Feb 18, 2013
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Dai francobolli agli elicotteri. Sono sempre gli interessi di bottega a prevalere

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By L’Anacoreta

Qualche giorno fa ero in treno e stavo rientrando a Roma al termine di una attività condotta presso la sede italiana di una grossa azienda internazionale, quando, leggendo un articolo dal titolo “Monti vuole Sarmi e non Di Paola” (tratto da Milano Finanza), ho provato una sensazione di estremo sconforto, direi quasi di disperazione.

Adesso vi spiego il perché di tale stato d’animo.

Con i miei due colleghi avevamo appena concluso un ciclo di formazione rivolto ai dirigenti di questa azienda, il cui tema centrale era stato quello di orientare il gruppo a finalizzare le capacità e le competenze in possesso dei suoi executive, evitando che queste potessero essere disperse assegnando loro funzioni e responsabilità organizzative esclusivamente in base a criteri di scelta rispondenti a logiche di bilanciamento delle correnti interne al gruppo stesso.

In sintesi: se sei stato responsabile del settore risorse umane in un comparto della società prettamente a orientamento industriale, non puoi passare sic et simpliciter a essere responsabile del settore marketing e vendite nell’ambito alimentare! Personalmente ero molto soddisfatto in quanto l’attività aveva avuto un feedback estremamente positivo: i nostri committenti avevano accettato e condiviso tale concetto organizzativo.

Immaginate, invece, la mia delusione quando ho letto l’articolo di MF dove si riportavano le manovre politiche che si sono scatenate per definire i nuovi vertici di Finmeccanica dopo la brillante uscita di scena di Giuseppe Orsi!

Per ricapitolare il contenuto dell’articolo, la situazione descritta è la seguente.

Nella corsa a individuare i nuovi vertici di Finmeccanica, il PD vorrebbe portare al timone del gruppo l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, attuale ministro della Difesa.

Il candidato è perfetto: è un esperto di settore (da militare ha ritenuto indispensabile dotare le nostre forze armate di una seconda portaerei), in più è diventato un navigato politico in quanto, durante il suo mandato come ministro, ha parlato e promesso molto ma alla fine non sembra che abbia realizzato in concreto granchè (ha quindi mantenuto lo status quo indispensabile a far sopravvivere questo sistema politico che molto parla e poco fa!). Ma purtroppo esiste un ostacolo.

Infatti, c’è una legge del 2004 che sancisce che debba passare almeno un anno prima che un ex-ministro possa ricoprire incarichi di vertice in società pubbliche o private.

Tuttavia (dato che il candidato “è molto stimato anche dal capo dello Stato”), in totale assenza di una qualsiasi forma di pudore, il partito di Pier Luigi Bersani (il candidato dell’onestà a cui affidare il futuro del nostro paese) ha trovato la soluzione per aggirare tale inopportuno e, direi, berlusconiano cavillo normativo.

Lo strumento che i Bersani & C. hanno pensato per risolvere il problema è quello di varare un apposito decreto che, raccogliendo “il consenso anche delle altre forze politiche”, consenta il passaggio diretto del nostro Ammiraglio da una poltrona all’altra.

In questo modo ancora una volta la ragion di stato (e gli interessi di bottega, soprattutto) trionfano sulle leggi, dimostrando che nel nostro paese si può fare tutto e il contrario di tutto, basta che ci sia l’interesse di un partito o di una parte politica!!!!

Il premier Monti, però, non ci sta e fa sapere che la sua scelta ricadrebbe invece sui nomi di manager pubblici quali Massimo Sarmi (Poste Italiane) e, in seconda battuta, Antonio Mastrapasqua (INPS).

Il criterio di queste possibili candidature non è chiaro, entrambe provengono dalla Sapienza e non dalla Bocconi (è una pecca grave ma, si sa, l’eccezione fa la regola), non hanno operato nel settore specifico di Finmeccanica (maggiore industria del settore Difesa), non hanno problemi di essere riciclati in quanto non sono ministri di un governo dimissionario, chissà …….?

Fermo restando che non metto in dubbio né l’onesta dei candidati né le loro capacità professionali, il mio sconforto è dovuto ai seguenti fattori.

In primo luogo mi colpisce e mi offende la totale assenza, anche minima, di dignità che continuano a dimostrare gli esponenti politici che governano questo paese, quando si fanno beffe del rispetto delle regole che proprio loro stessi hanno approvato e si sono dati.

Se una qualche legge intralcia il conseguimento dei loro interessi di casta e di bottega, allora, calpestando tutto e tutti, la cambiano subito senza pensarci, anzi, lo giustificano come una eccezione indispensabile (anche Machiavelli si rivolterebbe nella tomba davanti a una tale sfacciataggine).

In secondo luogo sono esterrefatto dalla leggerezza con la quale chi governa il paese pretende di spostare un dirigente da un settore a un altro completamente differente, assumendo come scontato che si possa passare tranquillamente dalla gestione dei francobolli a quella degli elicotteri!

Terzo e non ultimo, come contribuente mi fa arrabbiare che nessuno si preoccupi che la Finmeccanica, sbandierata da alcuni giornalisti come “’eccellenza italiana invidiata nel mondo”, sia costretta a pagare 51 milioni, dicasi 51 milioni di euro, per piazzare una commessa di dodici elicotteri.

Se, come ha detto l’ex presidente Orsi, lui ha agito nell’interesse dell’azienda, allora mi viene il sospetto che il prodotto della Finmeccanica non sia assolutamente concorrenziale se necessita di avere una promozione di 51 milioni di euro in bustarelle e che, quindi, questa sbandierata perla di azienda di stato non sia altro che un grosso bluff.

E come contribuente mi riesce difficile accettare di dover mantenere in vita qualche cosa che, alla fine, produce un prodotto di design: bello, ma che non si vende perché non è buono!

Io come cittadino mi vergogno di questa situazione che offende e svilisce il mio paese, purtroppo però da episodi come questo constato che la nostra classe dirigente – presa nel suo insieme senza distinzione alcuna di bandiera o schieramento – ha perso qualsiasi scrupolo e ha abiurato a qualsiasi forma di ritegno morale, dimostrando di essere pronta a tutto pur di pervenire a soddisfare logiche di parte scollegate da qualsiasi razionalità organizzativa.

Calpestare le leggi con l’adozione di provvedimenti ad personam o nominare il presidente di una azienda pubblica in base a valutazioni contrarie a qualsiasi criterio organizzativo, e in assenza di una visione funzionale concreta, sono modalità non degne di una classe dirigente che vuole governare, o che è convinta di essere deputata a governare un paese civile.

L’Anacoreta

Foto: Getty Images/lettera43

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