Abita negli Stati Uniti, in Arizona, per la precisione, e ha una green card che gli permette di vivere e allenarsi sul suolo americano. Parla inglese e ha studiato in America, frequentando sia il college che l’università. Ma non è americano.
Guor Marial, 23 anni, ha lasciato il turbolento Sudan nel 1993 per andare in Arizona. Ora che la sua terra è divisa in due, e lui viene proprio da quello che oggi è il Sud Sudan, Marial non ha neanche il passaporto dello stato in cui è nato e vissuto.
Un apolide, un vero cittadino del mondo. Senza passaporto e senza nazionalità. Senza neppure una bandiera per partecipare alle Olimpiadi.
A Marial è stato comunicato che avrebbe potuto partecipare ai Giochi olimpici solo un mese prima della cerimonia di apertura. Gli è stato proposto di gareggiare sotto bandiera sudanese, visto che il Sud Sudan non ha un proprio comitato olimpico.
Marial ha rifiutato, nel rispetto dei 28 membri della sua famiglia e dei tanti connazionali morti nella guerra civile. Così si è presentato sotto la bandiera olimpica come “partecipante olimpico indipendente” e ha corso i 42 chilometri di maratona domenica, senza troppe aspettative.
È arrivato 47esimo senza migliorare il suo tempo personale. Poco gli è importato a Marial. In fondo la sua maratona con la vita e lo sport, lui, l’ha già vinta. E così i suoi familiari, che dal loro villaggio si sono fatti 50 chilometri a piedi per raggiungere il primo televisore e guardarsi Marial correre con la bandiera olimpica.
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Fonte: Voice of America, Sky
Foto: AP/Voice of America