si può dire che l’M113 rappresenta una splendida opportunità per sbizzarrirsi con la fantasia e con la creatività, riproducendo la nostra versione con insegne E.I. di un mezzo davvero speciale.

Mithra

Foto: Mithra

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