Feb 24, 2012
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Il Marò a chi lo consegnerò

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By Cybergeppetto

Un bel sito, quello della società Fratelli D’Amato, con delle belle immagini e delle frasi di cultura marinaresca, bello davvero.

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, è una di queste, ma, letta sul sito della società armatrice della petroliera Enrica Lexie, mi crea un moto d’irritazione. L’armatore doveva sapere che in quel porto indiano non ci doveva andare, né col vento contrario, né con quello a favore.

Gli armatori hanno chiesto una scorta militare a bordo e, per non pagare troppi soldi, hanno ottenuto una scorta di Marò. Si sa che i “contractors” sono molto costosi, le Forze Armate invece chiedono solo dei rimborsi spese e delle diarie abbordabili.

Dopo l’incidente in mare, molto presumibilmente confuso dagli indiani con l’attacco a una petroliera greca, l’armatore ha pensato di aderire alle pressioni indiane ponendo le premesse per l’arresto dei nostri Marò.

Si sa che certe cose sono mal comprese dalla popolazione, l’educazione civica è la cenerentola della scuola, chi vuoi che sappia che la Patria non può consegnare i suoi soldati a una potenza straniera. Chissà quanta gente ha fatto il militare in quella società, forse solo i più anziani.

Chi vuoi che sappia che il giuramento di fedeltà impegna non solo il militare a essere fedele alla Patria, ma anche la Patria a non abbandonare i suoi difensori. Non esiste patto che non leghi due parti, i militari non giurano a se stessi, ma a tutti noi, anche noi abbiamo il dovere di essere fedeli a loro, sennò la Patria non esiste.

La Patria muore quando, come l’8 settembre, abbandona i suoi militari, ed è morta di nuovo il giorno dell’arresto dei nostri Marò. Ma la Patria è un concetto che, al di là delle asfittiche manifestazioni del 150°, piene di retorica e di falsi storici, non si riprende perché nessuno ha voglia di dare qualcosa alla Patria.

L’armatore doveva fare i suoi affari e non si è reso conto in quale guaio cacciava l’Italia, ora abbiamo un governicchio che non mostra i muscoli, qualche cretino pacifista che insulta i marò, i resti della stampa del Commonwealth che insultano la marineria italiana e i pirati indiani che se la ridono alla faccia nostra.

Io spero che chi, in quella compagnia, si è reso responsabile d’aver venduto con la sua sconsideratezza due soldati italiani a una potenza straniera, almeno si sia reso conto che il suo atto sarebbe stato considerato “intelligenza con il nemico” dal vecchio codice penale militare di guerra, che per tale reato prevedeva la fucilazione alla schiena. Cambino aria i traditori, lascino la Patria.

Questa vicenda è solo l’ultimo esempio di come la nostra società sia fatta di piagnistei e di pretese verso lo Stato, che viene poi mollato al suo destino a risolvere problemi che non avrebbero dovuto esser creati. Invocare l’aiuto dello Stato è ritornello che sanno cantare tutti, ma la Patria è la famiglia alla quale dobbiamo anche dare, non solo la mammella alla quale ciucciare.

Nel corso degli anni abbiamo visto la gente più stramba e improbabile cacciarsi nei guai con vacanze “a rischio”, ma con questa vicenda abbiamo fatto un salto di qualità, Un importante operatore internazionale del trasporto marittimo, battente bandiera italiana, ha efficacemente operato perché vergogna e discredito coprissero la nostra collettività.

La dirigenza della compagnia armatrice, che mi pare tanto abbia protestato in passato per i suoi marinai fatti prigionieri, poteva alzare il culo e andare di persona nel porto dei loro amichetti indiani a risolvere la questione.

Cybergeppetto

p.s. “Uè! Non vi preoccupate, quelli gli indiani so’ simpatici, magari vi fanno mangiare qualcosa di pesante, ma sono bravi!”. “E vabbuò Cavalie! Mo ‘iamm’, ma ai Marò le arance le compriamo subito?”.

Immagine da Facebook

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Inchiostro antipatico