By Mithra
Rimaniamo, ancora per questa settimana, in campo aeronautico, e spostiamo l’attenzione dalla Regia all’Aeronautica Italiana.
Oggi parliamo, infatti, di un aereo che tutti, almeno per una volta, abbiamo potuto veder sfrecciare nei cieli nostrani, in quanto ha fatto parte dell’Arma Azzurra per poco meno di un cinquantennio.
Il nostro soggetto è l’F104, un aereo supersonico di progettazione statunitense, che nella sua versione G intercettore puro e caccia-bombardiere, ha costituito la spina dorsale delle Aeronautiche di molti Paesi Europei per un periodo di tempo lunghissimo: dalla fine degli anni’50 sino quasi alla fine degli anni ’90 (e in alcuni casi anche oltre!).
Nel nostro Paese l’F104 G ha rappresentato una vera icona aeronautica, svolgendo il ruolo di intercettore e caccia bombardiere in un numero elevatissimo di gruppi di volo, la cui vita tecnica è stata prolungata da una serie di modifiche e aggiornamenti effettuati dalla FIAT e conclusisi con la versione dell’F104S, che ne hanno prolungato la vita operativa, consentendo di mantenere adeguati standard tecnici, ma sfiorando l’accanimento terapeutico sulle cellule strutturali dei mezzi, rimaste in servizio sino ai primi anni del nuovo millennio!!!
Il progetto iniziale è datato agli inizi degli Anni ’50, quando l’industria statunitense, sulla scorta delle esperienze maturate nella Guerra di Corea, inizia a produrre una nuova serie di velivoli destinati a ricoprire gli specifici ruoli e funzioni che il vortice della Guerra Fredda stava imponendo in materia di strategie aeronautiche.
Uno dopo l’atro vengono progettati ed entrano in servizio gli aerei della cosiddetta “Century Series”, che avrà come capostipite il Super Sabre e sarà conclusa con il validissimo F111 a geometria variabile. In questa linea concettuale si inserisce il nostro F 104, progettato da Clarence “Kelly” Johnson, della Lockheed, come intercettore da alta quota idoneo a scortare gli aerei con capacità nucleare allora in sviluppo.
Pensato originariamente per tale ruolo, praticamente, il progetto si basa sullo sviluppo di una cellula intorno al potentissimo motore, inizialmente un General Electric J79, dando luogo a un aereo lungo, snello, elegante con un grande deriva e due piccole ali trapezoidali poste a metà fusoliera, che lo rendono un aereo supersonico, o meglio, un razzo pilotato.
Lo sviluppo tecnico, non privo di alcuni problemi iniziali di stabilità dovuti alle non complete conoscenze aerodinamiche del tempo e agli effetti del volo sub, trans e super sonico, i cui effetti erano non del tutto chiari e compresi (discipline ancora in una fase di studio e non del tutto assimilate), viene portato avanti con determinazione e con l’introduzione di alcune caratteristiche tecnologiche (soprattutto aerodinamiche) innovative che condizioneranno poi lo sviluppo di ogni aereo supersonico da allora in poi.
Il risultato finale è un aereo, monoreattore, monoposto, tecnologicamente sofisticato per il tempo, in grado di frantumare la barriera del suono volando oltre Mach 2, idoneo a ricoprire con successo il ruolo per il quale era stato progettato.
Una successiva versione, la C, venne realizzata per unire le doti intercettore a quelle di caccia bombardiere al fine di ampliare la gamma dei ruoli operativi nel quale poteva essere impiegato.
Dal punto di vista dell’impiego l’F104 ha ricoperto ruoli operativi con l’US AF nei cieli del Vietnam, negli scontri tra India e Pakistan con le insegne di quest’ultimo Paese e nelle fila della Repubblica di Taiwan durante la crisi con la Cina Popolare negli Anni ’60.
Una successiva versione, la G, risultò vincente nel concorso bandito in chiave europea per dotare le forze aeree dei Paesi NATO di un aereo con funzione multiruolo / cacciabombardiere. In tale quadro si pone la decisione dell’Italia di introdurre in servizio l’F104 G.
Questa versione era prodotta Lockheed e su licenza dalla Canadair in collaborazione con un consorzio di aziende europee che comprendeva Messerschmitt/MBB, Dornier, Fiat, Fokker e SABCA.
L’F104 G era caratterizzato da una fusoliera e struttura alare rinforzata e maggiore capacità interna di combustibile. La deriva verticale era stata ampliata, mentre il carrello di atterraggio, dotato di pneumatici più grandi, era stato rinforzato, mentre vennero rivisti i flap per migliorare la manovrabilità nel combattimento aereo. L’avionica venne aggiornata con un nuovo radar Autonetics NASARR F15A-41B con capacità aria-aria e modalità di mappatura verso il suolo, un nuovo sistema di navigazione inerziale e un sistema di ricerca a infrarossi.
L’Aeronautica Militare inviò negli Stati Uniti il proprio personale per le fasi di addestramento sulla nuova macchina e il primo volo di un F104 G con livrea US AF ma con coccarde italiane (c/n 9998) eseguì una dimostrazione in volo ai comandi del Cap. Franco Bonazzi primo pilota AM qualificato sull’F104G.
La macchina, l’unica a essere stata costruita dalla Lockheed, successivamente ricevette una matricola italiana (MM 6501) il 9 giugno 1962. Tale aereo fa bella mostra di sé essendo esposto al Museo Storico dell’Aeronautica.
È proprio a questo aereo, il capostipite di una grande e importante famiglia, che viene dedicata la realizzazione del modello presentato a corredo di questo articolo, l’F 104 G numero 9998 all’atto del suo primo volo con insegne tricolori.
Il modello
Il kit usato è l’Hasegawa F104 C in scala 1/48 (#PT 9). La scelta è stata fatta in quanto il modello giapponese, anche se non recentissimo, sicuramente rappresenta il miglior esemplare di 104 in questa scala in produzione allo stato attuale (sì, meglio anche dell’Eduard!!!!!!).
Aprendo la confezione abbiamo una serie di stampate in plastica grigia, avvolte singolarmente in una busta protettiva, una stampata di clear assolutamente trasparente e sottile, il libretto di istruzioni (semplice e completo) e una meravigliosa pagina di decal che nel più puro stile americano consentono di riprodurre versioni altamente spettacolari delle livree in uso al tempo (le low visibility insegne erano ancora da venire, quindi spazio alla fantasia cromatica). Il prezzo si aggira sui 35 euro ed è più che fair, tenuto conto dell’ottima qualità complessiva del modello.
Un esame da vicino delle stampate ci consente di apprezzare l’ottima rifinitura di ogni singolo pezzo, la nitidezza dei dettagli e la precisione della pannellatura finemente riprodotta e in scala.
L’assemblaggio è particolarmente semplice con un’apprezzabilissima ingegneria costruttiva e una precisione dei singoli incastri veramente nipponica!!!
Ovviamente, una volta assemblata la parte principale del modello, è iniziata la fase di conversione per poter trasformare l’F104 C in un G.
Iniziamo dall’abitacolo. Per i pannelli della strumentazione e l’ergonomia del cockpit, si possono usare tranquillamente i pezzi forniti dal kit a meno del pannello principale, sostituito con quella foto inciso dell’Eduard, che riporta la strumentazione corretta per il modello G.
Ali e fusoliera (ancorché le loro strutture fossero state oggetto di una riprogettazione parziale rimasero inalterate nelle forme esterne) non necessitano di nessuna modifica, così pure il carrello che era stato, sì, rinforzato, ma rimaneva inalterato nelle sue caratteristiche; per le ruote, se proprio si vuole eccedere si possono usare degli aftermarket, ma la differenza e è pressoché invisibile nella scala.
Il lavoro di conversione vero e proprio è quello che riguarda il timone di coda, la cui sezione mobile risulta più ampia rispetto al modello C.
Non è un gran problema, infatti, dopo una ricerca sul web, ho scaricato diversi profili in scala, dai quali ho ricavato il template per riprodurre la superfice in argomento, con le necessarie modifiche da apportare per la sua corretta installazione nella cellula. Come al solito, plasticard, lima e cutter sono gli strumenti usati,
Fatto questo, il modello è stato completato con la costruzione del vano carrelli, di per sé dettagliato a sufficienza e tale da richiedere solo qualche piccola aggiunta, proprio per amore del particolare (che deve essere, ovviamente, inutile, perché non cambia nulla, non si deve assolutamente vedere ad assemblaggio concluso, ma che fa godere come un riccio ogni modellista che vuole distinguere il suo modello dagli altri); per finire pochissime, quasi nulle, le necessità di usare stucco, data la perfezione dello stampo.
Per la colorazione ho usato una serie di colori metallici (delle ottime lacche della AK) dato che volevo riprodurre il 9998 con la colorazione del momento US AF; fusoliera in metallo naturale e superfici in bianco lucido. Le insegne nazionali e il numero sono prodotti autarchici (computer, stampante inkjet e foglio di decal) e fanno la loro parte.
Il figurino, per riprodurre il nostro Capitano Bonazzi, è un soggetto della Italian Kits (Pilota Ami/MM IK-4801a).
La foto che ho usato per la base riprende l’Experimental Test Pilot Bob Gilliland e il Pilota Collaudatore Vittorio Sanseverino accanto al 9998 sulla pista di Palmdel, in California.
In sintesi, il kit Hasegawa ci consente di riprodurre, con poco sforzo, un modello unico e inedito di un aereo che è entrato nella storia della nostra Aeronautica e che qualsiasi appassionato non può non avere nella sua collezione, sfruttando per il suo esemplare la vasta gamma di versioni in cui l’F104G può essere riprodotto e fare bella mostra di sé nella vetrina di casa.
Mithra (LZ Scale Modeling)