Presso gli istituti zootecnici dove si pratica l’inseminazione artificiale, prima che il veterinario introduca il liquido seminale nel dotto genitale delle fattrici mediante una cannula, un focoso stallone è legato nei paraggi delle cavalle da inseminare e la cui presenza ha la funzione di eccitare le loro ovaie e far andare a buon fine quella che potremmo definire fecondazione assistita.
Ecco, quegli stalloni – che, poveretti, restano sempre con un palmo di naso – potrebbero essere definiti “facilitatori”.
Non è stato un caso, perciò, che Giorgio Napolitano abbia definito con questo stesso termine i cosiddetti dieci saggi da lui nominati il 30 marzo scorso, affinché, in dieci giorni (sic!), indicassero al Parlamento le cose più urgenti da farsi per evitare lo sprofondamento del Paese.
Insomma, i saggi dovevano essere i facilitatori di un Parlamento che, dopo cinquanta giorni dalle elezioni mentre scriviamo, non è riuscito a esprimere neppure uno straccio di governo.
La loro nomina, in realtà, doveva servire al Presidente della Repubblica da alibi per dare il tempo a Bersani di portare a termine l’assedio della fortezza dei grillini allo scopo di poter catturare dei voti che gli potessero assicurare una maggioranza al senato. E questo scenario l’ha sintetizzato molto bene una persona al di sopra di ogni sospetto, il “saggio Onida”, ai malandrini della Zanzara: «Siamo inutili, serviamo per coprire la fase di stallo».
Il diavolo, però, sa fare le pentole ma non i coperchi! Il tentativo quirinalizio, infatti, non ha ottenuto il risultato auspicato perché l’unica cosa che Bersani è riuscito a catalizzare nella sua disperata ricerca di alleati è stata un’altra raffica di vaffanculo da parte di Grillo. Sicché a pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, il presidente si è ritrovato senza aver conseguito lo scopo e tra le mani una relazione di cui non sa cosa farsene perché essa è un imbarazzante insieme di ovvietà. Ne citiamo soltanto alcune, partendo dall’introduzione: «Questo documento non è un programma di governo, organico e sviluppato in un’ottica di lungo termine. Non può essere e non è un manifesto politico. Non è neanche una mera nota descrittiva dei problemi».
Che c…. è allora! E’ semplicemente fumo senza arrosto se non un arrosto vecchio e avariato come il superamento dell’attuale legge elettorale, l’abolizione di una Camera, la riduzione dei parlamentari, lo sviluppo economico equo e solidale: cose che gli italiani stanno sentendo da una vita senza che siano mai realizzate! Ciò che nessuno ha detto ufficialmente al Presidente Napolitano, ma che tutti i cittadini pensano, è che non ci volevano dieci saggi, nominati peraltro, senza il conforto della Costituzione, per additare alla politica dei problemi che si sono incancreniti perché quella stessa politica non ha saputo risolverli nel corso degli anni e in contingenze molto più favorevoli di quelle attuali.
Di questo deve essersi, alfine, accorto lo stesso Napolitano che ha pensato bene di mettere le mani avanti: «Le relazioni che mi sono state presentate questa mattina fanno parte delle mie consegne al nuovo Presidente della Repubblica, oltre che essere oggetto, in questi giorni, della mia riflessione». Come dire che se il 30 marzo scorso la relazione da partorirsi da parte dei saggi quirinalizi doveva (ufficialmente) servire a tratteggiare un programma, breve ed essenziale, per un governo di larghe intese, il 12 aprile quella relazione si è trasformata in “consegne” per il nuovo presidente della Repubblica.
Suvvia, Presidente, non faccia così: il suo successore non scenderà dalla luna e, perciò, conosce più che bene i problemi dell’Italia! D’altronde cosa potevano decidere d’innovativo dei “saggi” che sono essi stessi l’espressione dei poco saggi partiti sedenti in Parlamento e che stanno lottando con le unghie e con i denti per mantenere benefit e privilegi?
La riprova di questa identità di vedute è che essi non hanno proposto l’unica cosa che scuoterebbe veramente le fondamenta della casta di cui fanno parte e ridarebbe fiducia nelle istituzioni agli italiani: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, abolizione sulla quale, peraltro, i nostri connazionali si sono già espressi una volta ed anche a schiacciante maggioranza.
Per rimanere nell’ambito del linguaggio da istituto zootecnico con cui abbiamo iniziato, possiamo terminare affermando che i “facilitatori” hanno assolto il loro compito che era quello di dare il tempo a Bersani di trovare una qualche soluzione miracolistica che gli consentisse di realizzare un governo che imbarcasse anche i grillini. L’operazione, però, non è riuscita. E adesso chi lo riporterà lo stallone deluso e infoiato nella stalla?
Vincenzo Ciaraffa
Foto: RaiGiornaleradio