Feb 17, 2011
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Coccoina o acquaragia? Napolitano e la cultura del pensiero unico in Italia

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By Cybergeppetto

“Oggi in tempi comunque difficili non dobbiamo perdere di vista, nel tanto frastuono e tra i tanti motivi di ansietà che viviamo, un dato essenziale e confortante di cui continuare ad aver cura come mostrò di averne il Presidente Einaudi. Quale sia il dato essenziale di cui parlo è presto detto: quel che ci accomuna e ci distingue come Nazione è più di ogni altro elemento la cultura, il patrimonio storico di cui siamo eredi, la cultura che vive in tutte le sue espressioni come ricerca e come creazione” (Presidente Giorgio Napolitano, 15 febbraio 2011)

Quando dal colle più alto di Roma si leva la voce dell’uomo che nell’immaginario collettivo veglia sui destini della nostra Patria, le anime probe della repubblica, confortate nello spirito da cotanto magistero, non possono far altro che richiamare alla mente gli elementi culturali che ci uniscono.

Visto che stiamo celebrando il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, come non richiamare alla mente l’epopea che ci rese tutti italiani? Qualcuno mugugnerà che a Pontelandolfo e a Casalduni non erano d’accordo, ma furono fucilati tutti e le case rase al suolo, forse erano briganti (forse no), chi se lo ricorda più…

Come non ricordare l’epopea, denominata Resistenza, che portò alla nascita della Repubblica? Il Capo dello Stato ebbe a dire “piaccia o meno il contributo dei partigiani è stato fondamentale per restituire dignità, indipendenza e libertà al Paese”.

Qualcuno mugugnerà che dal ’43 al ’48 un sacco di gente fu uccisa senza un perchè dopo essersi arresa o, peggio, per vendetta personale. Qualche altro si permetterà di dire che l’Italia l’hanno liberata gli alleati, gente senza cultura…

Come non ricordare lo sdegno della politica italiana all’epoca dell’aggressione all’Ungheria nel ’56 ed alla Cecoslovacchia nel ’78? Qualcuno obietterà che i comunisti dell’epoca stavano dalla parte sbagliata, incluso l’attuale inquilino del Colle, ma ormai il problema è superato: i comunisti non esistono più, o no?

Certo non è semplice spiegare ai giovani il fatto che la parola “dialettica” sia stata la più usata come scusa per asprissimi scontri sociali dietro i quali non c’era gran cultura, ma solo gli interessi di chi doveva rovesciare il capitalismo.

Ma ormai, a furia di nomine e poltrone la cultura è diventata sicuramente “omogenea”, i guerriglieri di ieri sono diventati dei rispettabili signori ecumenico – progressisti  in grado di spiegarci con aria dolce e carezzevole che la Storia d’Italia è costellata di anime nobili che hanno redento i cattivi come San Francesco fece con fratello lupo.

Qualcuno dirà che, forse, la cultura divide e non unisce. Qualcun altro dirà che, forse, sono le difficoltà comuni e le sofferenze patite a unire le persone. Qualcuno dirà che, forse, il rispetto nasce da un profondo senso morale che non appartiene al materialismo dei nostri tempi. Qualcuno potrebbe addirittura approfittarne per dire che cultura e morale non sono nemmeno lontanamente parenti. Si tratta evidentemente di biechi reazionari, zotici e non educati alla cultura dei vincitori, qualcuno che è sfuggito alle giuste punizioni. La cultura del pensiero unico ha sempre tenuto insieme gli italiani, piaccia o meno…

Cybergeppetto

p.s. “Figliolo la coccoina non attacca, con cosa l’hai diluita? “Babbo, ho sbagliato, invece della bottiglia d’acqua pura, ci ho messo quella con l’acquaragia della cultura, scusa…”

Foto: la coccoina è di fabulanews.net; l’acquaragia è di foxvernici.com

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Inchiostro antipatico