Feb 14, 2011
497 Views
0 0

Domine Marx, non sum dignus

Written by

By Cybergeppetto

Il coscienzioso militante si dirige con passo incerto verso la sezione del partito. Deve incontrare il suo dirigente locale, quello che una volta si chiamava “apparatchik”, l’uomo dell’apparato, o “zampolit”, il commissario politico, ma adesso che il muro è caduto non si può dire più.

La coscienza gli rimorde: ha peccato e non vuole morire berlusconiano, non vuole essere cacciato dall’Eden dell’intellighenzia post-comunista, ma le sue malefatte sono state motivo di scandalo.

“Quante volte, Compagno?” Gli chiede con voce ieratica e sguardo accusatorio lo zampolit, si vede che ha studiato alle Frattocchie ed è depositario del verbo della casta. Sul muro dietro di lui un rettangolo chiaro ricorda al suo malcapitato interlocutore che lì c’era una foto di Togliatti immortalato alle riunioni del Comintern; l’hanno tolta per non dar fastidio ai “teodem”.

“Tre volte – ammette il penitente – ho sostenuto in un’assemblea della sezione che il partito deve elaborare una nuova piattaforma politica da sottoporre al popolo, ho anche detto che, dopo diciassette anni di tentativi, non possiamo rovesciare quel porco del Berlusca con le mutande di Ruby o le zizze delle escort. Ma la cosa peggiore è che ho detto che bisogna rendersi conto che le elezioni si vincono o si perdono ogni cinque anni in una democrazia normale”. Abbassa il capo, il tapino, si rende ormai conto che la sua eresia lo potrebbe portare fuori dal ventre di vacca in cui ha vissuto sinora.

La tessera di partito, quella del sindacato e quella della cooperativa gli hanno garantito un’esistenza dignitosa, niente di speciale, ma sapeva di avere un lavoro sicuro, un alloggio popolare, qualche gita a San Giovanni ogni anno e il voto come unico impegno. Le salamelle alla festa di partito potrebbero diventare un ricordo.

“Tu non ti rendi conto del momento storico in cui viviamo – lo rampogna il commissario politico – le mutande di Ruby e le veline a certi giornali sono la nostra ultima speranza, non possiamo cedere ora, o sarà il nulla”.

Se gli consentiamo di fare le riforme a questi nemici del proletariato, perderemo tutto. Se non si fa un governo tecnico pieno di nostri emissari potremmo anche doverci trovare un lavoro, invece che sparare fregnacce in sezione, lo capisci?

Tu adesso vai a casa, prendi tua moglie e tua figlia e le porti in piazza a dire che il governo è immorale! E non me ne frega niente che la morale per noi non esiste. Ora ci serve e quindi esiste!

Ringrazia Iddio, nel quale noi non crediamo, che abbiamo ancora qualche giurista democratico che ci dà una mano, sennò tu eri già a spalare merda nella stalla della fattoria di famiglia al paesello d’origine. Noi ti abbiamo accolto, ti abbiamo sostenuto, ti abbiamo ingrassato, adesso non puoi mollarci.

Quando vorrai trovare un lavoro per i tuoi familiari, a chi lo chiederai? Chi ti farà la dichiarazione dei redditi che ora paga lo Stato? Se non ti va bene quel che facciamo, manda tua figlia a lavorare in un call center, il nostro sindacato ha altre persone di cui occuparsi ”.

Contrito e mogio, il reprobo esce per andare a fare quel che gli hanno detto, si è reso conto che la libertà costa troppo per chi si è abituato a pensare ai propri privilegi, per quanto piccoli siano.

Cybergeppetto

p.s. Il penitente entra in chiesa e si ferma davanti alla cappella intitolata a San Giuseppe artigiano e lo invoca accoratamente:”San Giuseppe! Tengo famiglia e non posso buttare tutto all’aria adesso! Dammi la forza di continuare a rimanere sulla scialuppa della nave della casta, è meglio della sala macchine dove stanno i precari”.

Foto: i funerali di Togliatti da pasolini.net

Article Categories:
Inchiostro antipatico