By Michela Diani
Quando ero piccola, nel palazzo in cui abitavo, viveva anche un colonnello dell’esercito. Non che lo vedessi spesso, ma quando capitava, la sua presenza mi regalava una sensazione di fascino e autorevolezza.
Certamente, da piccoli, non si riesce a dare un nome alle emozioni che si provano, ma da ‘grande’ riuscii a dargli quel nome e quel volto.
Nel corso della mia adolescenza, poi, e sempre per ‘caso’ incontrai altri militari insieme alle loro famiglie, una conoscenza non superficiale. Ma questa volta le sensazioni che mi balenarono nel cuore furono molto diverse: la fatica prese il posto del fascino e la solitudine il posto dell’autorevolezza. Certamente non riporto questi fugaci incontri con militari e con le loro famiglie come una prova della mia conoscenza della vita militare, tutt’altro, ma quanto come espressione abbastanza evidente dei sentimenti contrastanti che questo tipo di vita spesso può suscitare.
Nel confrontarci con la solitudine possiamo avere atteggiamenti diversi, possiamo vederla come un mare profondo e immenso che ci divide, ci separa e nel quale ci perdiamo, oppure come due meravigliose terre, entrambe bagnate da un mare verde e ricco di pesci colorati, su cui cresce rigogliosa e fiorente la vita. La prima visione ci fa sentire molto distanti l’uno dall’altro, ci fa scoraggiare soprattutto quando nella nebbia e nel brutto tempo, anche se agitiamo le mani per farci vedere, nulla ci nota all’orizzonte. La seconda visione ci fa aguzzare la vista per incrociare lo sguardo dell’altra riva, ci fa godere dello spettacolo dell’acqua verde nel quale possiamo nuotare e ci fa accendere due fari giganti in tempo di buio o di tempesta.
Così funziona sempre nella vita. Possiamo scegliere di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Forse la realtà che tocchiamo, quella materiale, quella di tutti i giorni, quella della routine ci può dire che il bicchiere è mezzo vuoto e che tra un po’ moriremo di sete. Ma la realtà ‘invisibile’, quella dell’anima, può dirci, se vi porgiamo l’orecchio, l’esatto opposto. L’anima non ignora la lontananza dall’altra riva, ma ha fiducia che sull’altra sponda c’è qualcuno. L’anima non ignora che c’è un mare enorme in mezzo alle due spiagge, ma gode dell’acqua limpida e fresca in cui può indugiare mentre attende l’arrivo della nave che porta all’altra sponda. L’anima non nega che quando la notte cala, nulla si vede più, all’orizzonte, ma si reca al faro e con l’altro faro intavola un discorso.
Nella solitudine c’è un tesoro nascosto che come tutti i tesori necessitano di amore e passione per essere cercati e alla fine trovati. Solo così, quell’immenso mare smetterà di essere una distesa di acque sconosciute che dividono e diventeranno un oceano meraviglioso da sondare che unisce due spiagge lontane.
Se guardiamo con questi occhiali le nostre vite, è più semplice gestire la faccia della realtà materiale che spesso incalza e non ci dà tregua. Sono una grande sostenitrice del fatto che la vita cambi volto a seconda dell’atteggiamento con cui la prendiamo. Certo, imboccare la strada dell’atteggiamento interiore giusto non è una qualità che abbiamo mai alla stazione di partenza. E’ una consapevolezza che con la maturità riconosciamo e ci fa vivere in un modo assai più soddisfacente, gratificante e forse anche più leggero…( non superficiale…) la nostra esistenza eroica di tutti i giorni.
E’ nell’allenamento che si scolpiscono i muscoli, non nella gara …
A tutti una sincera e profonda stima per il grande impegno e la grande testimonianza di vita che ogni giorno date, anche in mezzo alle avversità e alle fatiche, spesso nascoste, dalle gesta più evidenti e sonanti di chi ha una missione da compiere.
Michela Diani
Foto: studioafis.it