Dopo 75 anni dall’eccidio, solenni onori militari saranno resi per la prima volta a 103 ufficiali del 10° reggimento Fanteria Regina uccisi dai tedeschi nell’ottobre del 1943, si apprende da un comunicato stampa di oggi, 29 luglio, del Comitato Caduti di Kos.
La cerimonia si svolgerà a Kos/Coo dopodomani, martedì 31 luglio prossimo, nel cimitero cattolico dell’isola alla presenza dell’equipaggio di Nave Palinuro, la goletta della Marina Militare di passaggio per la consueta crociera addestrativa.
Dinanzi alla lapide monumentale che riporta i nomi dei Caduti, alla campana della Memoria in bronzo e all’urna con i resti degli ufficiali rinvenuti nel corso della campagna di scavi condotta nel 2015 da un gruppo di volontari italiani e greci, si compirà, dopo decenni d’oblio, un ulteriore, significativo passo di riavvicinamento delle famiglie dei Caduti alle istituzioni della Repubblica.
“Gli ufficiali del Regina furono vigliaccamente uccisi nei giorni successivi all’armistizio da una mitraglia tedesca nascosta tra gli arbusti, mentre a piccoli gruppi venivano accompagnati al vicino punto di imbarco di Tingaki, per essere trasferiti – così era stato fatto credere loro – nei campi di prigionia in Germania”, spiega il comunicato.
I corpi furono interrati in fosse comuni, da 8 delle quali, un anno dopo, ne furono esumati 66, di cui solo 42 riconosciuti, i cui resti riposano ora nell’Ossario d’Oltremare di Bari.
“Si deve a una lettera al Corriere della Sera nel 2005 se l’eccidio degli ufficiali a Kos è stato portato alla ribalta. In essa, una signora italiana esprimeva il disappunto, suo e di molti isolani, perché nulla era stato fatto per ricercare gli altri 37 corpi e mai una Autorità della Repubblica avesse reso gli onori sul posto”, si apprende.
Da allora, per debito d’Onore, un colonnello della riserva dell’Esercito, Pietro Giovanni Liuzzi, dedica tutto il suo tempo per restituire alla Memoria comune l’eccidio degli ufficiali italiani, grazie anche all’opera di un “Comitato Caduti di Kos”, da lui fondato, che fu ricevuto il 25 aprile del 2014 dall’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale incentrò il suo discorso per la celebrazione della Liberazione dell’Italia proprio sull’eccidio compiuto sull’isola greca.
Nel 2015, con il sostegno della Municipalità di Kos, il contributo dell’Ambasciata in Atene e la partecipazione economica di alcuni benefattori, Liuzzi ha avviato l’“Operazione Lisia”: una campagna di scavi che in una sola settimana – “l’unica concessa a disposizione”, sottolinea il Comitato nel comunicato stampa – ha consentito il ritrovamento nello stesso campo di una ulteriore fossa.
Una ricerca minuziosa – poi descritta nell’omonimo libro scritto l’anno dopo per le Edizioni Youcanprint – durante la quale sono emersi oltre a oggetti personali dei militari (una medaglietta in oro, un paio di occhiali, una protesi dentaria in oro, una penna stilografica in bachelite e altro ancora), elementi di vestiario (bottoni, stellette) e 21 bossoli di cartucce per pistola che si ritiene fossero per il colpo di grazia.
Le poche ossa umane rinvenute sono poi risultate appartenere a due giovani di 26 anni. I resti si trovano ora a Kos, nel Cimitero cattolico, in un’urna di marmo costruita a Locorotondo (Bari) grazie al finanziamento di alcuni benefattori.
“La commemorazione del 31 luglio – sottolinea il comunicato – rappresenterà un atto dovuto a chi ha immolato la vita per mantenere fede al giuramento alla Patria”.
Nella stessa giornata alle 18.30, il col Liuzzi, su invito del Comandante di Nave Palinuro, salirà a bordo e illustrerà alle autorità e all’equipaggio gli eventi tragici dell’ottobre 1943.
La goletta resterà agli ormeggi fino al 2 agosto, per poi riprendere la navigazione e proseguire così l’addestramento in mare degli allievi sottufficiali.
“’Con il favore dei venti’ è il suo motto, e ‘Vento etesio’ il nome della pagina Facebook del Comitato Caduti di Kos: per un giorno uniti – Forze Armate e Comitato – nel comune impegno per diffondere, proprio come fanno i venti, i semi della Memoria”, conclude il comunicato stampa.
Fonte e foto: Comitato Caduti di Kos