Ott 2, 2013
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Ogni momento è catartico

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By Cybergeppetto

In queste ore in cui il destino del governo è in bilico e le sorti della repubblica appaiono compromesse, gli italiani assistono col fiato sospeso al rito vibrante d’emozione delle dichiarazioni solenni che i nostri rappresentanti pronunciano dagli scranni del parlamento.

Il momento è evidentemente catartico, con voce stentorea gli oratori del terzo millennio tentano di superare in veemenza la prosa di Cicerone, come se fossero lì a declamare le Catilinarie.

Se dovessimo spiegare la situazione ad un viaggiatore straniero di passaggio nel belpaese, dovremmo fare appello a tutta la nostra capacità descrittiva per rendere l’idea del pathos che pervade l’opinione pubblica, del furore che anima la classe politica, del picco di adrenalina che diffondono i media.

Non sarebbe infatti facile spiegare al foresto quale dramma si stia sviluppando, roba da far impallidire Eschilo, Sofocle ed Euripide, i grandi maestri della tragedia greca.

Eppure se l’alieno viaggiatore fosse colto da un dubbio amletico e ci chiedesse con curioso candore: ”Quante volte è successo nella storia della Repubblica?”, che gli risponderemmo?

Come faremmo a spiegare all’incauto pellegrino che nel nostro sistema politico ogni momento è catartico e di queste scene se ne vedono un tot ad ogni legislatura? Come si potrebbe spiegare che i governi sono come i calzini  e si cambiano tutte le giornate della politica?

Come spiegare agli extra italiani che ogni volta che abbiamo un governo lo sfasciamo e, dopo averlo sfasciato, corriamo a farne uno nuovo per risfasciarlo?

Abbiamo buttato all’aria il governo del 2012 perché lo spread ci mozzicava le chiappe, poi ci siamo svenati di tasse con Monti e la Fornero ed, ormai esangui, abbiamo fatto cadere anche loro. Dopo mesi di discussioni abbiamo giocato a “lascia o raddoppia” con Napolitano per fare il governo Letta, quello che in questi mesi ha rimandato tutto quello che doveva fare, cioè ridurre la spesa e conseguentemente, le tasse ed ora siamo di nuovo a declamare i principi inutili di una classe politica che non vuole fare l’unica cosa che deve, lavorare.

Quante volte Paolo e Francesca, pervasi dal calore del bacio tremante, sono stati passati a fil di spada dal cognato? Amleto prendeva il teschio in mano un giorno si ed uno no? Romeo e Giulietta si suicidavano tutti i giorni? Orfeo ed Euridice si dannavano ogni tre per due?

Atteso che l’unica cosa che si deve fare, lo ripeto, è diminuire la spesa pubblica ed abbassare le tasse, la ripetizione ad urli e strepiti delle litanie inutili della politica comincia a diventare un po’ seccante.

Cybergeppetto

p.s. “Papà, da grande voglio fare il drammaturgo!”. “Bravo figliolo, devi solo studiare la letteratura, la metrica e presentarti alle elezioni…”

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Inchiostro antipatico