La decisione di rimandare i Marò in India perché ci hanno garantito che non li fucileranno è degna del profilo cattocomunista del governo tecnico, rinunciando alla sovranità per un deficit di amor patrio. Con una sola decisione si è riusciti a creare almeno tre effetti negativi.
Un vecchio adagio dell’Esercito dice: “ordine e contrordine, uguale disordine”. La condotta incerta e incostante è infatti la migliore premessa del fallimento di ogni operazione militare
Il procedimento iniziato presso il tribunale militare di Roma va all’aria, con ciò contraddicendo il principio secondo cui i militari devono rispondere dei loro atti al giudice appositamente costituito.
Il giudice indiano, incompetente secondo il diritto di bandiera e sotto vari altri profili, avrà il tempo per baloccarsi ancora su questa vicenda chissà per quanto tempo, visto che in India è difficile fare qualsiasi processo, compresi quelli per stupro.