Ago 22, 2010
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Donne/3. L’altra metà del camouflage

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By Cybergeppetto

Sono passati dieci anni e forse più: le donne nelle forze armate non dovrebbero fare notizia, eppure, ogni tanto, una notizia qua, una notizia là, i media c’informano che un nuovo traguardo è stato raggiunto dall’altra metà del cielo.

Le donne sono entrate alle scuole di formazione militare, poi ai reparti, poi hanno preso il brevetto di pilota, di capo carro, poi sono andate in operazioni, poi sono tornate, poi hanno fatto un bimbo, poi hanno pilotato un elicottero o un aereo, poi al bimbo è spuntato il primo dentino… uno stillicidio di: “La prima donna a fare questo…”; ”La prima donna a fare quello… “.

Per tutti questi anni l’unica cosa d’interesse per i media è stata far vedere quali tabù maschili erano stati infranti e quanto avanzava la marea rosa respingendo quella celeste.

Finalmente, qualche giorno fa, ho letto una notizia interessante: due militari di sesso femminile utilizzano una sorta di velo islamico per i contatti con la popolazione locale in Afghanistan. L’iniziativa ha migliorato i contatti con gli afghani che, come noto, devono ancora fare molta strada verso le pari opportunità.

Magari è successo per sbaglio, ma la notizia non è stata, come al solito: ”le donne hanno fatto per la prima volta…”. Ma: ”Due donne in divisa hanno fatto una cosa utile”. Bisogna ammetterlo, non c’eravamo abituati.

A parte gli stereotipi secondo cui i militari portano la pace e, forse, tengono mazzi di margherite nei loro cannoni, non vedo un gran dibattito sul come i militari, a prescindere dal loro sesso, rispondono alle necessità del paese, se fanno bene o se fanno male.

Ovunque sia stato introdotto il servizio militare femminile si è provveduto a emanare norme molto restrittive in materia di rapporti tra i sessi; in Italia il livello di molestie sessuali è stato abbastanza basso, forse perché siamo meno puritani e repressi degli anglosassoni, ma anche questa non è cosa che interessi i media.

Si fa qualche bel dibattito politico sui militari quando devono andare da qualche parte e, dopo, ci si occupa di loro solo se ci rimettono la pelle. Dimenticavo… ogni tanto c’è da votare la copertura finanziaria delle missioni all’estero.

D’accordo, in un Paese in cui non si controlla nemmeno la solidità delle case appena costruite suona strano controllare una cosa complessa come le Forze Armate e, addirittura, il livello di pari opportunità in divisa.

Avete mai visto un servizio televisivo o un articolo di giornale in cui si vede una donna soldato che sia racchia? Evidentemente le Forze Armate reclutano solo donne con alti standard estetici…

Nei talk show si continua a discutere su quanto siano brave, intelligenti, scrupolose, intuitive e utili le donne. Mi chiedo spesso che cosa ci stiano ancora a fare in giro gli uomini.

Nell’epoca in cui i film tipo ”La soldatessa alla visita militare” sono diventati “cult movies”, bisognerà farsene una ragione: in ogni ambiente professionale una donna non è una persona che deve fare il suo lavoro, ma continua a essere l’oscuro – neanche tanto – oggetto del desiderio.

L’uomo continua ad essere quello “che ha il diritto di chiedere”. Mentre la donna continua a essere quella che “ha il dovere di rifiutare”.

Se qualche reprobo oscurantista si ostinasse a pensare che gli individui, al di là del loro sesso, vadano valutati per quel che fanno, bisognerà inviarlo subito in un campo di rieducazione al gossip e, dopo, mandarlo in televisione a fare l’opinionista.

Cybergeppetto

p.s. “Papà, voglio fare il militare!”. “Figliola, non sei abbastanza carina…”. “Ma lì non conta il sesso!”.”Quando ti metteranno a contare i pedalini in un magazzino invece che sui manifesti del 4 novembre, non dire che non te l’avevo detto!”

Foto: la locandina di “La soldatessa alla visita militare” è stata scaricata da copertinedvd.net

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Inchiostro antipatico