Si fa, non si fa. Alla fine la foto dei due marò è stata proiettata, sul Colosseo.
Ieri sera, sulla facciata dell’Anfiteatro Flavio, il volto dei due fucilieri della Marina Militare, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, protagonisti di una triste vicenda che dura da un anno, è stato proiettato con la scritta Salviamo i nostri marò.
Una scenografia che almeno ha attirato l’attenzione della BBC, che ha passato la notizia portando la solidarietà degli italiani fuori dai confini nazionali. “La maggioranza degli italiani era contraria all’invio in India dei due marò”, sottolineava il servizio tv di stamane.
Eppure l’evento aveva rischiato di saltare. Il braccio di ferro tra l’amministrazione, leggi il sindaco Gianni Alemanno, che aveva fatto erigere una pedana di fronte al Colosseo per la manifestazione in supporto ai due servitori dello Stato, e la Soprintendenza speciale ai beni archeologici di Roma, che si era fortemente opposta richiedendone la rimozione, in questo appoggiata dal ministro Lorenzo Ornaghi, rischiava di non avere luogo. E di non portare neppure il caso fuori dai confini nazionali.
Ma gli stranieri sono sensibili alla bellezza culturale e architettonica dell’Italia, un evento del genere non sarebbe passato inosservato e avrebbe finalmente veicolato la notizia di quella che ormai ha assunto le caratteristiche di una fiction confezionata a Bollywood.
Peccato però per questo tira e molla. Per questo battersi sulla manifestazione di solidarietà a due militari a servizio dello Stato. Da una parte la Soprintendenza, il ministero per i Beni e le attività culturali e la onlus Cittadinanzattiva, tutti orientati a far rimuovere la pedana, montata per un giorno, e a far rispettare le “ragioni di sicurezza”.
Dall’altra il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che si è battuto per realizzare comunque la manifestazione, nonostante la Soprintendenza avesse scritto al Campidoglio chiedendo la rimozione del palco colpevole di generare “una situazione di gravissimo disagio e rischio per il pubblico”, e negando l’autorizzazione a qualsiasi proiezione sulla facciata del Colosseo, “né lo spegnimento dell’illuminazione interna di sicurezza dell’Anfiteatro e del Foro Romano”.
“Stasera bisogna manifestare al Colosseo, spegnendolo, per dare solidarietà ai nostri marò”, ha dichiarato ieri il sindaco Alemanno. “Con tutto il rispetto per il ministero per i Beni e le attività culturali, andiamo avanti”, ha risposto il primo cittadino al ministero, decidendo di fare comunque la manifestazione, “perché non c’è alcun palco ma una piccola pedana di 30-40 centimetri”, e di proiettare la foto dei due marò: “non riesco a capire che problema possano arrecare al Colosseo delle proiezioni molto semplici, per qualche ora”.
Ieri abbiamo assistito a posizioni così discordanti tra istituzioni statali da sembrare che lo Stato sia contro lo Stato. Una manifestazione di solidarietà per chi serve questo stesso Stato è riuscita a far emergere tensioni che risultano francamente incomprensibili, se non andando a cercare appoggio in opposte ideologie. E allora viene alla mente anche il caso di Milano, dove il sindaco Giuliano Pisapia aveva fatto rimuovere il poster dei due marò da Palazzo Marino, sede del comune della città meneghina, non più tardi di un anno fa.
Abbiamo visto tutto, ieri, tranne che l’unità di intenti in un momento in cui la concordia si impone. E pensare che proprio uno dei due marò, appena riportato in India, aveva chiesto esplicitamente che le istituzioni dello Stato si unissero una buona volta, “per por fine alla tragedia”.
PC