Introduzione della tesi “Tra Russia e Stati Uniti. Storia della Georgia indipendente” (M.Antollovich)
Durante il mandato di Mikhail Serghevich Gorbaciov come Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, il mondo assistette al rapido e inesorabile declino di una superpotenza, di una realtà e di un’idea che per settant’anni avevano rappresentato la più grande minaccia all’Occidente, agli ideali democratici e al libero mercato.
Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’equilibrio di Yalta veniva meno e una nuova Federazione Russa degradata al ruolo di “media potenza”. Le ambizioni egemoniche di quel che un tempo era stato il blocco comunista Sino-Sovietico svanivano e, con esse, un sistema basato su sfere di influenza, che da mezzo secolo veniva dato per consolidato.
Il crollo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche determina una ridefinizione degli spazi, dell’economia e degli interessi geostrategici di vecchi e nuovi rivali in quello che viene definito “ The new Great game” ( processo di espansione territoriale verso l’Asia Centrale, che vide scontrarsi l’Impero Britannico contro l’Impero Zarista).
La nuova conquista dell’Heartland e delle “pivotal area”, le zone di maggiore interesse strategico, vedrà le grandi potenze internazionali contendersi il controllo egemonico sui nuovi stati dell’Asia centrale e del Caucaso e sulle nuove democrazie dell’est Europa.
Cina, Russia, Stati Uniti, Iran, Turchia, Unione Europea e NATO sono i protagonisti di un contenzioso dai risvolti incerti per la ridefinizione della “scacchiera mondiale”, con la non ben mascherata finalità di ampliare le proprie sfere di influenza: stabilire nuovi poteri egemonici e controllare una zona ricca idrocarburi, posta al centro dell’ Eurasia.
Un impegno globale; focalizzato sulle aree, già esistenti o emergenti, che avranno un impatto considerevole sulla bilancia energetica mondiale. Questa è la nuova politica statunitense: la dipendenza dagli idrocarburi andrà quindi a dettare le condizioni nella politica estera dei maggiori paesi importatori di petrolio, nel tentativo di svincolarsi dai produttori medio – orientali.
Non bisogna trascurare tuttavia il ruolo che la nuova Federazione Russa, erede dell’Unione Sovietica, ha giocato e continua a giocare all’interno delle ex repubbliche: un’influenza storica, economica, politica e culturale i cui segni sono ancora marcati e indelebili.
La nuova politica Russa del “Near Abroad” (l’insieme di stati una volta facenti parti dell’ Unione Sovietica e ora indipendenti) che, seppur costretta a rinunciare a un ruolo egemonico, vanta ancora mire espansionistiche da “grande potenza”, si scontra dunque con un’inferenza europea e statunitense da molti percepita come indebita. Ma quali sono state le cause e,soprattutto, quali saranno poi le conseguenze della caduta del colosso sovietico, di ciò che venne definita da Putin come “la più grande catastrofe del Ventesimo Secolo”?
In questo scritto verrà analizzato come il controllo del Caucaso, e in particolar modo della Georgia, rivestirà un ruolo fondamentale all’interno di un processo di ridefinizione territoriale dell’area in seguito alla nascita di nuove repubbliche indipendenti da Mosca.
In particolar modo, attraverso un’analisi della storia della nazione georgiana successiva all’indipendenza, sarà possibile confrontare la politica di soft power statunitense, basata principalmente sull’intervento economico e culturale, a quella di hard power della Federazione Russa.
La ricerca approfondirà inoltre come l’intervento armato e la strumentalizzazione di moti indipendentistici in territorio georgiano abbiano costituito per il Cremlino uno strumento efficace di destabilizzazione territoriale in un’area di importanza strategica non trascurabile per la nuova politica russa.
Marco Antollovich