Si è svolta ieri, 2 luglio, a Roma, presso il Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), la giornata di studio dal titolo “Flussi migratori: impatto sulla sanità pubblica”.
L’obiettivo del convegno era fare un punto di situazione sugli aspetti sanitari connessi alle attività di controllo dei flussi migratori, con particolare riferimento all’Operazione Mare Nostrum.
Il dibattito, moderato dal capo del Corpo sanitario della Marina, ammiraglio ispettore capo Mario Tarabbo, ha approfondito la tematica delle patologie infettive emergenti e riemergenti, prima fra tutte la tubercolosi (TBC).
Aspetti chiariti, spiega il comunicato stampa della Marina Militare, grazie all’intervento di rappresentanti del mondo clinico e scientifico che, sulla base delle analisi e valutazioni effettuate, hanno illustrato i potenziali rischi per la salute direttamente o indirettamente correlabili ai flussi migratori e all’Operazione Mare Nostrum.
“Nessuno in Marina ha una patologia”, ha dichiarato l’ammiraglio Tarabbo.
La dottoressa Maria Grazia Pompa della Direzione generale della prevenzione del ministero della Salute, ha illustrato i dati nazionali sulla TBC: circa 4.500 casi annui, dopo che la malattia è riemersa in Italia nel 1993. Tra i migranti, invece, solo 27 casi sui 43mila arrivati sul territorio italiano nel 2013.
Il dottor Luigi Ruffo Codecasa, responsabile del Centro regionale di riferimento per il controllo della tubercolosi in Lombardia, ha indicato uno screening per la TBC in un gruppo esposto a rischio. Una prevenzione basata sui vaccini, una diagnosi precoce e una terapia corretta sono le uniche garanzie di sicurezza e isolamento delle sorgenti infette, precludendo così la possibilità alla malattia di divulgarsi tra le genti e anticipando che a breve sarà introdotto in ciclo sanitario un nuovo e più efficace test per accertare la positività alla TBC.
I lavori della giornata sono stati chiusi dal dottor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani: “l’Operazione Mare Nostrum ha rischi prossimi allo zero grazie alla scrupolosa applicazione delle norme di prevenzione sanitaria e della scrupolosa applicazione dei dispositivi individuali di protezione”.
Il dottor Spallanzani ha infine concluso precisando che “positivi al test non vuol dire essere ammalati”.
Il comandante in capo della squadra navale, ammiraglio Filippo Maria Foffi, ha ricordato che “in passato, quando Mare Nostrum non c’era, non avevamo contezza di chi arrivava sul nostro territorio; oggi, grazie all’operazione messa in atto in alto mare, grazie alla Polizia di Stato con i suoi mediatori culturali, all’USMAF, alla Croce Rossa e alle organizzazioni non governative che operano a bordo delle nostre navi, siamo in grado di stabilire in anticipo l’identità di chi entra in Italia e soprattutto in quale stato di salute arriva. Questo a vantaggio della popolazione italiana ed europea”.
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Fonte e foto: Marina Militare