Feb 27, 2014
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La regione del Grande Mar Nero a cavallo tra Europa e Asia; focus sulle interrelazioni con la Bulgaria, A.Miykova/4

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By Anna Miykova

Cap 1.3 della tesi “La regione del Grande Mar Nero a cavallo tra Europa e Asia; focus sulle interrelazioni con la Bulgaria” (Anna Miykova)

Il concetto di Wider Black Sea Region

L’approccio al problema di questa regione è indubbiamente complesso e il pronostico dello storico rumeno Gheorghe Brătianu con riferimento al destino del Mar Nero è illuminante: “il teatro offerto dal bacino del Mar Nero favorisce […] considerazioni che oltrepassano i problemi regionali e vengono rapportati alle forze che agiscono sulla storia universale”.

L’identità geografica della regione è costruita in primis dagli stati rivieraschi: la Bulgaria e la Romania a ovest, l’Ucraina e la grande Russia a nord, la Georgia a est, e le ampie coste settentrionali della Turchia a sud.

A rendere ancor più complessa la materia, tuttavia, è il fatto che la regione stessa si presenta estremamente composita per ragioni storiche ben note, basti pensare alle numerose genti che si sono susseguite nei secoli e che popolano quelle terre ancor oggi: traci, greci, sciti, romani, bizantini, turchi, proto bulgari, russi e molti altri. A un osservatore attento non può sfuggire il fatto che considerarla come regione unitaria sia solo un’elaborazione del pensiero strategico delle grandi potenze.

È senza dubbio vero che la realtà geografica delle risorse, delle vie di trasporto e delle poste in gioco territoriali è un dato che oggettivamente unisce concettualmente i rapporti fra le nazioni e le regioni dell’area. E’ però altrettanto vero, che le differenze culturali, sociali e politiche sedimentatesi lungo il corso della storia non possano non influire a loro volta, rendendo improbabile – se non impossibile – l’unitarietà delle percezioni dei vari attori regionali riguardo ai propri interessi nella regione del Mar Nero.

Un’analisi più approfondita non può prescindere dall’inclusione di Stati che seppur diversi e più lontani, contribuiscono oggi a caratterizzare in profondità una regione che ha progressivamente ampliato i suoi confini. Pertanto, Armenia, Azerbaigian, Moldavia e Grecia, benché non siano Stati litoranei, diventano naturali protagonisti a livello regionale per storia, prossimità e stretti legami con gli altri “vicini”.

Il concetto di regione del “grande Mar Nero”, che include anche questi Stati, trae le sue origini da due fatti principali. Il primo è il tentativo, fatto soprattutto per volere della Turchia dopo la disgregazione dell’URSS, di istituzionalizzare le relazioni economiche degli Stati del bacino del Mar Nero, del Mar Egeo e del Mar Caspio (sponda occidentale) nell’Organizzazione per la Cooperazione Economica del Mar Nero o BSEC. Sono quindi stati cooptati nel progetto insieme agli Stati rivieraschi, paesi che non sono direttamente bagnati dal Mar Nero. L’importanza dell’interconnessione tra i tre bacini marittimi era evidente fin dall’inizio per gli operatori economici ed energetici.

Il secondo tentativo è stato l’elaborazione del concetto di Wider Black Sea Region (WBSR) da parte di un think-tank euro-atlantico – German Marshall Fund of the United States – all’inizio del decennio scorso. Alcuni studiosi tra cui Ronald Asmus, Svante Cornell e Gareth Winrow hanno evidenziato quanto lo spazio geografico – politico lungo la direttrice Mar Caspio – Balcani fosse diventato ormai fondamentale per il controllo degli equilibri eurasiatici, per i rapporti tra Russia e Occidente e per la solidità dell’asse euro-atlantico nei rapporti con il Medio Oriente.

Si potrebbe ulteriormente discutere se la WBSR incorpori anche i due paesi chiave per l’approvvigionamento energetico, Kazakistan e Turkmenistan, il cui sbocco sul Mar Caspio è dal lato orientale del grande lago salato.

Sul piano della politica di sicurezza energetica, la risposta risulta affermativa data l’inseparabilità dei due paesi centrasiatici dalle dinamiche geo-economiche della direttrice Transcaucaso – Mar Nero – Europa centro-orientale. In questo senso, tuttavia, la regione chiamata Greater Caspian region e la regione del “grande Mar Nero” tendono a sovrapporsi e si aprirebbe la questione dell’appartenenza o meno dell’Iran alla WBSR.

Il concetto di Wider Black Sea Region è praticamente contemporaneo a quello di Greater Middle East e la sua genesi è riconducibile alla rielaborazione dello spazio geopolitico da parte statunitense agli albori del XXI secolo. Si tratta invero di un periodo in cui la minaccia delle reti terroristiche di ispirazione islamica, le ambizioni militari dei cosiddetti “Stati canaglia”, l’ascesa della potenza cinese, il tentativo russo di tornare potenza globale e la sfida per le risorse strategiche divengono aspetti distinti ma correlati della sfida al primato statunitense nel sistema internazionale.

Sul piano storico e geopolitico, la regione allargata è divenuta, dopo la fine della Guerra Fredda, una vasta area–perno che mette in comunicazione l’asse euro–atlantico con la Russia, l’Asia centrale e il Medio Oriente. Ma essa è anche il limes culturale fra l’Occidente, la Russia – perennemente alle prese con la secolare questione del suo rapporto con l’Europa – e il mondo musulmano.

Ne consegue che la regione del Mar Nero potrebbe assumere due vesti opposte: da un lato, come afferma il geografo e geopolitologo Saul Bernard Cohen, essa potrebbe diventare una “porta” (gateway) in grado di mettere in comunicazione in modo virtuoso l’area geostrategica occidentale, a conduzione statunitense e incentrata sul dominio dei mari, con quella eurasiatica, imperniata sulla potenza russa e con l’area mediorientale.

Dall’altro, potrebbe diventare una grande “area di frattura” (shatterbelt) nel sistema internazionale, cioè contraddistinta da conflitti regionali (si parla di conflitti congelati in Transnistria, Abkhazia, Ossezia del Sud, Nagorno-Karabakh) peggiorati dall’ingerenza di grandi potenze esterne.

Di conseguenza, la possibilità di degenerazione dei conflitti latenti pone seri interrogativi in tema di sicurezza energetica. La capacità di alcuni Stati di assicurare la continuità nelle forniture energetiche, grazie agli oleodotti e gasdotti che attraversano il loro territorio, sarebbe infatti dimidiata qualora i guerriglieri separatisti decidessero di colpire tali infrastrutture.

Da un lato proprio l’interesse economico-energetico e dall’altro la nuova prospettiva del problema politico e strategico della regione (toccando implicitamente anche la sicurezza), dovuta all’acceleramento dei processi di globalizzazione e integrazione regionale, ha attirato l’interesse di 3 macro-attori geopolitici: l’Unione Europea, la NATO e la Russia.

In primo luogo, l’Unione Europea è interessata alla geopolitica del Mar Nero tanto per ragioni di sicurezza e stabilità, poiché la Politica Europea di Vicinato include anche una strategia per l’Est Europa e il Mar Nero, quanto per ragioni economiche, considerando la dipendenza dell’Unione dalle risorse energetiche russe.

Inoltre, per rafforzare il suo ruolo all’interno della regione del “grande Mar Nero”, l’UE firmò degli accordi di collaborazione con l’Ucraina (perno geostrategico nel Mar Nero) e con la Moldavia, ammettendo la Romania e la Bulgaria come candidate all’adesione nella comunità. A sua volta, l’adesione dei due paesi assunse il significato di garantire una zona di sicurezza nei Balcani, contesto inter‐regionale di interferenze cristiano‐musulmane.

In secondo luogo, la NATO ha esteso la sua influenza sia alla parte orientale che meridionale del bacino del Mar Nero, includendo nelle sue strutture e concludendo accordi operativi con la Turchia, la Romania e la Bulgaria; di contro, le ex-repubbliche sovietiche Georgia, Azerbaigian e Armenia hanno espresso già dal 2004 la loro volontà di aderire al Patto Atlantico e sono state ammesse al “Partenariato per la Pace”. Inoltre, sia l’Ucraina, sia la Russia hanno firmato un accordo bilaterale di partenariato con l’Alleanza.

In ultimo, la Federazione Russa – principale forza economica e militare della regione del Mar Nero sino allo smembramento del comunismo – ha dovuto affrontare negli ultimi anni la necessità di costruirsi una nuova identità geopolitica.

Con riferimento alla quantità di risorse che la Federazione Russa possiede, non solo per la vastità del suo territorio, ma anche per la ricchezza del suo sottosuolo, la Russia dispone delle più grandi riserve di risorse minerarie del mondo. Circa 1/3 dei giacimenti mondiali di minerali metallici e di carbon fossile si trovano in territorio russo e si ritiene anche che la nazione possieda ingenti riserve di petrolio. Nei pressi di Kursk è situato un ingente giacimento di minerali di ferro, mentre giacimenti minori di manganese si trovano nella zona degli Urali. E’ stata inoltre riscontrata una forte presenza di nichel, il tungsteno, il cobalto. La Russia possiede inoltre importanti quantitativi di minerali metallici non ferrosi, come ad esempio il rame, presente in grandi quantità negli Urali. Fino al 1955 il carbone era la principale fonte energetica, sostituito negli anni Settanta dal petrolio e dal gas naturale ricavati soprattutto dai giacimenti della Siberia occidentale e della fascia Volga-Urali. Nel 2003 la produzione di energia da centrali termoelettriche copriva il 64,7% della produzione totale di energia. Anche dal punto di vista militare essa può a ragione essere definita la potenza maggiore della Regione perché possiede la flotta più grande (Flotta russa del Mar Nero).

Fatta eccezione per le controversie con l’Ucraina per il controllo marittimo in Crimea, la Russia ha manifestato la sua intenzione di consolidare la propria posizione geopolitica nel suo “prossimo vicinato” (strategia elaborata nel 2007) che include il mantenimento, tramite il Mar Nero, dell’accesso ai “mari caldi”. Inoltre, sotto l’aspetto economico è nota la politica aggressiva di Gazprom e Lukoil sulla piazza energetica della WBSR, che ha coinvolto gli altri Stati della regione: Bulgaria, Grecia, Turchia e Romania.

Infine, per contrapporsi all’influenza dell’Alleanza Atlantica e dell’UE, la Russia ha rafforzato le sue collaborazioni con gli Stati della CSI  (Comunità degli Stati Indipendenti, in russo: Sodružestvo Nezavisimych Gosudarstv: è una confederazione composta da nove delle repubbliche dell’ex Unione Sovietica) – Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan – attraverso la costituzione dell’Unione Economica Eurasiatica (2005) e l’avvio del progetto di un sistema monetario unico (2010).

Non dimentichi di un attore di grande rilevanza della regione come la Turchia, riscontriamo come questo Paese promuova una politica piuttosto contraddittoria riguardo al Mar Nero, tentando di mantenerlo “mare chiuso”. Essa si serve, a questo fine, del controllo degli Stretti Turchi (Bosforo e Dardanelli), che sono gli unici accessi al bacino semichiuso. Nonostante la “questione degli stretti” sia stata per alcuni secoli il teatro di aspri scontri tra la Turchia e la Russia, oggi i due attori principali muovono i primi passi verso una strategia collaborativa.

Il puzzle geopolitico appena descritto consta di macro attori ma lascia anche spazio per un pluralismo geopolitico variegato. Gli Stati più piccoli sono senza ombra di dubbio attori dai ruoli più dimessi, ma per ciò stesso non meno incisivi e interessanti. Questa è la motivazione che ci ha spinti a soffermarci su uno in particolare, ovvero sul ruolo rivestito dalla Bulgaria.

Si tratta di uno Stato che per la sua posizione geografica aspira a crescere e superare i “ristretti” confini nazionali per affermarsi come attore attivo all’interno della politica della WBSR. E lo fa contemporaneamente nelle vesti di Stato sovrano con una “situazione” strategica comoda (sbocco sul mare) e nelle vesti di membro dell’UE e della NATO, che gli conferisce un maggiore potenziale estero e amplia il suo campo di manovra, necessario per perseguire questo obiettivo.

Anna Miykova

Seguirà La Bulgaria

Il post precedente è al link La regione del Grande Mar Nero a cavallo tra Europa e Asia; focus sulle interrelazioni con la Bulgaria, A.Miykova/3

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