Sta aumentando il profilo di rischio del Mali, sia dal punto di vista dell’azione militare che nell’ottica umanitaria. L’organizzazione per l’emergenza umanitaria Intersos ha fatto sapere lo scorso 29 gennaio che “nell’area di Mopti le famiglie dispongono di cibo solamente per due settimane, poi le scorte non basteranno”.
La guerra sta sconvolgendo il nord del paese, fa sapere l’organizzazione, che chiede sostegno alla propria azione, ma l’emergenza che colpisce la maggioranza della popolazione è la crisi alimentare: il Sahel è afflitto da mesi di siccità accompagnata da prezzi del cibo sempre più alti.
Non è bastato il buon raccolto del 2012 nel sud, si apprende, a risollevare le condizioni di moltissime famiglie nel nord, che si sono trovate di fronte a un doppio problema per la sicurezza alimentare: la siccità e l’occupazione delle milizie ribelli. Le conseguenze della guerra rendono difficile l’approvvigionamento del nord, molti corridoi di distribuzione degli aiuti sono inaccessibili e la carenza di cibo crea allarme per l’impatto creato su una popolazione impoverita e malnutrita già da lungo tempo. Nella regione desertica del Sahel ogni anno circa 300mila bambini perdono la vita per effetto della malnutrizione, fa sapere Intersos che continua l’azione di assistenza agli sfollati nelle province di Mopti e Sevarè, zona di cerniera tra nord e sud del paese, con distribuzione di kit di prima necessità per poter dormire, cucinare e lavarsi.
“Le persone arrivano in autobus o a piedi portando con loro pochissimi effetti personali e sono bisognose di tutto. Sono accolte dalle famiglie residenti, già messe a dura prova dalle prime ondate di sfollati. Circa 5mila nuovi sfollati sono andati a sommarsi ai 230mila che trovano riparo dalla guerra. Il lavoro di raccolta dati dei bisogni e delle vulnerabilità, svolto dal nostro staff in queste settimane – specifica Intersos – rende possibile oggi portare aiuto a chi è in maggiore stato di necessità e urgenza”. Ma è importante sostenere l’azione di emergenza in un momento in cui le ritorsioni peggiorano lo stato generale di insicurezza.
“Seguiamo da vicino il caso di 26 donne ricoverate all’ospedale pubblico di Mopti, 6 di loro sono vittime di uno stupro di gruppo. Sono lontane dalle loro famiglie e necessitano di sostegno per poter trascorrere il periodo di ricovero ospedaliero”, spiega Federica Biondi, coordinatrice dell’intervento umanitario di Intersos in Mali.
A mettere in grave pericolo la sicurezza dei bambini, soprattutto nelle zone rurali, sono gli ordigni inesplosi, i cosiddetti UXO. Sembra ne siano rimasti molti sul terreno ed è una questione da affrontare immediatamente per evitare nuove vittime. In aggiunta, dall’inizio della guerra molte scuole sono state danneggiate e le lezioni interrotte, lasciando senza educazione migliaia di bambini.
Gli sfollati finora assistiti da Intersos indicano di voler rientrare a casa appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno. Il flusso di persone che dal nord fuggono verso il sud è accompagnato da un movimento, ancora limitato, di persone verso nord, a partire dalla capitale Bamako, nelle zone liberate dall’esercito francese e maliano. “Bisogna prepararsi per il possibile ritorno di oltre 230mila sfollati e poi di 150mila rifugiati”, sottolinea Marco Rotelli, Segretario generale di Intersos da Bamako.
“E’ molto complicato tracciare gli spostamenti in regioni così enormi e dove in molte aree l’accesso è ancora impossibile, l’esperienza insegna che la presunta calma nelle città nuovamente sotto controllo del governo maliano non è detto che si mantenga senza nuove violenze. Non possiamo escludere nuovi esodi e spostamenti nei paesi confinanti. Ancor più preoccupante la situazione delle zone non urbane del Mali, dove il disordine è prevedibile e molto meno controllabile, potrebbero verificarsi vendette, incursioni e rappresaglie, limitando la possibilità di assicurare assistenza umanitaria”, conclude Rotelli.
Intersos in Mauritania da marzo 2012 assiste i rifugiati dal Mali nel campo profughi di Mberra. Oggi oltre 55mila persone, soprattutto donne e bambine, vi trovano accoglienza e riparo.
Fonte: Intersos
Foto: Giornalettismo