Come sta cambiando lo scacchiere energetico mondiale e quali le conseguenze della rivoluzione dello shale gas e della crisi ucraina per i mercati europei?
Analisi in tre puntate. Si conclude oggi, con le conclusioni dell’autore, la pubblicazione su Paola Casoli il Blog dell’ultimo lavoro di Marco Antollovich sulle nuove direttive della politica energetica nello scacchiere internazionale.
#shalegas #LNG #Cina #Giappone #Russia
Conclusioni: La virata a Oriente
L’inasprimento della crisi ucraina e una politica europea e statunitense marcatamente ostili a Mosca hanno spinto la Russia ad aumentare le esportazioni di idrocarburi verso paesi non ancora autosufficienti dal punto di vista energetico: Cina, Corea e Giappone.
Dopo l’incidente di Fukushima la dipendenza giapponese da LNG è aumentata drasticamente, il che ha spinto Tokio a incentivare una serie di joint-ventures russo-giapponesi volte a favorire la produzione di Liquefied Natural Gas russo (Progetti Sakhalin I e Sakhalin II).
Tuttavia, dei tre paesi asiatici, Pechino risulta essere l’attore di maggior peso nell’area, considerando il recente sorpasso a “danno” degli Stati Uniti come primo importatore netto di petrolio e altri combustibili liquidi al mondo (Energy Information Agency, 2014). Con i consumi in piena crescita, la produzione interna di greggio in calo (i due enormi giacimenti di Daqing e Shengli risultano infatti in uno stadio ormai maturo, poiché attivi sin dai primi anni ’60) e l’impossibilità materiale di sfruttare le riserve di shale gas nel breve periodo hanno spinto la Cina direttamente tra le braccia di Mosca.
La stipula di quello che viene definito come l’”Accordo del Secolo” tra Russia e Cina sembra in realtà una mossa abbastanza ovvia, considerando il fatto che il più grande esportatore di gas naturale e il più grande importatore mondiale di idrocarburi hanno una frontiera comune di 4.245 chilometri. Tuttavia, sebbene la costruzione di un gasdotto sino-russo fosse prevedibile, ciò che risultava meno scontato era la tempistica, il timing.
Un accordo da 400 miliardi di dollari (considerando che il prezzo del gas russo per la Cina dovrebbe essere di circa 350 dollari per 1.000 metri cubi) difficilmente viene ignorato, ma diventa sintomatico di una virata di interessi verso i mercati asiatici se avviene alla vigilia della dichiarazione delle sanzioni ai danni della Russia.
La costruzione del gasdotto “Potere della Siberia” (Сила Сибири – Sila Sibiri in russo o Yakutia–Khabarovsk–Vladivostok pipeline) avrà ripercussioni certamente positive sia per il mercato russo che per quello cinese nel lungo periodo, il tutto senza privare Mosca della possibilità di esportare gas in Europa.
In Russia, la maggior parte degli idrocarburi destinati all’Europa provengono dalle regioni “storiche”, ovvero la Siberia Occidentale, il bacino del Volga – Urali e il bacino settentrionale di Timan – Pechora, mentre per quelli destinati alla Cina proviene invece quasi interamente dai nuovi bacini della Siberia Orientale, troppo distanti dall’Europa per compensare i costi di trasporto in base al prezzo corrente del gas.
Tale divisione dei bacini di approvvigionamento implica il fatto che Mosca non stia rinunciando al redditizio mercato europeo, bensì che stia cercando nuovi mercati nel caso in cui le sanzioni occidentali portassero a una riduzione del volume di esportazioni russe.
Considerando che l’Europa acquista circa 160 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia e che, una volta terminato il gasdotto sino-russo, Mosca dovrebbe fornire alla Cina fino a 68 miliardi di metri cubi di gas annui, è difficile negare la vittoria russa sullo scacchiere energetico mondiale. Se l’Europa decidesse infatti di ridurre drasticamente le importazioni di gas dalla Russia nel breve periodo, si troverebbe priva di potenziali fornitori alternativi, mentre Mosca, grazie all’ accordo con Pechino, è stata in grado di assicurarsi un compratore che da solo andrebbe a coprire quasi metà delle mancate esportazioni verso il Vecchio Continente.
Marco Antollovich
I due post precedenti sono ai link:
Le nuove direttive della politica energetica: shale gas e crisi ucraina allontanano la Russia dal mercato europeo? 1.USA, Europa e Russia (19 agosto 2014)
Le nuove direttive della politica energetica: shale gas e crisi ucraina allontanano la Russia dal mercato europeo? 2.South Stream o vie alternative (20 agosto 2014)
Dello stesso autore:
Transnistria e Ucraina: i dati che nessuno sembra vedere. E quella telefonata scurrile della Tymoshenko (26 marzo 2014)
Transnistria: un conflitto congelato da vent’anni nell’interesse delle grandi potenze e delle élite russe e ucraine (18 marzo 2014)
La pubblicazione in corso della tesi: Tra Russia e Stati Uniti. Storia della Georgia indipendente
Foto: presstv.ir