Mag 10, 2015
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Il Kosovo ha la sua prima squadra di soccorso in montagna grazie al CIMIC e al contingente italiano di KFOR

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calata a grappolo di soccorritoriMontagne più sicure in Kosovo, in particolare in Val Rugova, grazie alla prima squadra di soccorso in montagna nata per merito di un progetto tutto italiano.

Organizzato dal CIMIC (cooperazione civile-militare) del contingente italiano in favore della popolazione locale, il progetto determinato a costituire la prima squadra di soccorso in montagna del Kosovo – capace di intervenire autonomamente in caso di incidenti ed emergenze in montagna e/o in ambienti impervi, nonché a costituire un primo team di soccorritori capaci di formarne dei nuovi – è giunto a completamento con l’esercitazione finale di domenica scorsa, 3 maggio.

calata a groappolo di soccorritori_2Esattamente una settimana fa, presso le pareti rocciose della valle Rugova, poco distante dalla cittadina di Peč/Peja, ha avuto luogo l’esercitazione finale del Corso di soccorso in montagna.

All’evento hanno assistito il comandante del Multinational Battle Group West (MNBG-W), colonnello Carlo Cavalli, e il sindaco di Peč/Peja, Gazmend Muhaxheri, grande sostenitore dell’iniziativa sin dalla sua origine.

L’esistenza di questo gruppo di intervento, peraltro, è destinata a supportare lo sviluppo economico e turistico nell’area della Val Rugova, grazie a migliori standard di sicurezza e di soccorso a favore dei potenziali turisti praticanti le discipline sportive in montagna.

calata barella con feritoIl progetto prevede come obiettivo futuro lo sviluppo dell’organizzazione logistica e delle comunicazioni operative della squadra nonché l’incremento delle capacità e potenzialità nell’ambito del “soccorso in montagna” e, grazie ai potenziali partner, il completamento degli equipaggiamenti in modo da poter operare in tutte le situazioni.

Il progetto si è sviluppato in tre differenti fasi, a partire dal mese di marzo: dapprima i 10 candidati partecipanti al corso hanno imparato le nozioni basiche di primo soccorso; le manovre di rianimazione cardio-polmonare, anche mediante l’ausilio del defibrillatore automatico, e il trasporto di un ferito per mezzo di differenti tipi di barelle, attività seguite dal team medico italiano di Camp Villaggio Italia.

il sindaco della citta di Peja, il presidente della    sezioen ANA di Bergamo e il Col. CavalliLa fase successiva ha riguardato il soccorso in montagna in ambiente innevato, durante la quale i frequentatori hanno appreso le nozioni basilari di topografia e orientamento, le tecniche di ricerca e soccorso di personale travolto da valanga, imparando a utilizzare sonde e pale da neve, il dispositivo ARTVA, e le modalità di sgombero del ferito su terreno innevato.

L’ultima fase, sicuramente quella tecnicamente più complessa e impegnativa, ha visto i candidati coinvolti nell’apprendimento, grazie a qualificati istruttori di alpinismo (alcuni dei quali Guide Alpine Militari e membri del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico), delle più recenti tecniche per l’organizzazione e condotta del soccorso in parete, cimentandosi nella “calata a grappolo di soccorritori”, nell’allestimento di una sosta di soccorso da cui è stata calata una barella con ferito, e infine nella tecnica di recupero del ferito mediante “palo pescante”.

istruttore corso in preparazioen della base del palo     pescanteIl progetto è riuscito a rendere operativa la squadra di soccorso in montagna grazie anche all’importante donazione di materiale tecnico da parte dell’Associazione Nazionale Alpini di Bergamo, rappresentata dal presidente Carlo Macalli, e di indumenti tecnici da parte del Soccorso Alpino di Bressanone, in provincia di Bolzano, rappresentato dal 1° maresciallo Rolando Rossignoli.

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Fonte e foto: KFOR MNBG-W

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preparazione alla calata della barella con ferito

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Forze Armate · Kosovo