By Cybergeppetto
I media europei strombazzano lo “scoop” sull’attività spionistica degli Stati Uniti contro le “potenze” europee e le istituzioni comunitarie, ci viene spiegato che siamo stati spiati dall’alleato che legge la nostra corrispondenza virtuale, ascolta le nostre telefonate e arriva pure a piazzare delle “cimici” nelle nostre ambasciate.
Come tutte le pornostar dedite alla castità, gli europei che gridano allo scandalo sono poco credibili e, tra questi, gli italiani sono i più ipocriti.
E’ appena il caso di ricordare che l’utilizzo di internet e della telefonia mobile genera un’enorme mole di informazioni che, oltretutto, sono in mano a dei privati, i gestori di questi servizi. Queste informazioni sono tecnicamente raggruppabili e analizzabili, è un dato di fatto. Questi dati, però, devono essere correlati con altri da altre fonti per divenire utili, ci vogliono soldi e personale capace, non burocrati con meriti politici.
Basta attaccarsi a una centrale telefonica per sapere un mucchio di cose, basta attaccarsi a un nodo della “dorsale” internet per sapere molto altro, la cosa divertente è che quando si viene a sapere che qualche agenzia governativa vuole conoscere questi dati tutti insorgono per la violazione della privacy, stranamente si preferisce che le informazioni della nostra sfera personale siano in mano ai privati e non allo Stato, evidentemente i primi darebbero più affidamento del secondo.
Nel corso degli anni è fiorita una copiosa letteratura che ha indicato la funzione “informativa” come un fatto intrinsecamente negativo, dietrologie e accuse hanno creato il mito sempreverde dei “servizi deviati” al quale addossare tutte le colpe possibili e immaginabili. A nessuno viene in mente che se uno ha “deviato”, forse qualcuno, il potere politico, doveva controllarlo e non l’ha fatto.
Nella regolamentazione dell’attività d’intelligence si è molto discusso dell’inopportunità di fornire “garanzie funzionali” agli operatori del settore, sembrava quasi che qualche spione avesse chiesto la non mai abbastanza romanzata “licenza di uccidere”. Il fatto è che se non vai sul terreno a verificare i “big data”, con i tabulati a stento ti pulisci il didietro sporco di merda ideologica.
Gli spioni si sono attrezzati in tutto il mondo, invece che andare sul campo e raccogliere le informazioni, hanno incominciato a usare tutto quello che era tecnologico evitando accuratamente di verificare quello che gli occhi e gli orecchi elettronici rilevavano. Quello che forse non viene spiegato in questi giorni è il fatto che questi sistemi costano soprattutto per chi non vuole investire in sicurezza. Noi abbiamo un apparato di sicurezza articolato dalla legge in molte aree nelle quali, come sempre nella pubblica amministrazione, oltre agli stipendi ben poco rimane per lavorare. A quel punto la scelta è obbligata, basta andare dallo Zio Sam e chiedere informazioni.
Non si tratta di cose poi segretissime, basta andare su internet (web.ifc.bices.org/index.htm, http://www.fas.org/irp/program/process/jdiss.htm) e si trovano tracce di sistemi che, a partire dal livello più basso, fanno questa cosa. Si tratta di programmi nei quali vengono distribuite solo le briciole a coloro che vogliono fare finta di occuparsi di sicurezza, ma sono occupati a gonfiare la spesa pubblica in tutto tranne che la Difesa e l’Intelligence.
Se ci siamo ridotti così la colpa è solo nostra, ci siamo rifugiati nel sogno di sapere tutto attraverso la tecnologia e ci ritroviamo lo Zio Sam che ci conta i peli del culo, uno ad uno.
Cybergeppetto
p.s. “Papà, da grande voglio fare l’agente segreto!”. “Figliolo, al giorno d’oggi i segreti si trovano sulle reti, ti daranno la licenza di cliccare…”