E’ avvenuto tutto in Afghanistan a metà della settimana scorsa, mercoledì 14 dicembre, ma si è saputo venerdì, alla vigilia del week-end.
A Herat, sede del Regional Command West (RC-W) su base brigata Sassari di ISAF, nell’area dell’Afghanistan sotto la responsabilità italiana al comando del generale Luciano Portolano, circa 300 tra comandanti e combattenti affiliati, ribelli di diverse etnie e rango provenienti dai distretti settentrionali di Qadis e Morghab e da quelli centrali della provincia di Herat, hanno rinunciato all’illegalità cedendo le loro armi.
Un successo che è il risultato di complessi negoziati condotti dalle preposte agenzie governative in forza della pressione operativa esercitata dall’RC-W nei mesi di ottobre e novembre nel settore nord dell’area di responsabilità.
Tale strategia di “diversificazione degli effetti”, come spiega il comunicato stampa dell’RC-W ISAF, è stata elaborata dal Comando della regione ovest unitamente alle autorità delle forze di sicurezza afgane con l’obiettivo di sfruttare appieno tanto la maggiore presenza e mobilità sul territorio delle forze NATO, quanto i vantaggi derivanti da una assidua e mirata campagna informativa, mirata a spezzare i legami di tenuta economici, etnici e ideologici della rete criminale, frutto del sodalizio storico tra i gruppi insorgenti e le popolazioni.
Negli ultimi due mesi, si apprende, nelle operazioni condotte dall’RC-W è stato dato grande impulso sia alla condotta di attività tradizionalmente cinetiche, ossia connesse con il contrasto dinamico dell’insorgenza, sia a quelle non cinetiche, sviluppate direttamente a favore delle popolazioni locali per favorire il processo di reintegrazione degli insorgenti e la crescita del consenso nei confronti delle istituzioni.
E alla fine l’efficace interazione tra le istituzioni politiche locali e le componenti dello staff di RC-W, responsabili della comunicazione, dell’intelligence e della cooperazione civile e militare (CIMIC), ha reso possibile inserire nel programma di reintegrazione ribelli di diverse etnie e rango.
Al formale atto di rinuncia all’illegalità e alla definitiva consegna delle armi, il “più importante risultato a oggi mai registrato in RC-W in materia di reintegrazione”, hanno presenziato i rappresentanti dell’RC-W, un rappresentante del Parlamento del Governo di Kabul, due senatori, una delegazione del 207° Corpo d’Armata dell’Afghan National Army (ANA) e circa seicento cittadini afgani.
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Fonte: RC-W ISAF
Foto: RC-W ISAF