Verrà presentato il 22 febbraio prossimo, al Circolo Ufficiali della Marina Militare di Roma, in Lungotevere Flaminio, il libro “Lasciato indietro” di Dino Tropea.
L’autore lo definisce un romanzo in cui il lettore troverà “dramma, psicologia, filosofia, avventura, passione per il volo e per le moto”, compreso un “ritorno nel mondo dei single” che apre una finestra su una realtà spesso taciuta e vissuta, piuttosto, in una dimensione profondamente privata.
Dino Tropea è un ufficiale della Marina Militare, in servizio attivo nel settore dell’addestramento, con oltre tredici anni a bordo di navi militari, attività presso Comandi ed Enti internazionali, incarichi in ambito NATO. È un esperto di informazioni e sicurezza e il fatto di essere “analista di intelligence per anni” gli ha consentito di sviluppare “capacità di analisi e ricerca” che ha messo a frutto anche nella sua opera letteraria.
Tropea traccia un’analisi decisamente positiva della sua Forza Armata, ma – osserviamo – il titolo non ce lo farebbe pensare: Comandante, ma left behind non è esattamente l’opposto del motto che indica la fratellanza e il sostegno, ovvero no man left behind?
Inizia così un’intervista che svela i lati inaspettati di una serie di lezioni apprese che sfociano in una propositività lucida con un fine decisamente altruista.
Lasciato indietro, sì, mi sono sentito lasciato indietro – risponde Tropea – perché ho scelto di autocensurarmi proprio nel momento in cui ho comunicato alla Forza Armata la mia variazione anagrafica di separato: non ho avuto il coraggio di denunciare la mia situazione di fragilità nel difficile momento della separazione. Da lì una serie di difficoltà che ho gestito da solo, ma che vorrei che nessuno più dovesse vivere nella più completa solitudine: da questo intento è nato il mio libro, per stimolare un cambio di passo nell’assistenza e nel supporto a famiglie in momenti difficili, che vanno dal periodo di impiego operativo del partner ai rientri dalle missioni e all’assistenza psicologica in momenti di eventuale instabilità familiare.
Perché le è mancato il coraggio?
Perché la procedura che prevede di rivolgersi alla Commissione Medica Ospedaliera (CMO) militare potrebbe realmente mettere in difficoltà il tuo lavoro nel momento in cui ti denunci: una situazione di precarietà nel settore professionale, proprio nella fase di separazione alla fine di un matrimonio, ti indebolisce ancora di più sul piano economico. Il lavoro è la tua fonte di sussistenza in un momento in cui le spese aumentano vertiginosamente, non puoi permetterti di farne a meno neppure da un punto di vista psicologico, altrimenti finisci davvero in un baratro.
Questo cosa ha comportato?
Sul piano lavorativo sono riuscito a non contaminare la mia posizione professionale con i problemi familiari; la variazione anagrafica ha avuto effetto ai soli fini matricolari e basta. Non ho chiesto aiuto per non uscirne malconcio.
Il servizio di psicologia militare non le è venuto incontro?
Nessuno mi ha cercato. Io stesso mi sono autocensurato, certo non ho voluto denunciare la mia situazione di fragilità per salvare il lavoro che mi permette di mantenermi, e così ho evitato l’impatto con la mia attività corrente, perché lavorare comunque ti aiuta. Dopo un anno, ce l’ho fatta e il libro è una testimonianza del mio percorso.
Ne è uscito da solo?
Mi sono cercato un supporto psicologico esterno: un esborso economico che si somma a tutto il resto delle spese che la separazione di una famiglia comporta. Quindi, sì, devo dire che ne sono uscito da solo con l’aiuto di professionisti esterni alla struttura professionale in cui sono inquadrato. Del resto, il mio nickname, Phoenix, richiama proprio la rinascita. Da quel momento ho cominciato a riflettere sull’assenza di uno psicologo di famiglia.
Nel libro, tuttavia, Lei analizza anche lo stato dell’arte dei programmi di psicologia militare di altre nazioni. Cosa ne nasce da questa panoramica?
È un’analisi che ho potuto condurre grazie alla mia esperienza professionale in ambito militare, in quanto analista di intelligence. Il risultato di questa ricerca restituisce una situazione profondamente diversa da quella italiana per quanto riguarda l’assistenza psicologica. Magari si potesse sviluppare anche in Italia un programma simile, anche interforze.
Quali sono state le reazioni dell’ambiente militare al suo libro?
La linea di comando è stata informata da me di questa pubblicazione: ho inviato una copia del libro a UPICOM [Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione, ndr] della Marina Militare, che non ha rappresentato nessuna chiusura al riguardo.
Lei ha scelto di autopubblicare “Lasciato indietro” con Amazon: perché?
Avevo in essere due trattative con altrettanti editori, che temporeggiavano. La spesa di pubblicazione era comunque difficile da sostenere se avessi scelto i canali di pubblicazione dell’editoria nazionale, così ho optato per il servizio offerto da Amazon.
Ha già pensato a tradurlo in altre lingue?
Sì, sto programmando una traduzione in inglese con una professionista del settore, proponendo un testo un po’ ridotto. Il mio libro finisce per avere in tutto oltre 400 pagine e vorrei offrire in inglese un testo snellito di tutta la parte relativa alla storia militare specificamente italiana.
Ricordiamo che con questo testo Lei ha creato anche due hashtag
Certo, sono #maipiùlasciatiindietro e #ilmegliochedeveancoraavvenire. Perché siamo fatti di passato, ma dobbiamo vivere nel presente e guardare al futuro.
E Phoenix sembra proprio essere rinato
Ho incontrato la mia anima gemella in una balera: il modo più classico di conoscere le persone, incontrandosi senza i filtri dei social.
Un monito a uscire, quindi, senza richiudersi a navigare su internet: quale augurio può rivolgere a chi si appresta a leggere il suo libro?
Per il lettore, buona lettura, e per tutti i motociclisti, buona strada. Ma soprattutto, Ad Maiora!
Dino Tropea ha rilasciato questa intervista a Paola Casoli il Blog il 19 gennaio 2024.
Il libro “Lasciato indietro” è disponibile su Amazon nelle versioni Kindle, Copertina rigida e Copertina flessibile
Foto: Amazon