pubblicato da Pagine di Difesa il 14 novembre 2004
“Un’immagine vale più di mille parole”. Con questa massima il tenente Roberto Lozzi, responsabile del Media combat team, presenta la sua squadra immediatamente dispiegabile e sempre pronta a intervenire. “Disponiamo di professionalità militare – spiega Lozzi – e sappiamo utilizzare gli strumenti tecnologici in dotazione. In questo modo siamo in grado di fornire documentazione che testimonia una missione in tutti i suoi aspetti”.
Il punto di forza del concetto di questo team sta tutto nella preparazione militare che un fotografo o cameraman civile difficilmente riesce ad avere. Il progetto è nato circa un anno fa, quando l’Esercito ha avvertito l’esigenza di documentare l’attività dei militari in Patria e nel corso delle missioni all’estero.
Questa in Kosovo è la prima uscita in teatro del Media combat team, inviato alla vigilia delle elezioni per raccogliere testimonianze dirette sulla vita quotidiana di militari e civili. “Ci siamo misurati subito con questa realtà” racconta Lozzi, ricordando un momento di tensione verificatosi proprio nei primi giorni.
“Avevamo appena montato la nostra attrezzatura – spiega l’ufficiale – quando una sventagliata di mitra ha attirato la nostra attenzione. Abbiamo pertanto smontato le attrezzature e insieme con il dispositivo dispiegato sul terreno ci siamo portati nella direzione di provenienza della raffica, per verificare cosa stesse accadendo.
Il team lavora comunque in sicurezza: è previsto tra l’altro che un assistente accompagni l’operatore della telecamera, impossibilitato a guardare dove mette i piedi. “Non è un lavoro improvvisato – conclude Lozzi – dato che prima di essere considerati abilitati a operare nel Media combat team bisogna superare un corso specifico di dodici settimane, oltre ad avere la preparazione militare di base”.