Ott 15, 2018
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Parassiti e pensioni d’oro Forze Armate e Polizia: “il ricalcolo contributivo è un falso”, scrive il gen Santo

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Il testo integrale della lettera del generale dell’Esercito, ora in pensione, Vincenzo Santo in merito al tema di cronaca delle cosiddette pensioni d’oro (pubblicato sul Messaggero del Lunedì, 8 ottobre 2018):

Premetto che è paradossale che in uno stato di diritto, come credo la nostra Italia sia ancora, parlare di questi argomenti. Non riesco a crederci e non voglio crederci.

Ancora un falso quello che i soliti [Francesco] D’Uva e [Riccardo] Molinari, questa volta accompagnati da altri compari di merenda, hanno rielaborato in merito alla proposta di legge sulle cosiddette pensioni d’oro.

Testo e premessa riconsiderati essenzialmente nel limitare i “parassiti” a coloro che superano questa volta i 4.500 euro netti al mese, o i 90 mila lordi annui. Prima i parassiti erano coloro che ne percepivano da 80 mila in su.

Come cambiano in fretta queste convinzioni. Non sarà che con il precedente limite avrebbero potuto colpire qualche amico, parente o conoscente a vario titolo?

Pensare male è peccato ma, come ebbe modo di dire Andreotti, spesso ci si azzecca. E poi, mi chiedo, restringendo la platea, quale miglioramento si avrebbe nel ricuperare fondi per “aiutare” le pensioni più sofferenti? Mistero. Ma sono certo che il bravo Professor Brambilla stia già facendo i suoi conti.

Nel testo in circolazione i contenuti non cambiano per nulla rispetto alla bozza precedente.

Il tanto decantato ricalcolo contributivo, che campeggia ancora oggi nel titolo, nel meccanismo non esiste. Quindi è un falso come ho scritto in apertura.

Il dispositivo si basa, come il precedente, sull’inganno consistente nell’effettuare una decurtazione dell’assegno mensile sulla base del numero degli anni con cui il soggetto è andato in pensione in anticipo rispetto a un limite di vecchiaia. Un limite che, peraltro, fissato sui 66 o 67 anni non rispecchia affatto le specificità delle Forze Armate e delle Forze di Polizia.

Del resto, è impossibile fare diversamente. Tutti i dati storici per una vastissima platea di pensionati non esistono e comunque, qualsiasi algoritmo non sarebbe in grado di recuperarli tutti. Pertanto, fornirebbe cifre arbitrarie. Lo ha detto persino Boeri qualche tempo fa.

Inoltre, la gente non sa che nel calcolo complesso dei trattamenti pensionistici la formulazione delle varie aliquote tralasciano completamente cospicui periodi di contributi effettivamente versati.

Quindi, secondo me, sapendo bene di non poterlo fare, questi signori hanno trovato un meccanismo ingannevole. Un vero e proprio falso ideologico.

Tuttavia, se proprio così deve essere, e parlo per chi ha vestito l’uniforme, si conceda a questo personale, che a vario titolo è stato messo in quiescenza in anticipo rispetto a quel limite, di rientrare in servizio e ricuperare, così, gli anni eventualmente “persi”.

Un provvedimento del genere lo ritengo più equo.

Si aggiunga un articolo. Semplice. Ma temo di non sbagliarmi se penso che questo provvedimento abbia come scopo soltanto quello di sfamare la rabbia sociale, dovendo nascondere alla gente le proprie incapacità di provvedere allo sviluppo e alla produttività di un’intera nazione colpendo chi è più facile da colpire. Tanto poi si vedrà.

Purtroppo, la maggior parte degli italiani non legge, e questi nostri rappresentanti parlamentari lo sanno e ci giocano.

Il popolo preferisce adagiarsi sugli slogan anche se ingannevoli, e godersi la lenta vendetta sociale. Una sorta di “panem et circenses” dei giorni nostri.

Questo gruppo di autori, sulla cui ignoranza e incompetenza in materia sarei pronto a scommettere, hanno inoltre cercato di superare i dubbi di incostituzionalità, esprimendo, nella vasta e logorroica relazione introduttiva, considerazioni prive di ferrea logica, veri e propri dogmi. Quindi indiscutibili.

Manovrando sapientemente alcuni disposti della Corte Costituzionale, essi fanno propria l’idea che il provvedimento non lede in maniera eccessiva il principio dell’affidamento del cittadino. Ripeto, non lede in maniera eccessiva. E parliamo di misure pesanti, che si attestano sulla doppia cifra percentuale. Cioè, secondo una inconsapevole ma strisciante linea di pensiero bolscevica, loro possono decidere cosa possono sottrarmi senza farmi troppo male?

Una valutazione troppo soggettiva e forse un primo passo verso altri tipi di tagli futuri, anche se su quote più basse, o di vari contingentamenti, dal pane alla benzina al limite del prelievo da un bancomat e così via. Pazzesco.

Come ci si può opporre a tale affermazione? Se poi lo dicono loro, parlamentari, sarà vero o no? Si chiederà il popolo.

In effetti, mi verrebbe da dire, un taglio del 20% non è eccessivo, in quanto l’esproprio avrebbe potuto essere del 100%.

Inoltre, viene definito non arbitrario, indiscutibilmente il limite di 4.500 euro. Limite di cui, discendendo con tutta probabilità da profondi ragionamenti e dai calcoli elaborati dal Mit di Boston, non ci è dato comprendere l’origine. Ma, mi chiedo, era quindi arbitrario quello precedente di 4 mila euro? E perché?

Anzi i 4.500 rappresentano adesso la stessa clausola di salvaguardia.

In sintesi, un insieme di aberranti logiche che secondo questi signori rispecchierebbero le indicazioni date del giudice delle leggi, di cui citano le sentenze con il solo scopo di illudere il lettore che l’articolato in questioni in effetti le rispetta.

Singolare il fatto che all’art. 3 del testo si ribadisca l’istituzione del fondo di risparmio.

A tale punto, mi chiedo che fine abbia fatto quell’altro analogo strumento istituito con la finanziaria del 2015, mi pare con la legge 190 del 2014. I miei contributi, per esempio quelli non riconosciutimi ai fini pensionistici per il periodo 2011/2015 e confluiti lì, che fine hanno fatto? Perché si parla di un altro meccanismo che dovrebbe avere le medesime finalità?

Non ho dubbio alcuno che alle promesse, o minacce, irragionevoli fatte in campagna debbano per forza di cose ora seguire provvedimenti che diano sostanza, pena la perdita del consenso.

E mi pare di poter dire con amarezza che la sorte di tanti pensionati sia nelle mani di un volgare patto convenuto tra i due vice di se stessi, per cui tra i 4 mila e i 5 mila, nelle storiche contrattazioni del mercato delle vacche, trionfa il 4.500.

In barba al principio del legittimo affidamento, quello vero però. Un successo. É questa la gente che ci governa?

Dio ci aiuti dai falsi.

Gen Vincenzo Santo

Sul tema leggi anche “Generali parassiti”: il gen Carletti scrive al Ministro della Difesa, on Trenta (11 ottobre 2018)

Foto: fonti proprie; la combo D’Uva e Molinari è tratta dai profili istituzionali online su camera.it

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Forze Armate