By Mithra
Dopo i positivi risultati ottenuti nel teatro nordafricano con il semovente da 75/18 su scafo M40/41, lo Stato Maggiore del Regio Esercito decise di incrementare le capacità anticarro del mezzo mediante la sostituzione della bocca da fuoco con una più potente.
Inizialmente venne montato un cannone da 75/32, utilizzando come base lo scafo del carro M14/41.
I risultati alle prove di tiro, giudicati non positivi, imposero una differente soluzione e quindi venne proposta l’adozione del cannone da 75/34 (lo stesso progettato per armare il carro pesante P40), con l’utilizzo dello scafo del carro M15/42.
Tale progetto diede risultati decisamente migliori che consentirono la sua omologazione e il mezzo, pur considerato un esemplare di transizione in attesa dello sviluppo di altro materiale, entrò in produzione nella prima metà del 1943.
Il semovente prodotto in circa 150 esemplari si dimostrò essere un mezzo dalle prestazioni complessivamente soddisfacenti, per le ottime doti balistiche del pezzo montato e del nuovo tipo di munizionamento adottato.
Inizialmente destinato a essere impiegato – a livello di battaglione autonomo inquadrato nelle divisioni corazzate – quale risorsa controcarro, per aumentare il potere di arresto delle grandi unità, il semovente ebbe un impiego operativo con le insegne del Regio Esercito limitato ai pochi esemplari che presero parte alle convulse operazioni di Porta San Paolo a Roma, mentre, a seguito dell’armistizio, numerosi esemplari vennero usati dall’esercito tedesco nelle operazioni nella penisola italiana con positivi e apprezzabili risultati.
Dal punto di vista progettuale il mezzo, strutturalmente invariato rispetto al precedente, utilizzava lo scafo del carro M15/42, del quale manteneva lo chassis inferiore, l’apparato propulsore (un motore Fiat-SPA 15TB a benzina da 192 hp che offriva prestazioni più che accettabili), le sospensioni con carrelli e balestre semiellittiche e la torretta del tipo a casamatta a cielo fisso.
La camera di combattimento risultava essere ridotta all’essenziale con una disposizione invariata per l’equipaggio (capocarro/ puntatore, servente/marconista e pilota), il materiale e le dotazioni.
Invariato anche il posizionamento dell’armamento principale, che era incavalcato sulla piastra frontale – disassato leggermente a destra rispetto all’asse mediano del mezzo – mediante l’uso di un supporto sferico corazzato, che ne assicurava un limitato settore di brandeggio e l’elevazione.
L’unica variante di una certa rilevanza era rappresentata dalle dimensioni della struttura della casamatta, che risultavano maggiorate, in lunghezza, di 15 cm per consentire il corretto posizionamento dell’affusto del pezzo, e dalla piastra frontale fusa in un solo blocco di 42 mm – invece delle due piastre del precedente modello.
Una miglioria nella sistemazione dei carichi esterni era rappresentata dagli agganci per una serie di taniche da 20 litri poste sui due lati della casamatta.
Nonostante concettualmente il progetto fosse basato su soluzioni tecniche superate, il semovente da 75/34 ha rappresentato, comunque, un valido esempio di come, sfruttando al meglio le risorse disponibili (limitate sia dalla scarsa evoluzione tecnica sia dalla situazione particolare del momento storico), si sia potuto ottenere un mezzo dalle prestazioni complessive soddisfacenti in grado di massimizzare le caratteristiche tecnico – tattiche dei principali sistemi impiegati (carro M15/42 e cannone da 75/34).
E adesso concentriamoci sul modello.
Un paio di mesi addietro, durante una visita di cortesia al mio negozio di modellismo di fiducia, sono stato attratto dalla scatola, posta in bella vista (sapendo della mia passione per i mezzi italiani, sono certo che fosse stata una scelta sapientemente calcolata da quel consumato imbonitore!!!!!!!!!!!!!!!) dell’M15/42 con pezzo da 75/18, sbandierato dall’Italeri come un modello del tutto nuovo (Italeri Semovente M42 75/18, nr 6569).
Non ho resistito e, sebbene una vocina dentro di me mi sussurrasse di non fidarmi troppo di quella scritta TOP KIT New Molds, sono uscito dal negozio con la scatola sotto il braccio, già pianificando di trasformare questo mezzo nella sua versione armata con il cannone da 75/34.
Aperta la confezione il sorriso a 45 denti che avevo si è improvvisamente spento. Il contenuto era un mix delle stampate del modello originale della metà degli anni ’70: casamatta, treno di rotolamento, bocca da fuoco, dotazione, 2set (!) di cingoli in vinile – orribili, figurini – da uovo di Pasqua già al tempo, rivitalizzato con l’aggiunta di due nuovi stampi con alcuni miglioramenti degli interni (posto di pilotaggio, gruppo di riduzione finale, radio, stiva portamunizioni e fucile mitragliatore ), delle dotazioni aggiuntive (taniche e alcuni proietti) e della porzione inferiore dello scafo con nuova copertura posteriore (non potevano proprio farne a meno dato che la differente motorizzazione aveva imposto una nuovo disegno della copertura del vano motore).
Il tutto era completato dalle sbandierate fotoincisioni: un particolare del martinetto idraulico, la placca con il fascio e le targhe (attenzione, delle tre targhe solo una è dedicata al modello in questione, le altre due appartengono a un altro modello. Incredibile ganzata!!! un set di fotoincisioni intercambiabile!!!).
In sintesi, per farla breve, il grosso è rappresentato dalle stampate dell’M40 da 75/18 dell’anno ’73, il nuovo, ridotto al minimo indispensabile, per poter sbandierare l’ultimo M15/42 da 75/18. Le decal offrono una sola versione del Regio Esercito (Div. f. Sassari) e tre con insegne tedesche (insomma, se non c’è un flavour teutonico il modello non è stimolante!!!!!!!!!).
“Te lo avevo detto!!!!! – ha aggiunto la mia vocina di prima – non fidarti dell’Italeri che se una ne fa bene, quasi tutte le altre le sbaglia”.
Recuperatomi dalla delusione mi sono messo all’opera.
Per la conversione in 75/34 è necessario apportare due modifiche principali: allungare la casamatta e prolungare la bocca da fuoco.
Nel particolare non si tratta di problemi di difficile soluzione tecnica. Per il primo, la casamatta è stata prolungata aggiungendo alcuni elementi di plasticard da 1 mm di spessore sul bordo anteriore prima di fissare la piastra frontale. Per il secondo, la bocca da fuoco, ho usato una canna tornita in alluminio (direttamente dalla mia Magic Spare Box) che ho tagliato della giusta lunghezza e ho inserito nella incamiciatura del preesistente obice. Non essendo il nuovo pezzo dotato di freno di bocca la trasformazione è risultata di facile attuazione.
Completati questi due passaggi essenziali, seguendo la documentazione esistente (quasi esclusivamente di M40/41 e M42 da 75/18) ho aumentato il livello del dettaglio degli interni (posto di pilotaggio, radio, riservetta munizioni gruppo di riduzione, apertura dei portelli di accesso al vano anteriore, iposcopi e periscopi. Ovviamente rivettature e bullonatura interna).
Il montaggio si è rivelato nel complesso abbastanza agevole, le piccole problematiche incontrate sono da attribuirsi sia alla vetustà degli stampi, sia alla combinazione di parti nuove e vecchie, ma certamente non hanno costituito un grosso ostacolo che pazienza, stucco e lima non abbiano potuto risolvere.
L’ispirazione per la colorazione della livrea e per l’ambientazione mi è stata fornita da una bella immagine di un carro del CXXXV btg c/c della 135^ Divisione Ariete II, in addestramento in Friuli nello scorcio dell’estate del ’43. Il mezzo presenta uno schema mimetico a tinta unita, in giallo sabbia, la cui uniformità è spezzata mediante il ricorso da parte dell’equipaggio all’uso di fronde e rami; risulta sporco e impolverato, ma sostanzialmente in ottime condizioni generali.
Per la colorazione del mezzo è stata adottata una tecnica particolare al fine di spezzare il monocromatismo del colore di base e creare un maggior interesse riproducendo l’effetto del metallo della corazzatura.
Su una base di marrone ruggine scuro sono state sovrapposte una serie di tre tonalità di giallo sabbia, partendo dal più chiaro al più scuro, ciascuna protetta da una mano di trasparente semilucido e con uno strato di prodotto specifico che ha consentito di eliminare selettivamente lo strato di vernice per riprodurre abrasioni, graffi e variazioni di colore. Il risultato è stato uniformato con l’applicazione di filtri a colori complementari.
Successivamente un esteso, ma estremamente dettagliato uso di colori acrili a olio ha permesso di aggiungere effetti, sfumature e nuance ai vari particolari dell’intero mezzo, ricreando l’effetto desiderato di metallo. I dettagli minuti sono stati evidenziati anch’essi con colori a olio acrilici.
Un moderato ricorso a prodotti a base di smalto ha consentito di ricreare sporco, polvere e incrostazione di terreno.
La vegetazione usata per la mimetizzazione è home made (filo di ferro, foglie di carte ed erbe aromatiche!) mentre il terreno della basetta è stato riprodotto con prodotti specifici di varie marche.
I figurini sono della MiniArt (Italian tank crew nr. 35093) con una testa della Hornet per l’ufficiale. Il casco e le cuffie della radio sono invece scratch.
Superata la delusione per il mezzo bidone dell’Italeri (ancora non posso accettare che la casa italiana cada su simili fesserie!!!) il modello dà soddisfazione perché si presta facilmente all’opera di dettaglio e alla fine ripaga con un esemplare inedito e originale.
La storia di ogni esercito alterna clamorosi successi ad altrettanto clamorosi fiaschi – e il nostro Paese non fa eccezione – l’importante è mantenere uno sguardo obiettivo valutando quanto prodotto in modo oggettivo, sottolineando i demeriti quando ci sono, ma anche mettendone in luce i meriti, quando vengono realizzati dei mezzi dall’apprezzabile qualità e dal rendimento soddisfacente come nel caso del cannone semovente da 75/34.
Mithra (LZ Scale Modeling)
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