Giu 13, 2010
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Il botox e l’arte del Comando. Estetica della leadership militare

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Il 2 giugno scorso, tra il foro di Augusto e quello di Traiano, in testa ai suoi dipendenti, è comparsa lei: alta, slanciata, statuaria, con il camice che fasciava sensualmente delle curve sulle quali si sarebbe dovuto mettere gli opportuni segnali di pericolo.

Alcuni maligni l’hanno fotografata davanti a un presidente del Consiglio asseritamente attratto; altri, poveri di spirito, l’hanno classificata trivialmente come una bonazza col botulino al labbro. Un’ecatombe di mascelle cadute stava per bloccare la parata.

Ma si può banalizzare con tanta crudezza un’immagine che potrebbe essere la nuova frontiera dell’arte del Comando?

Bisogna ammetterlo, troppo tempo è passato dai tempi di Sun Tzu e Clausewitz, l’arte militare è vecchia e si deve aggiornare. Non basta il carisma dei condottieri del passato, il Comandante moderno si deve inserire a pieno titolo nella società della comunicazione.

Non è più tempo di vecchi pregiudizi che vogliono che i Comandanti militari siano persone dall’aspetto comune, ma capaci di gesta eroiche. Sudore e alitosi non si addicono alle conferenze stampa, studio e fatica non fanno audience, ci vogliono comandanti telegenici e fascinosi.

Siamo grati alla Croce Rossa Italiana per aver saputo proporre un modello di comandante comunicativo che buca il video e che sarà in grado muoversi adeguatamente nella realtà mediatica.

Napoleone sarebbe troppo basso per fare il generale oggi, Rommel dovrebbe rifarsi il look con un taglio più sbarazzino, Mac Arthur sarebbe troppo “old fashioned”.

E’ finito il tempo in cui il comandante incedeva regalmente a cavallo raggiungendo la quota dalla quale concepire la sua manovra.

Che sfili ai fori imperiali o che sia intervistato al David Letterman Show, il comandante moderno deve attrarre il popolo.

Così come l’Ufficiale di Croce Rossa, femminilmente telegenico, ha polarizzato l’attenzione del pubblico maschile, anche i comandanti maschi devono suscitare l’interesse e, al limite, la libido delle donne presenti al loro passaggio. Solo chi le indurrà a sventolare le mutande potrà essere promosso al grado superiore.

Oggi anche il soldato deve avere il microfono in mezzo ai denti, mentre il comandante deve essere lindo e pinto davanti alle telecamere, niente borse sotto gli occhi, niente doppio mento e, perché no, un po’ di lifting.

Non si può più prescindere da un sorriso curato davanti ai cavalieri del premio Pulitzer ed, eventualmente, da lenti a contatto per occhi chiari che buchino il video.

A che cosa serve la pianificazione operativa e la logistica se non le vede nessuno? Non è meglio un comandante fascinoso piuttosto che le immagini di un aereo che distrugge il gruppo di insorgenti, magari sbagliando obiettivo?

Certo i comandanti non saranno tutti uguali, le singole personalità dovranno essere messe in luce, potremo avere sia il comandante macho che il comandante micio, ma in uno stesso quadro di professionalità comunicativa.

Ci vorrà del tempo per avere dei comandanti adeguati dal punto di vista estetico, bisogna riformare il reclutamento e l’addestramento. Le accademie militari devono avere la spa ed il centro benessere. Dopo una certa età ci vorrà il bisturi.

Cosa fare nel frattempo? Ci vogliono soluzioni rapide e immediate. Ad esempio, si potrebbero prendere dei tronisti, metterli in divisa, piazzargli un auricolare in un orecchio e fare come Boncompagni con Ambra: il risultato potrebbe essere anche meglio di “non è la Rai”.

Cybergeppetto

p.s. Assume il Comando della neo costituita Scuola di Comunicazioni Mediatica il generale Rocco Siffredi, Ufficiale con un solido background nel mondo della multimedialità che si è distinto in un’incessante azione di proiezione d’immagini di grande dinamismo. La sua designazione fa sperare in un’azione duratura e potente per riempire tutti i buchi di comunicazione delle attività cinetiche in corso.

Foto: la crocerossina del 2 giugno è de Il Giornale; Napoleone è pubblicato su http://dottoreffe.altervista.org

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Inchiostro antipatico