Mag 20, 2009
432 Views
0 0

Maglietta dell’Islamic Relief e cappellino McDonald’s: simboli globali nel terremoto in Abruzzo

Written by

L’intervista è andata in onda oggi 20 maggio nel corso dell’edizione delle 13.00 del Tg2 Rai. A parlare di spalle un muratore che aveva prestato la sua opera in un’impresa impegnata nella costruzione dell’ospedale dell’Aquila una ventina di anni fa. La tematica è nota ed è fatto di cronaca.

Piuttosto, ciò che attira l’attenzione sono la scritta sul retro della maglietta indossata dall’intervistato e il curioso accostamento con il simbolo sul cappellino: rispettivamente Islamic Relief sulla prima e una M arrotondata sul secondo. Simboli ormai di una globalità acquisita. Infatti, Islamic Relief (IR) è una organizzazione non governativa (ong) “ispirata a valori umanitari islamici” che opera in 25 paesi del mondo “al servizio dei più poveri”, come una multinazionale, mentre McDonald’s è ormai indiscutibilmente globale e riconoscibile dalla famosa M gialla maiuscola un po’ tondeggiante.

Nell’aquilano, Islamic Relief Italia è presente a Onna dove opera nel campo per terremotati della Protezione Civile dallo scorso 24 aprile. Sul sito italiano dell’ong è pubblicata l’entità dell’aiuto prestato in termini di materiale consegnato.

L’organizzazione Islamic Relief (IR) è stata fondata nel 1984 da un medico egiziano, Hany el Banna, e ha la sede principale a Birmingham (Regno Unito). L’immagine usata a simbolo dell’organizzazione riproduce una moschea con due minareti che ricorda la facciata della moschea di Klina, in Kosovo, costruita con i fondi del Saudi Joint Committee for the Relief of Kosovo and Chechenya (SJCRKC).

Anche Islamic Relief opera in Kosovo. Al suo riguardo nel libro The Coming Balkan Caliphate (Praeger, 2007) del giornalista americano Chris Deliso si legge: Fin dal 2003 […] Islamic Relief ha camuffato il suo intento di proselitismo attraverso progetti come riparazioni di infrastrutture e costruzione di acquedotti, cliniche e assistenza agli orfani. […] Nell’aprile 2003, Islamic Relief ha cominciato a finanziare gli orfani con un programma di microcredito per contadini e piccoli imprenditori. Nel settembre 2004 aveva erogato più di 500 prestiti, tutti “basati su principi islamici”.

Nel 2006 un cooperante di IR è stato espulso da Israele con l’accusa di fornire supporto ad Hamas. Ayaz Ali, di nazionalità britannica, operava per IR nella striscia di Gaza. Il suo rilascio e successivo rientro in Uk è stato accolto con soddisfazione dallo stesso fondatore di IR.

L’anno successivo IR ha incontrato problemi in Italia, dove aveva organizzato un incontro di tre giorni in Emilia Romagna per riunire gli islamici di Bologna, Milano e Sassuolo. Al Palanord di Bologna, dove IR parlava di Globalizzazione della solidarietà, era riecheggiata la denuncia del rischio di “politica di indottrinamento contro l’Occidente e di incitamento alla guerra santa”.

IR ha uffici di raccolta fondi in 11 paesi: Belgio, Francia, Germania, Italia, Malesia, Mauritius,Olanda, Svezia, Svizzera, UK, Usa.

Article Categories:
interviste · Kosovo · Sicurezza