Era verosimilmente pronto a immolarsi con il suo carico di esplosivo. L’aspirante suicida arrestato in questi giorni a Herat, nell’area di responsabilità italiana del Regional Command-West (RC-W) di ISAF, rappresentava un sospetto molto fondato a Herat e dintorni e costituiva una seria minaccia alla sicurezza del contingente italiano e a quella di “importanti personalità del panorama governativo e dell’apparato di sicurezza afgano”.
Proprio in questi termini ne parla il comunicato stampa di RC-W ISAF, su base brigata Sassari al comando del generale Luciano Portolano, mentre riferisce dell’importante serie di operazioni scattate a seguito di un capillare lavoro di intelligence svolto sul territorio da cellule dell’Aise, l’ Agenzia Informazioni Sicurezza Esterna italiana, che, di concerto con le Forze di Sicurezza Afgane, hanno reciso sul nascere la minaccia terroristica rappresentata da due importanti cellule terroristiche legate all’insorgenza di matrice talebana.
L’indagine, si apprende, è stata avviata sulla base di un quadro informativo configurato e coordinato dall’apparato intelligence di RC- W, e ha visto il coinvolgimento di tutti gli assetti di ricerca operanti nel settore italiano.
Nei giorni scorsi, “dopo una incessante caccia all’uomo”, si legge nel comunicato, le Forze di Sicurezza Afgane hanno catturato 10 ribelli e sequestrato un ingente quantitativo di esplosivo oltre ad armi, munizioni ed equipaggiamenti già predisposti per l’immediato impiego.
Oltre alle armi e agli esplosivi, tra gli arrestati spicca stavolta un sospetto aspirante suicida, oltre a figure di rilievo specializzate nella pianificazione e nella organizzazione di attacchi nella loro fase terminale.
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Fonte: RC-W ISAF
Foto: RC-W ISAF