By Vincenzo Ciaraffa
«A chi leggendo questa mia “personale” pensasse che su ben altri e ponderosi argomenti io debba indicare il mio “intendo”, rispondo, rassicurandolo, che questi verranno a tempo e luogo trattati, ma dico anche – e perentoriamente – che le case si costruiscono cominciando dalle fondamenta e le lingue si apprendono dall’alfabeto».
Dopo aver letto quest’ultimo punto della circolare, numero 3 che, in data 8 aprile 1963, il Comandante della Regione Militare Nord Est inviò ai Comandanti minori dipendenti, non si può fare a meno di prorompere in un’esclamazione: «Ecco un Generale che non aveva paura di fare il Generale!».
Secondo me, questo era il primo aspetto che si coglieva nelle inimitabili circolari di Alberto Mosca perché per il resto, condivisibili, oppure no, era innegabile che esse fossero permeate di rigore, di fastidiosa coerenza e d’indigesta franchezza. Posto che quello di Mosca era, però, un “rigore intelligente” – perché per le sue introspezioni psicologiche e umane, si distingueva, ad esempio, dall’ottusaggine teutonica – è sulla coerenza e sulla franchezza che vorrei proporre una domanda/riflessione: «Se i nostri attuali vertici militari fossero stati franchi e coerenti come lo era Mosca, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si troverebbero ancora prigionieri (e quasi dimenticati) in India, dove rischiano formalmente l’impiccagione?».
Purtroppo per gli ignavi, anche per rispondere a tale domanda bisogna fare i conti con un’altra fastidiosa “stranezza” introdotta da Alberto Mosca nell’azione di comando: la coscienza. E dopo trarne le conseguenze, come si suole dire in politica … quante brave persone ha rovinato la politica! Ecco, diciamo che Alberto Mosca non sarebbe mai diventato ministro, o senatore, o deputato.
Vincenzo Ciaraffa
Il carteggio del generale Alberto Mosca a cura di V.Ciaraffa in Paola Casoli il Blog
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