Gen 31, 2011
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Mediterraneo. Dal Mare Nostrum al Mare Nullius

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By Cybergeppetto

C’era una volta il Mare Nostrum, il mare più importante del mondo, quello che le navi rostrate dei romani dominavano percorrendolo in lungo e in largo.

Quello stesso mare che fu poi il palcoscenico dei successi e dello splendore delle repubbliche marinare: ancora oggi degli autentici gioielli veneziani sono incastonati nella costa dalmata, si chiamano Fiume, Zara, Spalato, Ragusa.

Poi venne qualcuno che per vent’anni disse che l’Italia era una portaerei naturale che dominava il Mediterraneo; sarà per questo che non le costruì, le portaerei, e si fece fregare dalla flotta di un’altra maestà.

Dopo l’uomo nero la nostra situazione nel Mediterraneo peggiorò ancora; non potevamo occuparci del mare che non era più “nostrum” e soprattutto dei paesi che, più che nordafricani, sarebbe stato meglio chiamare sud-mediterranei.

Non potevamo occuparci di rafforzare la nostra posizione nel Mediterraneo, dovevamo andare a fare i pezzenti a Bruxelles, col cappello a due mani per raccattare spiccioli, quelli che servivano per la scala mobile o per assumere gente nella pubblica amministrazione e negli enti locali.

Non potevamo avere una politica attiva e dedita allo sviluppo in quello che era diventato il “Mare Nullius”, o che comunque non era nostro: potevamo solo comprare l’energia che ci serviva, visto che ci eravamo tagliati gli zebedei da soli rinunciando al nucleare. Sembrava essere più tenace il legame elettrico con l’Europa che il gasdotto con la sponda sud del Mediterraneo.

Ci pensò un albero svizzero a risolvere la situazione, scelse di crollare sulla linea elettrica e finimmo tutti al buio.

Ma noi, che eravamo sull’orlo dell’abisso, decidemmo di fare un passo in avanti, incominciammo una sanguinosa guerra di religione per mandare a casa i ladri e cambiammo leader; ma i vecchiardi si riciclarono, mandarono in galera qualcuno, qualcun altro scappò, molti furono assolti.

Dopo sedici anni siamo ancora a parlare delle stesse cose, ma non sappiamo cosa avviene intorno a noi. Quelli che all’estero ti dicono come sarà il futuro non ci azzeccano mai, i nostri non ci provano nemmeno.

Ben Ali era amico di tutti in Italia, nessuno se lo ricorda; Mubarak in trent’anni ha fatto affari con tutti, ma la nostra classe dirigente svolazza solo mutande; Bouteflika è per l’uomo della strada un illustre sconosciuto.

Per carità, se avessero parlato di queste cose i nostri comici deputati e senatori lo avrebbero fatto con la stessa competenza con cui parlano di Afghanistan o Iraq, sarebbe stato duro seguirli senza dormire, ma almeno ci saremmo risparmiati la nostra quotidiana razione di gossip.

Basterebbe solo che si ricordassero di due cose: la prima è che il popolo non li autorizza a cambiare idea prima di cinque anni; la seconda è che gli elettori non vogliono sapere che cosa gli uni pensino degli altri, ma solo cosa pensano di fare quando comandano o quando comanderanno.

Mentre si parla di perizomi e aste per la lap-dance, nel “Mare Nullius”, che potremmo anche chiamare “mare aliorum”, si innova, si produce, si commercia, si affrontano le asperità della vita, che è un po’ meno bella di come sta scritta nella Costituzione, soprattutto se ti ricordi solo i diritti e ti sfuggono i doveri.

Cybergeppetto

p.s. L’ex Presidente Ben Ali è stato in visita in Italia, ha cercato d’incontrare i suoi vecchi amici perché l’aiutino a ritornare al potere. Dopo pochi giorni ha dovuto abbandonare l’impresa: gli hanno detto chiaramente che loro sono impegnati a far cadere il governo e non possono occuparsi d’altro. Naturalmente se ci fosse qualche intercettazione gustosa … se ne potrebbe riparlare.

Foto: il mosaico della nave romana è di larivistadelmare.it

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Inchiostro antipatico