Nov 19, 2012
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La balistica della democrazia

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Ovvero da che parte vanno i lacrimogeni

By Cybergeppetto

Gli italiani sono fantastici, riescono sempre a discutere di cose inutili e insignificanti. Qualche giorno fa una serie di manifestazioni ha portato il suo carico di violenza e danni da parte di chi pretende d’insegnare la democrazia agli altri, magari puntando la spranga invece che il dito e dimenticandosi perfino di togliersi il casco dalla testa.

Ogni autunno tutti gli studenti che non hanno voglia di studiare e tutti i violenti che hanno bisogno di sfasciare qualcosa si ritrovano nelle piazze a scandire sempre gli stessi slogan, vogliono più soldi per una scuola che sforna ignoranti con la stessa velocità con cui le mitragliatrici consumano i loro nastri.

Siccome questi rampolli annoiati sono sempre più isolati, insignificanti e poco numerosi, quest’anno si sono fatti dare una mano dal sindacatone rosso, che non sa da che parte sbattere la testa ora che i suoi arnesi ideologici appaiono sempre più come pezzi da museo dell’orrore.

Tutto questo potrebbe far capire ai cittadini che la ricchezza non si produce sporcando i muri e sfasciando le vetrine, rovinando le macchine o spaccando la segnaletica, allora i media devono spostare l’attenzione della gente su questioni che francamente non potrebbero essere più stupide: ma i lacrimogeni della polizia, sono stati sparati dall’alto verso il basso o viceversa? I lacrimogeni hanno sbattuto sul muro del ministero di Grazia e Giustizia oppure sono stati sparati dalle  finestre? Il ministro Severino, come sostiene qualcuno, ha fatto sparare i lacrimogeni dal suo ufficio?

Ci manca solo che si studino le traiettorie per inventarsi una nuova balistica della democrazia che stabilisca che angolo devono avere sia il ramo ascendente che quello discendente delle traiettorie dei lacrimogeni. I sassi dei manifestanti e ogni altro oggetto che sia lanciato da questi non rientrerebbe nella balistica dell’ultima repubblica, che, da questo punto di vista, è uguale alle precedenti.

Il colpevole predestinato di ogni problema lacrimogeno/balistico è il poliziotto, servo del potere, cattivo per antonomasia, nemico dell’intellighentzia post cattocomunista.

Sfugge agli articolisti di tutte le testate che manifestazioni come quelle dei giorni scorsi richiedono una grande capacità organizzativa a chi vuole protestare e un’azione tempestiva ed energica da parte delle forze dell’ordine.

Chi porta un mucchio di persone per strada, una parte delle quali in evidente tenuta da guerriglia urbana, non può non assumersi le proprie responsabilità. Se non è in grado di tenere fuori i violenti dai propri ranghi, non dia la colpa alla polizia. Chi indossa caschi  e scudi non può insegnare la dialettica a nessuno, prenda un forcone e vada a spargere la merda che gli è congeniale non sul terreno dell’ideologia, ma su un campo vero in cui possa nascere qualcosa di buono.

Colui che dalla legge è preposto a verificare che il corteo segua il percorso previsto ha il dovere di caricare la folla urlante  quando questa prende direzioni non autorizzate, perché dietro questi tentativi ci sono violenze e attacchi a istituzioni che appartengono a tutti, come quando, mi pare l’anno scorso, questi alfieri della democrazia della spranga cercarono d’introdursi nel parlamento.

Caricare vuol dire cozzare con violenza contro chi va laddove non deve andare, non è rilassamento yoga o ideologia dal sapore di marijuana, ma è il terreno e il livello che i violenti scelgono.

Sotto il casco, dietro lo scudo e anche sulla punta dello sfollagente ci sono le persone oneste di questo paese.

Cybergeppetto

p.s. ”Papà, la polizia mi ha picchiato!”. “Avevi il casco?”. “Sì”. “Vieni qua che te lo rompo in testa!”.

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Inchiostro antipatico