Lug 30, 2013
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Comunque gli vada a B, per noi non cambia nulla

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By Cybergeppetto

Da giorni cresce l’attesa, il pathos, attorno all’esito che la sentenza della Cassazione avrà sul destino del leader del centrodestra. Si favoleggia di governi che cadono, di B in galera, di dimissioni in massa di parlamentari, ci sono appelli in ogni direzione e per qualsiasi motivo.

Farei rispettosamente notare a tutti coloro che sono animosamente impegnati a spendere grande impegno in attività degne di miglior causa che stiamo da tempo in una situazione economica gravissima in cui il problema principale è che la politica non vuole fare i conti con l’aritmetica e continua a spendere più di quel che gli diamo.

In particolare:

– se Berlusconi, oggi stesso, dovesse andare in galera, molti saranno contenti, ma nessuno pagherà il nostro debito pubblico;

– se Renzi, o chissà chi, diventerà leader del PD, il nostro deficit non diminuirà d’incanto;

– se si riuscisse a cambiare la legge elettorale, non per questo lo spread si abbasserà;

– se si dovesse riformare la Costituzione, non per questo potremo evitare di indire nuove aste per i titoli di stato;

– se si dovesse approvare il decreto sull’omofobia, non sarà con quello che ripianeremo le perdite della sanità pubblica;

– se dovessimo avere una nuova legge che sancisca lo “ius soli”, questo non cambierà la situazione delle tantissime aziende statali e parastatali in perdita;

– se anche i partiti si dovessero mettere d’accordo su come “rimodulare” l’IMU o non aumentare l’IVA, in ogni caso non riusciremo a ridurle se non riduciamo la spesa;

– seppure si approvasse il cosiddetto “reddito di cittadinanza”, che piace tanto ai veterocomunisti, in ogni caso non si saprebbe come pagarlo;

– semmai l’azione internazionale del governo s’intensificasse, non per questo riavremmo subito indietro i Marò illegalmente detenuti in India.

Si potrebbe continuare all’infinito, il fatto è che l’uomo della strada ha chiaro qual è il problema, sono i mezzi d’informazione e i politici che fanno finta di non capire. Anche i sassi ormai sanno che la spesa pubblica troppo elevata e il ricorso dissennato al debito pubblico stanno tenendo il paese sull’orlo della bancarotta da troppi anni, cioè da quando, mi pare nel ’92, vi fu un rischio di dissesto finanziario, di “default” come si dice oggi, dello Stato che fu scongiurato con un “prelievo” straordinario sui conti correnti dei cittadini.

I politici che vogliono continuare a discutere di diritti devono sapere che tutto ha un costo e loro sono tenuti ad amministrare le risorse che ci sono e non quelle che vorrebbero avere, i diritti non si possono scindere dai doveri e, in particolare, sarebbe ora di ribadire che lo Stato ha il dovere di fornire servizi ai cittadini, che sono l’unica ragione valida per cui i cittadini sono disposti a pagare le tasse e l’unica condizione seria per creare lavoro e ricchezza.

Cybergeppetto

p.s. “Papà! Ha detto la Boldrini che con la corsa al ribasso dei diritti non si esce dalla crisi, che vuol dire?”.  Il genitore risponde: ”Vuol dire che se voi giovani abbassate i suoi diritti, lei è fottuta …”

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Inchiostro antipatico