L’intervista al gen Massimo Mingiardi, comandante della Scuola di Fanteria dell’Esercito Italiano, è tra le top ten di GQ Italia.
Di seguito la versione integrale per il magazine online del gruppo Condé Nast (qui il link all’articolo originale su GQ Italia):
Lo sniper italiano nasce in cento ore. Dopo una dura selezione, parola di comandante
A Cesano di Roma, nell’Agro Romano, la scuola di Fanteria dell’Esercito Italiano crea tiratori scelti. Italiani e stranieri. Ne parla il comandante gen Mingiardi
Conosci perfettamente la differenza tra un M24 e un Sako, hai imparato a camuffarti a perfezione per il softair domenicale, la giungla per te non ha segreti e sei una pietra che respira lentamente e mira all’occhio, come Jude Law/ Vasily Zaytsev nel gelido Il nemico alle porte di Jean-Jacques Annaud.
Ma lo sai che in Italia c’è una scuola per tiratori scelti (sì, chiamali pure sniper che fa tendenza!) che provvede alla formazione di tutti i cecchini dell’Esercito Italiano e anche di quelli delle forze armate straniere?
È a Cesano di Roma, un borgo dell’Agro Romano che con il Texas dell’american sniper Chris Kyle non c’azzecca per niente.
La Scuola di fanteria, di questo stiamo parlando, è un “istituto per la formazione e la specializzazione degli ufficiali, sottufficiali e volontari dell’Arma di Fanteria dell’Esercito Italiano”, come spiega lo stesso sito online istituzionale del nostro esercito.
«L’unico ente della Forza Armata devoluto alla formazione e all’aggiornamento dei tiratori scelti», specifica il generale Massimo Mingiardi, un lungo periodo come mission commander della missione di training europea EUTM (European Training Mission – Somalia) a Mogadiscio prima di approdare a inizio anno a Cesano come comandante della Scuola di fanteria.
Qui, nella bucolica campagna a nord di Roma, arrivano e studiano per otto settimane di fila i militari in servizio permanente, perché è a loro che è rivolto il corso: «In particolare, gli aspiranti tiratori scelti vengono selezionati tra i militari che all’interno del proprio reparto di appartenenza abbiano dimostrato una spiccata attitudine al tiro», spiega il comandante. Si diventa tiratori scelti dopo un centinaio di ore di corso «articolato su otto settimane, di cui circa il 30% di teoria e il 70% di attività pratiche».
Se sei adatto al mestiere lo si capisce subito, appena arrivi: «Le prime due settimane sono dedicate alla selezione del personale che aspira a frequentare il corso di tiratore scelto».
E poi si aprono le danze: «Il programma comprende l’addestramento al combattimento, lezioni sulle armi in dotazione, topografia, addestramento al tiro, balistica, sfruttamento del terreno, stima della distanza senza l’ausilio di materiale elettronico, osservazione del campo di battaglia, movimento occulto sul terreno (stalking), mascheramento e resistenza fisica.»
Questo tipo di figura professionale, che nella Guerra di Crimea trova il suo impulso più significativo per il conflitto così come te lo hanno insegnato a scuola, è il frutto di un percorso di formazione specifico di valore fondamentale per l’esercito.
Sottolinea infatti il generale Mingiardi che «per la Forza Armata il ruolo e la formazione dei nuclei tiratori scelti riveste una particolare importanza: questo perché, durante tutti gli impegni operativi che hanno visto l’Esercito operare nelle missioni all’estero, tali nuclei sono stati impegnati sempre con maggiore frequenza, poiché permettono di utilizzare personale altamente specializzato e addestrato, in grado di intervenire riducendo al minino i rischi di coinvolgimento per la popolazione civile, i cosiddetti collateral damage».
Se pensi a tutti gli impegni operativi sostenuti dal 1987 a oggi al di fuori del territorio nazionale, dall’Albania all’Afghanistan, ti viene da chiederti quanti siano, in totale, questi sniper.
«Il numero dei tiratori scelti dell’Esercito Italiano varia in base alle esigenze della Forza Armata, quindi è difficile stabilire un numero esatto – chiarisce il comandante Mingiardi – Mentre alla Scuola di fanteria, e più precisamente all’interno del Dipartimento di armi e tiro, vi è una sezione di istruttori completamente dedicata allo svolgimento di tali corsi.»
Sì, hai colto. Qui si addestrano anche gli istruttori degli sniper. Ecco perché diventa difficile definire il numero esatto di cecchini che si sono formati nell’istituto di Cesano:«La Scuola di fanteria svolge circa due corsi all’anno e il numero di tiratori scelti varia in base al numero di frequentatori che riescono a superare il corso.»
La selezione, lo capisci, è ferrea. E dopo la scrematura delle prime due settimane, tutto il corso rappresenta una continua valutazione. Come è giusto che sia. Se ricordi Kyle the Legend parlava così dei trainer dei seal: “In sostanza gli istruttori ti strapazzano, poi ti strapazzano ancora un po’. Quando hanno finito, ti prendono a calci in culo e strapazzano quello che avanza”.
Senza troppe metafore, insomma. Ma il generale Mingiardi adotta tutt’altro lessico: «Di certo possiamo ritenerci soddisfatti dal livello di addestramento che ricevono i futuri sniper della Forza Armata presso la Scuola. E questo riscontro ci viene confermato anche dai Comandanti che impiegano realmente i nuclei tiratori scelti nei vari teatri operativi.»
Qual è la giornata tipo del corsista?
«Il programma è sviluppato per fasi, e varia giornalmente, ma possiamo dire – prosegue il generale – che la giornata tipo del tiratore scelto inizia con delle attività teoriche in aula che comprendono lezioni su armi in dotazione, topografia, addestramento al tiro, balistica, sfruttamento del terreno, stima della distanza senza l’ausilio di materiale elettronico, osservazione del campo di battaglia. La pratica viene svolta sia presso le aree addestrative interne alla Scuola di Fanteria, sia in quelle esterne. Ovviamente la parte del leone è rappresentata dall’impiego pratico delle armi in dotazione, per acquisire le tecniche di tiro nei confronti di obiettivi posti a grande distanza dal tiratore.»
Ti ricorderai ora dalle prime righe che in questa scuola si formano anche sniper stranieri.
Sì, è proprio così. L’Italia ha le sue eccellenze, una è proprio tra le colline laziali del Lago di Bracciano: «presso la Scuola sono già stati effettuati corsi a favore di personale militare appartenente a Forze Armate straniere e i requisiti di accesso sono gli stessi che debbono possedere i nostri frequentatori», fa sapere il generale Mingiardi.
Che anticipa una novità: «Nella Scuola di Fanteria è stato avviato da poco un progetto denominato Security Force Assistance, che sarà destinato proprio alla formazione di base e specialistica di unità di Paesi stranieri.»
Infine, la domanda del contribuente dal noto mantra e-io-pago si impone: quanto costa formare un tiratore scelto? E un istruttore?
«Formare un tiratore scelto non è semplice, perché come abbiamo visto prima, è un corso molto lungo che prevede numerose attività pratiche presso i poligoni disponibili. Inoltre, la sua formazione non termina con la frequenza del corso, ma, una volta avuta la qualifica, lo sniper deve continuare a mantenere alto il proprio livello di efficienza proseguendo giornalmente il suo addestramento presso il Reparto di appartenenza. Mentre per l’istruttore tiratore scelto è ancora più costoso, poiché il personale che vuole ottenere tale qualifica deve frequentare un successivo corso di due settimane ancora più impegnativo e selettivo.»
Ma non è il vil denaro la questione: «In sintesi il vero costo della formazione di un tiratore scelto non è dettato dagli oneri finanziari, bensì dalla delicatezza del processo selettivo e formativo su cui noi della Scuola di fanteria investiamo decisamente tutto.»
Parola di comandante, parola del generale Mingiardi.
(Paola Casoli)
L’intervista è anche in Paola Casoli il Blog al link “Esercito, Scuola di Fanteria: ecco come si addestrano i tiratori scelti. Intervista al COM gen Mingiardi” (con foto)