Mag 4, 2016
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Marina e migranti: COMSUBIN, GOS e Vigili del Fuoco impegnati nel recupero del peschereccio inabissatosi un anno fa nello Stretto di Sicilia

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Anteo con SRV 300Sono tornate in mare oggi, 4 maggio, con il miglioramento delle condizioni meteo-marine, le unità navali della Marina Militare impegnate nel recupero di un peschereccio che trasportava migranti affondato nelle acque del Mediterraneo un anno fa.

Le operazioni per il recupero del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015 nello Stretto di Sicilia, sul quale si stima fossero circa 700 persone, sono iniziate a cura del Ministero della Difesa lo scorso 27 aprile, su indicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il relitto è posizionato intorno alle 85 miglia dalle coste libiche e a una profondità di circa 370 metri.

Il coordinamento dell’intera operazione di recupero in mare è stato affidato alla Marina Militare che, oltre a garantire un’adeguata cornice di sicurezza, fornirà supporto logistico alla ditta trentina Impresub Diving and Marine Contractor.

Ievoli 2Sarà infatti la nave Ievoli Ivory, della Impresub Diving and Marine Contractor, che solleverà il barcone dal fondale tramite un sistema di recupero robotizzato, controllato dalla superfice e progettato ad hoc, realizzato sulla base delle dimensioni del peschereccio.

Il comando delle operazioni in mare è affidato al contrammiraglio Paolo Pezzutti, comandante del Comando Subacquei ed Incursori Teseo Tesei COMSUBIN, imbarcato sulla nave salvataggio Anteo, con a bordo un team di palombari del Gruppo Operativo Subacquei (GOS).

Il dispositivo navale comprende anche l’unità anfibia San Giorgio, il cacciamine Alghero e la nave moto trasporto costiero Tremiti che, attraverso l’uso del Remotely Operated Vehicle (ROV) del GOS, effettuerà una verifica del fondale al termine delle operazioni di recupero.

Anteo 1L’arrivo del relitto è stimato per la prossima settimana, non prima del 9 maggio, a seconda delle condizioni meteo marine ed eventuali esigenze tecnico-operative.

L’interno del peschereccio una volta portato a galla, sarà tenuto ad una temperatura intorno a 5°/10° tramite l’uso di azoto liquido.

Poi sarà collocato su una chiatta dalle dimensioni di 30 metri per 90 e successivamente trasferito al pontile Nato di Melilli, in provincia di Siracusa.

Nel porto della città del siracusano è stata allestita una tensostruttura, realizzata dai Vigili del Fuoco, refrigerata, lunga 30 metri, larga 20 e alta 10, dove sarà collocato il relitto per l’estrazione delle salme.

Saranno proprio i Vigili del Fuoco a entrare nel barcone per effettuare il recupero dei corpi, adottando le procedure stabilite per gli interventi di tipo nucleare – biologico – chimico – radiologico (NBCR).

Da settimane le squadre si sono addestrate su imbarcazioni gemelle, sperimentando modalità di accesso, procedure e individuando i metodi più sicuri e di più facile penetrazione. Per velocizzare le operazioni, una squadra dei Vigili del Fuoco è stata imbarcata su nave San Giorgio della Marina Militare, con il compito di effettuare i primi rilievi sul relitto e anticipare informazioni utili alle squadre pronte a terra.

Si opererà in assoluta sicurezza, con rischio biologico escluso dal Ministero della Salute, sia per gli abitanti nel territorio circostante che per il personale dei Vigili del Fuoco. Verrà condotta, in ogni caso, una verifica costante delle condizioni sul posto. Il relitto sarà bonificato e poi subito smaltito.

I corpi saranno esaminati da esperti del Laboratorio di antropologia e odontologia forense (Labanof), attiva nel dipartimento di Morfologia umana e scienze biomediche di medicina legale dell’Università di Milano per l’acquisizione di informazioni utili a creare un network a livello europeo che permetta di risalire all’ identità dei corpi attraverso l’incrocio dei dati.

Palombaro 3Tutta l’operazione si svolgerà in massima sicurezza, e non ci saranno problemi sanitari per la popolazione legati alla presenza dei corpi. I corpi saranno tumulati in cimiteri della Sicilia.

L’intera attività è resa possibile grazie alla sinergia tra Ministero della Difesa, Ministero dell’Interno, Ministero della Salute, Commissario Straordinario per le persone scomparse e Procura della Repubblica di Catania e vede il coinvolgimento a terra di circa 150 persone al giorno, tra cui personale della Marina Militare, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, dell’ Ufficio di Sanità Marittima, Area e di Frontiera (USMAF), dell’Assistenza Sanitaria Provinciale (ASP), Agenzia della Dogana, oltre alle autorità ed enti locali insistenti nel territorio.

Il Ministero della Difesa comunicherà successivi aggiornamenti sulle operazioni di recupero tramite l’Ufficio stampa della Marina Militare, fa sapere la stessa Forza Armata nel suo comunicato stampa di ieri, 3 maggio.

Intanto, va ricordato che la Marina Militare ha già effettuato lo scorso anno il recupero di 169 salme che erano adagiate sul fondo del mare, a circa 370 metri, nelle vicinanze del relitto attraverso l’assetto ROV del Gruppo Operativo Subacquei di COMSUBIN, supportato nel tempo da Nave Leonardo, Nave Gaeta, Nave Alghero, Nave Gorgona e Nave Tremiti.

COME AVVIENE IL RECUPERO

L’attività di recupero, fa sapere la Marina Militare, è stata suddivisa in varie fasi.

1^ Fase:

Le operazioni della prima fase di rilocalizzazione e ispezione tecnica del relitto sono iniziate il 28 settembre 2015 e si sono concluse il 17 ottobre 2015.

L’azienda IMPRESUB di Trento, con cui la Marina ha stipulato il contratto di recupero il 16 settembre 2015, ha effettuato un’accurata ispezione sia del relitto che del fondale circostante, mediante veicoli subacquei filoguidati (ROV) dotati di telecamere ad alta risoluzione e sistemi di rilevamento sonar e fotogrammetrico, al fine di acquisirne le caratteristiche dimensionali, costruttive, e lo stato in cui si trova sul fondo.

Contestualmente con sistemi ‘multibeam’ è stata rilevata la bati-morfologia dell’area, mentre la natura del fondale tramite carotaggi a gravità.

A seguito della elaborazione elettronica dei dati e delle immagini raccolte sono state determinate le dimensioni dello scafo e ne è stato ricostruito un modello tridimensionale utilizzato successivamente per la progettazione dei sistemi e del Modulo di Recupero (MdR).

2^Fase:

La fase di progettazione e costruzione di sistemi di recupero è iniziata il 26 ottobre 2015 e si è conclusa il 24 dicembre 2015.

In base ai dati dimensionali raccolti ed elaborati durante la fase 1, gli ingegneri della IMPRESUB hanno progettato un MdR costituito da una struttura metallica tubolare rettangolare, dotata di quattro marre azionate idraulicamente (preposte a bloccare il relitto) da calare sul fondo da una unità navale opportunamente attrezzata.

Il progetto prevede che l’MdR venga sospeso a una imponente struttura di sollevamento, installata a poppa della nave di supporto.

L’MdR in definitiva costituisce un ROV vero e proprio, in quanto è dotato ai suoi vertici di quattro eliche di manovra, di sei telecamere subacquee, di girobussola e sistemi di controllo della sua posizione, assetto e distanza dal fondo; esso sarà calato sul relitto tramite otto appositi martinetti idraulici posizionati sui bracci di sospendita della struttura di cui sopra, realizzata dalla Fagioli di Reggio Emilia e quindi centrato sullo stesso grazie all’ausilio delle eliche di manovra dell’MdR e del sistema di posizionamento dinamico della nave.

La IMPRESUB, titolare del contratto e del progetto, ha coinvolto in questa importante operazione esclusivamente ditte e fornitori italiani.

3^ Fase:

La terza fase è iniziata il 21 marzo 2016 con l’approntamento della nave di supporto ‘Ievoli Ivory’ scelta dalla IMPRESUB per le sue caratteristiche idonee allo scopo.

Sulla poppa della nave sono state montate quattro torri destinate a sostenere due traverse di sospendita destinate a sostenere il Modulo di Recupero e quindi il relitto.

Terminati i collaudi di stabilità della nave e di sovraccarico con la supervisione del Registro italiano navale (R.I.N.A.), il 19 aprile 2016 la ‘Ievoli Ivory’ ha iniziato il trasferimento verso il punto del recupero.

Le operazioni subacquee sul relitto hanno avuto inizio il 27 aprile scorso, con una serie di attività preparatorie. Prima di poter iniziare l’operazione di recupero vero e proprio con il MdR, si è reso necessario effettuare degli interventi con il ROV, dotato questa volta di manipolatori idraulici e particolari attrezzi da taglio, per la rimozione di cime e cavi, nonché di alcune sovrastrutture metalliche che sarebbero state di ostacolo alle manovre dell’MdR. Durante questo periodo, attualmente ancora in corso, sono state anche recuperate alcune salme che si trovavano ancora adagiate sulla coperta del barcone.

Le operazioni di recupero con il Modulo possono essere effettuate solo con mare non superiore a forza 3. Tenuto conto che l’MdR per raggiungere il fondo impiegherà circa 20 ore, si stima che dal momento in cui inizierà la sua immersione saranno necessarie circa 50 ore affinché il relitto possa tornare in superficie, e quindi occorreranno almeno tre giorni consecutivi di condizioni favorevoli per poter portare a termine l’operazione.

Una volta recuperati, il relitto e l’MdR verranno depositati su di un pontone per il successivo trasporto verso il porto di Augusta.

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Fonte e foto: Marina Militare

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