By Cybergeppetto
Voi non mi conoscete, sono una palma facente parte di un’opera d’arte contemporanea che consiste, oltre che in me, in un motore e un’elica che passa attraverso il mio tronco.
Per farla breve, mi hanno trapanato il tronco e sto seccando, morirò presto sull’altare dell’arte.
La mostra di cui faccio parte si svolge in un palazzo del Settecento, e un buon numero di persone viene davanti a me per ammirare l’afflato artistico di coloro che si sono fumati la mostra … pardon … che l’hanno concepita.
L’arte ai giorni nostri è una cosa comoda, l’artista compone un’opera, nel mio caso è bastato fare un buco nel mio tronco e attaccare il tutto alla rete elettrica, gli da il significato che vuole quando lo intervistano e il gioco è fatto. Davanti a me ogni giorno vedo gente che mi guarda con le espressioni più diverse.
Ci sono quelli che sono rapiti da siffatta meraviglia, sembrano in estasi come Santa Teresa d’Avila, non hanno bisogno di leggere il libretto della mostra per capire che si tratta di tensione verso il bello, la loro sensibilità artistica è così spiccata che, qualsiasi cosa tu gli metta davanti, incominciano subito a declamare tutte le sensazioni che in loro sono indotte dalle opere contemporanee. Si tratta di discendenti di autorevoli critici d’arte, tipo il mitico Giulio Carlo Argan, quello che, dopo una carriera lunga e luminosa, s’infortunò in un’infelice valutazione sui falsi busti di Modì, cioè dei pietroni che alcuni ragazzotti avevano buttato nei fossi di Livorno burlandosi di cotanta cultura artistica.
Ci sono poi quelli che si avvicinano con fare piuttosto circospetto, si vede che sono perplessi e che questa forma d’arte non li convince, ma non vogliono far vedere che sono degli zotici incolti che non si abbeverano alla cultura artistica contemporanea, se li avvicini incominciano a parlare anche loro del significato dell’opera, magari un po’ più stentatamente degli altri, con minore convinzione, ma fanno un deciso sforzo per non apparire rozzi e artisticamente illetterati. I tapini sono vittima di quella trappola per cui se dici che non ci capisci nulla non è colpa dell’artista che se si fosse trapanato il cervello sarebbe stato lo stesso, ma tua che noi ti sei omologato ai “maître a penser” dell’arte ora in voga.
C’è una piccola minoranza di reprobi che mi guarda e scuote la testa, sono persone decisamente lontane dall’arte e dalla cultura contemporanea, sono così poveri di spirito da vedere solo una pianta con un buco nel tronco e, man mano che i giorni passano, notano sempre di più le mie palme secche, non riescono proprio a dare un significato all’opera.
I peggiori, però, sono quelli che fanno finta di guardare la mostra, ma in realtà guardano di traverso i quadri antichi e i decori dei secoli scorsi che sono nel palazzo, si tratta di persone veramente ingrate che tradiscono lo spirito contemporaneo per vedere il vecchiume della storia, maramaldi che hanno nostalgia del Piermarini e dei suoi artigiani.
Io sono comunque molto contenta di essere stata inserita in questa mostra, certo avrei preferito essere piantata in un bel giardino, magari privato e di una residenza signorile, tipo quelle di tutti questi maestri d’arte e cultura che, com’è noto, non se la passano male …
Una volta che sarò seccata, per favore, vorrei essere bruciata nel camino della casa di una famiglia di reprobi che non capiscono nulla d’arte o che apprezzano solo quella antica, magari lo scoppiettìo del mio legno che brucia e le scintille che sprizzeranno dal fuoco faranno capire a quei meschini quanto sono stati fessi a lavorare nella vita, avrebbero fatto meglio a darsi all’arte contemporanea.
Cybergeppetto
p.s. “Papà! L’hai vista la palma con il ventilatore?”. “Sì, figliolo, ma a me le pale mi girano già da tanto tempo, sono venuto qui solo per te. Ora andiamo a casa, così fai i compiti …”