By Vincenzo Ciaraffa
Nel 1963 gli italiani vivevano ancora in pace con se stessi, col fisco, con l’ambiente e nella massima spensieratezza: il maestro Alberto Manzi, con la trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi”, insegnava a leggere e scrivere agli analfabeti che all’epoca erano ancora tanti, la gente lavorava, le rimesse dei nostri immigrati in Belgio e in Germania arrivavano puntuali e la Democrazia Cristiana, tramite mamma RAI, vegliava sul nostro riposo. Sicché subito dopo Carosello i bambini dovevano andare a letto seguiti, qualche ora dopo, dagli adulti … giusto il tempo per vedere (quando andava bene) un film in bianco e nero risalente a vent’anni prima. Oh, Dio come sembravano belli e carichi di certezze quegli anni e, invece, eravamo soltanto alla vigilia della fine di tutto.
Noi italiani comuni, però, obnubilati da un senso di sazietà che scambiammo per benessere, non potevamo cogliere certi segnali come, invece, fece il giornalista Mario Missiroli. In proposito ecco la parte pregnante di un suo articolo pubblicato sul Messaggero del 1° gennaio 1963: «E’ un fatto. I partiti fanno vista di non vedere, di non sentire, ma è fuori discussione che da qualche tempo si va sempre più diffondendo nel Paese un senso di vivissima avversione nei confronti di quella partitocrazia alla quale si fanno risalire tutti i malanni che ci affliggono. Si tratta di un fenomeno grave, perché tale avversione, pienamente giustificata dalla realtà, da quanto accadde sotto i nostri occhi, può risolversi nel discredito della stessa democrazia e coinvolgere, in una sommaria condanna, le idee, i metodi, i principi stessi di quella legittimità all’infuori della quale nessun governo può reggersi».
Profetico il grande Missiroli, le sue parole sembrano essere state scritte un’ora fa! Nel giudicare le famose (o famigerate a secondo dei punti di vista…) circolari del Generale Alberto Mosca, invitiamo i frequentatori del blog a tener ben presente che quella era l’aura culturale del tempo, un tempo in cui – anche se non ce ne accorgemmo tutti – iniziavano a crearsi le prime crepe in un “Sistema” mistificatore e bugiardo, e di quello si accorse bene il nostro uomo che, evidentemente, non era così tetragono come molti lo ritenevano.
Basta andare a leggere il terzo punto della circolare numero 4 del 12 aprile 1963: «Ho spesso udito giustificare questo stato di cose con la crisi del dopoguerra (diamine, è finita da 18 anni!); con il carovita, con le famiglie numerose, con la questione degli alloggi ecc. ecc.». Confesso di divertirmi un mondo a immaginare cosa farebbe oggi il Generale Mosca se mettesse piede in una caserma e incontrasse quegli ineffabili individui che soltanto perché ogni tanto marciano insieme presumono di essere soldati e quegli Ufficiali che appena varcano la porta carraia della caserma, il mattino hanno un solo pensiero: a tazzulella ‘e cafe’ al Circolo. Ai tempi di Mosca, invece, si sarebbero recati a mensa per vedere se i loro uomini avessero fatto una decente colazione.
Vincenzo Ciaraffa
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Il carteggio del generale Alberto Mosca a cura di V.Ciaraffa in Paola Casoli il Blog