Capitolo 2.4 della tesi “Gli interessi statunitensi in Asia Centrale: storia recente e partnership NATO” (L.Susic)
Cap.2.4: La prima Presidenza Obama
Il secondo passo avanti fu fatto da Barack Obama quando, poco dopo la sua elezione, elencò i sei obiettivi che la sua Amministrazione avrebbe voluto portare a termine in Asia Centrale:
- massimizzazione della collaborazione con gli Stati dell’area nella lotta al terrorismo e nella realizzazione del Northern Distribution Network (una serie di basi logistiche distribuite dal Baltico al Mar Caspio che gli USA utilizzano per trasportare il materiale necessario alla loro permanenza in Afghanistan);
- incremento dello sviluppo e della diversificazione delle fonti energetiche;
- promozione del buon governo e del rispetto dei diritti umani;
- spinta allo sviluppo di economie di mercato;
- lotta al traffico di droghe e persone;
- sostegno alla non proliferazione nucleare.
In contemporanea, l’Amministrazione lanciò anche un piano di consultazioni biennali di alto livello (ABC’s) fra USA e gli stati della regione per discutere di tematiche vicine a quelle espresse nel programma appena citato.
Sembrerebbe che anche in questo caso ci fossero state, da parte Kazaka, delle riserve sull’importanza attribuita agli incontri in materia di diritti umani, come quello sull’attivista Kazako per i diritti umani Evgeniji Žovtis.
Poco dopo la fine del primo anno del suo mandato, nel giugno 2010, il Presidente Obama dovette affrontare un grave problema in Kyrgyzistan, paese in cui scontri interetnici fra la maggioranza autoctona e la comunità Uzbeka avevano causato diverse centinaia di morti.
Le tensioni erano iniziate a fine maggio quando nell’enclave di Sokh la minoranza Uzbeka bloccò un’autostrada per richiedere a Bishkek di garantire i propri diritti.
In un primo momento Tashkent decise di inviare l’esercito per difendere i propri connazionali all’estero, nonostante questa fosse una violazione della sovranità di un altro paese, ma ritornò ben presto sui suoi passi e il 3 giugno ritirò le proprie forze.
Gli scontri divennero più duri nei giorni 11, 12 e 13 giugno, quando il numero delle vittime cominciò a crescere. Il governo provvisorio (Bakiyev fu rovesciato da un Colpo di Stato nell’aprile del 2010; l’insoddisfazione popolare fu generale a causa del sistema dispotico di governo che il Presidente aveva tenuto nel corso dei 5 anni di Governo; il potere venne preso ad interim da Roza Otunbayeva) si rivolse immediatamente alla Russia per ricevere il supporto di cui necessitava per controllare gli scontri, ma non lo ottenne.
Mosca, infatti, dichiarò che si trattava di avvenimenti interni e pertanto non intervenne con la forza, limitandosi ad inviare aiuti umanitari, cosa che fece anche la Cina. Quando la situazione divenne più tranquilla cominciò la conta dei morti, che però non portò a dati certi e condivisi.
La Commissione Nazionale creata ad hoc dal Governo Kyrgyzo calcolò che le vittime erano state 426, di cui 276 Uzbeki e 105 locali, mentre dei testimoni oculari riferirono di oltre 2000 vittime nella sola Osh.
Obama fu criticato perché i suoi ufficiali non avevano risposto positivamente alla richiesta informale di aiuto lanciata da Bishkek e la sua Amministrazione si era limitata a copiare la Russia inviando semplici aiuti.
Il motivo per cui gli USA non agirono fu, probabilmente, che essi non intendevano alterare lo status-quo esistente con la Russia in quella Repubblica (è necessario anche dire che l’azione in un territorio del genere, in cui gli scontri avvenivano a livello locale e non vedevano contrapposte fazioni chiaramente identificabili – si trattava di un contesto urbano – avrebbe potuto richiedere l’uso della violenza, cosa non facile da giustificare agli occhi del mondo e, per di più, nella periferia russa).
Se nessuno dei due si fosse mosso, la situazione sarebbe rimasta com’era prima, senza innescare un pericoloso confronto su chi fosse maggiormente impegnato in Kyrgyzistan. E’ necessario ricordare che, nonostante gli Stati Uniti avessero una base militare in loco, il Paese restava un satellite di Mosca.
In definitiva, l’inizio della prima Amministrazione Obama si contraddistinse per lo sforzo per migliorare le relazioni con la Russia di Medvedev e a sviluppare ulteriormente la presenza economica in loco, come dimostrato dal Central Asia South Asia Regional Electricity and Trade (CASA-1000) Project. Dietro a questo complesso nome si celava l’idea di sostenere, durante l’estate, la vendita ad Afghanistan e Pakistan del surplus energetico prodotto dagli impianti idroelettrici di Tajikistan e Kyrgyzistan.
La ratio del progetto (ancora in fieri al momento della scrittura della tesi) è quella di favorire l’export energetico delle due Repubbliche produttrici e, contemporaneamente, integrare maggiormente l’Afghanistan e il Pakistan nel contesto regionale, aiutando soprattutto Kabul a rilanciare la propria economia.
Luca Susic
Seguirà Cap 3: Conclusioni
Il post precedente è al link Gli interessi statunitensi in Asia Centrale: storia recente e partnership NATO, L.Susic/10
Foto: il presidente Barack Obama è del Sole24Ore