War dimension, cyber domain, environment … sicuro di sapere davvero di cosa si parla? Stai pensando forse che “tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”? Sei fuori strada, perché questi termini non sono ancora così ben codificati da permetterti di sfoggiare citazioni.
Piuttosto, “c’è tanta confusione su queste tematiche: sia in ambito dialettico che interpretativo”, come spiega il generale di brigata Fabiano Zinzone, che insieme al tenente colonnello Marco Cagnazzo ha creato uno strumento per “gli strateghi contemporanei e gli attuali leader militari”, come scrive il generale statunitense J.T.Thomson nella prefazione al libro scritto dai due ufficiali dell’Esercito Italiano.
Un testo di studio dall’impostazione didattica, si direbbe a un primo sguardo dell’indice, scritto in inglese e con un titolo che apre a mille suggestioni: “The art of war in the post-modern era”; e con un sottotitolo altrettanto provocatorio, “The battle of perceptions”.
Ma c’è di più. “Ho scritto questo libro – spiega Zinzone – perché sono italiano, in primo luogo”. E, da italiano, lo ha scritto in inglese, entrando in un settore considerato di appannaggio anglosassone. “È un libro che ha una pretesa – rincalza infatti il coautore Cagnazzo – ovvero sfidare la velleità anglosassone proprio in questo ambito”.
Spiega più in dettaglio il Generale: “Abbiamo valide persone in grado di convogliare pensieri in inglese, anche se non è la loro lingua madre: è certo possibile fornire un contributo positivo all’Alleanza indipendentemente dalla nazionalità”.
Bisogna vedere se l’Alleanza capisce che anche gli italiani hanno idee valide, però.
Non è tutto qui: qual è il secondo motivo che ha spinto i due alla stesura di questo manuale?
Parla Zinzone: “In secondo luogo, dietro a questo libro c’è la necessità di argomentare su elementi di attualità, di dare cioè una visione attuale di un concetto antico: ricordiamo che la guerra è un fattore umano, punto su cui convergono Sun-Tzu, Clausewitz e Jomini, anche se oggi il classicismo che considera la guerra come distruzione dell’avversario è un concetto anacronistico”.
“La soluzione militare – spiega, appunto, il Generale – è l’ultima risorsa e dipende da altri domini, come quello cyber o quello space, per citarne un paio”.
L’esempio che porta Zinzone è riferito alla dimensione informativa, che con l’aumento e la concentrazione della narrative può arrivare a determinare le sorti della guerra.
E adesso sì che puoi pensare alla tua filmografia: il Vietnam è un caso di questi. Ma, storytelling a parte, è chiaro a questo punto che ci troviamo di fronte a sinapsi complesse e non a un unico ambito – quello militare – avulso da tutto il resto:
“Lo stesso significato di ‘dominio’, tanto per fare un esempio, non è solo land, air e maritime, bensì un ‘insieme di elementi che hanno tutti le stesse caratteristiche’”, prosegue Zinzone, dando una definizione che di militare non ha nulla ma che, anzi, va ad aprire il contesto di discussione a elementi che il settore militare deve tenere in considerazione: “è necessario fare chiarezza e mettersi d’accordo sul significato di questi termini, visto che la confusione nasce ed esiste proprio in ambiente anglofono, in particolare tra US e UK”.
C’è confusione, insomma, e i due ufficiali stanno cercando di codificare, con determinazione e precisione, una mole di termini e materiale finora detenuti dagli anglofoni. Lo fanno, guarda caso, portando l’avversario nel proprio spazio di battaglia: la dottrina e l’interpretazione. Con un bagaglio di esperienza da veri maestri.
Sì, perché il generale Zinzone è un maestro per davvero: ha sposato la filosofia orientale ed è maestro di shaolin kung fu. Se ci metti che ha ricoperto l’incarico di addetto militare in Cina, hai fatto centro: qui non si tratta di “togli la cera, metti la cera” di Karate Kid, forse piuttosto di Bruce Lee: “Non la convinzione, non il metodo, ma la percezione è la via della verità. È uno stato di consapevolezza naturale, duttile e non critico”.
È la filosofia zen, bellezza. “Sono i sensi che ingannano la mente, e non viceversa”, spiega infatti il generale Zinzone, introducendo così al sottotitolo dell’opera: “The battle of perceptions”. La realtà è ciò che percepiamo, ciò che senti è vero e reale.
Sposare la filosofia zen significa essere dottori di se stessi, ma anche creare il proprio stile: “è un salto che ho fatto anche nella professione”, dice Zinzone, che a monte di questo libro si è letteralmente chiesto cosa lascio? cosa trasmetto?.
Dopo aver avuto grandi maestri tra i suoi superiori e tra gli stessi soldati, il generale Zinzone ha pensato di creare un filone intellettuale che chiarisca i concetti.
Darà il via a una nuova scuola di pensiero? “Il libro è già un nuovo filone intellettuale – chiarisce – e intende essere una base di consapevolezza per tutti, non solo per i militari: si tratta di vincere la battle of the minds, meglio, delle perceptions”.
Questo libro è la dimostrazione che è possibile inserirsi nella modalità di fare la guerra proponendo un filone di pensiero alternativo a quello anglocentrico, portando a una visione più propriamente europea, anzi, più mediterranea.
Il futuro prossimo? Gli autori stanno considerando una traduzione in italiano, che faranno personalmente per mantenere il senso del loro libro. “Sto pensando a una trilogia”, anticipa Zinzone, con la mente già rivolta al problema del multidominio da approfondire proprio nel corso del suo prossimo impegno: dai primi di agosto il generale sarà a capo di EUTM Somalia, la missione dell’Unione Europea nel paese africano.
Ora sta all’Alleanza scegliere: pillola blu e non cambia nulla, pillola rossa e prende coscienza della visione mediterranea.
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(foto: computerworld.com)