By Cybergeppetto
Bisogna ammetterlo, Nichi Vendola ha un bel sito, incisivo e assai comunicativo, anche se ci saremmo aspettati un migliore abbinamento di colori da una persona con la sua sensibilità e il suo gusto, quei colori apparentemente pastello, ma un po’ spenti, deprimerebbero qualsiasi corteo del Gay Pride.
Nel sito si vedono una serie di messaggi che spariscono verso il basso sormontati dalla scritta “Oppure Vendola”. Una sequenza che crea un po’ di angoscia: con un ritmo incalzante propone titoli come “il massacro delle partite IVA”, “la finanza senza regole”, “il massacro della Diaz”, “la Rai ancora al servizio dei partiti”, “l’Italia che frana”, “la solita Italia”. Naturalmente la soluzione è sovrascritta: “Oppure Vendola”.
Abbiamo un nuovo uomo della provvidenza. Proprio per questo sono andato a vedere la sezione “proposte”, ammaliato da cotanta comunicazione e, ohibò, ho trovato un documento dal titolo “La solita cultura. Oppure un Ministero per la creatività”. La cosa non mi ha entusiasmato, anche per la fastidiosa assonanza con la “finanza creativa”, però non mi sono lasciato scoraggiare e ho letto il documento, quattro pagine fitte fitte e piene di “perle” di cui ho ammirato con gusto la lucentezza.
Innanzitutto devo ammettere che Nichi fa un’analisi impietosa del settore dei beni artistici e culturali rivelando che gli occupati del settore artistico culturale sono 585.000, il che vale a dire che, sommando tutte le forze armate e le forze dell’ordine, dovremmo avere una guida museale per ogni milite. Oltretutto, c’è anche una lapidaria sentenza sull’uso dei fondi “oggi erogati in modo assai discutibile”, l’acume di Nichi si conferma come di pregio …
Il nostro parte subito in quarta nel documento spiattellando una volta per tutte l’obiettivo strategico: “dare all’Italia una vocazione glocale” , interessante teoria di stile anglosassone di cui si discute in convegni molto chic e snob al fine di coniugare l’aspetto “global” con quello “local”.
Per fare questo bisogna istituire il ministero della Creatività. Un brivido percorre la mia schiena malconcia, siamo tornati a “la fantasia al potere”, Woodstock e il 68, con il solo effetto collaterale di avere un altro carrozzone ministeriale in più. Se volete la mariagiovanna, compratevela da soli …
Ma a Nichi non lo ferma nessuno. Dopo le sortite sui Kibbutz da fare in Puglia dell’anno scorso (link a fondo pagina) , spunta dal cappello a cilindro il “coworking”, andatevi a leggere la voce di wikipedia se volete perdere tempo, tanto non si capisce niente. In ogni caso questa cosa, una sorta di condivisione di esperienze e costi degli spazi di lavoro tra professionisti, non sembra proprio parente delle lotte dei lavoratori e dei diritti e garanzie che, due pagine dopo, si chiedono per i lavoratori dello spettacolo e che Nichi sbandiera in continuazione contro quel puzzone vetero capitalista di Marchionne. Se sei un “coworker”, devi essere una partita IVA con tanto di studio a disposizione.
Però la cosa più bella è sicuramente “l’equivalenza universale tra i libri e la libertà” con la quale Nichi vuole redimere i delinquenti: se leggi un libro ti riduco di quattro giorni la pena, un’idea geniale in Italia, evidentemente non bastano gli sconti di pena che ci sono, mandiamo gli assassini ad acculturarsi, tanto la gente onesta non ha niente altro da fare che mantenere i criminali a leggere i libri d’appendice. Lavorare no?
La domanda sorge spontanea: visto che l’idea è del Presidente del Brasile, Dilma Roussef, quanti libri, tra una caipirinha e l’altra, stanno facendo leggere a Cesare Battisti?
Potremmo andare avanti per ore, ma chiudo citando, a titolo d’esempio, un’altra idea meravigliosa per risolvere i problemi dell’editoria, i libri li devono fare gli “editori puri”, figure mitologiche di cui si discute da anni, ma che non trova nessuno.
La questione è semplice, l’editore deve aver guadagnato dei soldi per investirli, qualsiasi cosa abbia fatto nel campo dell’imprenditoria, non sarà mai un editore “puro” come un giglio, ma un onesto rappresentante di interessi particolari.
Cybergeppetto.
p.s. “Papà, che vuol dire ‘Oppure Vendola’?”. “Non lo so – risponde piatto il genitore – ma se “oppure … andasse a lavorare” non sarebbe male …”
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L’immagine è tratta da www.nichivendola.it