La prima volta che vidi il film 300 di Zach Snyder rimasi profondamente colpita dalla figura di una donna che, quasi alle prime scene del film, saluta il marito che va alla battaglia con queste parole:
“Torna con il tuo scudo oppure sopra di esso”, mentre il commentatore interno del film riferisce quasi in contemporanea: “Addio amore mio non lo dice. Non c’è spazio per la tenerezza, non c’è spazio per la debolezza … solo i duri e i forti possono definirsi spartani”.
Ecco, ammetto che allora fu un po’ un pugno nello stomaco, piuttosto affascinante, ma un pugno.
Una donna con questa forza d’animo risultava esemplare ai miei occhi che in effetti, mi immaginavo, avrebbero lacrimato parecchio in una identica situazione. Così allora pensavo. A rendere ancora più eroica la scena, il figlio del protagonista che gli porge lo scudo.
Ora che ho rivisto il film, che sono un po’ cresciuta e che abbiamo insieme cominciato questo percorso, ho un po’ rivisto le mie considerazioni del caso, o meglio forse le ho semplicemente ampliate.
Credo che, infatti, questa grande forza d’animo e questa grande dignità siano praticamente d’obbligo nel compagno o nella compagna di un militare. Una donnetta frignettante a ogni partenza o in iper-apprensione a ogni ritorno non riesco proprio a immaginarla nel gestire la situazione. Ciò sarebbe di grande svantaggio per tutta la famiglia.
Tuttavia, credo si debba anche essere realisti sul fatto che noi donne siamo talmente emotive e che questo universo interiore dentro di noi sia talmente variegato e dirompente che non è così automatico sapere mantenere in ogni circostanza aplomb e serenità. L’equanimità è la virtù dei forti, e forti in campo emotivo di sicuro non si nasce. C’è una profonda vulnerabilità in ognuno di noi, e ci sono circostanze che ci costringono a lasciare che emerga, che venga alla luce, perché in fondo dobbiamo ammettere e accettare per primi di non essere perfetti, di non corrispondere sempre a ciò che vorremmo essere, ma non per questo crederci inadeguati e incapaci, o stupidi.
La forza d’animo non è assimilabile alla durezza, né tantomeno alla freddezza, o peggio ancora a quell’aridità emotiva che di fronte al dolore nostro e degli altri ci lascia impassibili e totalmente distaccati. Se fosse così, vorrebbe dire che il cuore lo abbiamo parcheggiato altrove pensando di poter fare senza.
Invece, al contrario, la vita ci chiama ogni giorno, in ogni circostanza a saperci mettere in discussione, mescolando la nostra emotività con la nostra capacità di educare le nostre emozioni per volgerle al bene nostro, di chi ci sta vicino e dei progetti che dobbiamo, vogliamo realizzare.
La forza d’animo è quel potere interiore più forte delle tempeste che ti sa portare oltre mentre c’è silenzio, attesa, fatica, sofferenza o disagio.
E’ una forza interiore prima che esteriore. Non è la forza di fare tutto bene e al meglio nell’efficienza quotidiana. E’ la forza che, pur mancando talvolta una ragione per sorridere, come alla donna del film ( che potrebbe non rivedere il marito), lo accompagna con altrettanto eroismo rispetto a quello con cui lui stesso parte.
Una forza interiore di tale portata non è improvvisazione, è il risultato di un impegno quotidiano di crescita interiore che unisce consapevolezza di sé, volontà, maturità, una profonda umanità e una ricchezza interiore decisamente non trascurabile.
“ Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli trova sempre il coraggio di riprovarci”. ( Jim Morrison)
Michela Diani
Foto: Alt Film Guide