By L’Anacoreta
Qualche giorno fa, durante lo svolgimento di una cerimonia militare a Pisa, da parte del pubblico sono partite delle bordate di fischi all’indirizzo delle autorità presenti, ministro della Difesa e capi di stato maggiore della Difesa e dell’Esercito.
Dopo aver letto la notizia ci ho rimuginato sopra un po’ e alla fine mi sono fatto due domande: perché i vertici della difesa vengono fischiati e perché proprio a Pisa?
Alla prima domanda la risposta è ovvia. Se i vertici vengono fischiati evidentemente è perché non si approvano il loro comportamento o i risultati da loro conseguiti.
La risposta alla seconda domanda invece risulta meno facile.
Innanzitutto si festeggiava la brigata Folgore, era una cerimonia militare, il pubblico presente ad assistere non era formato da pericolosi no global, non vi erano associazioni di Verdi, ondate cattocomuniste, e neppure frange di utopistiche organizzazioni pacifistico-umanitario-dissenzienti, ma i presenti erano parenti, amici, ex militari (come me), simpatizzanti e supporter dei militari schierati.
In secondo luogo, la brigata Folgore, in questa orgia di tagli e riduzioni da spending review galoppante, non è stata minimamente toccata, non perde nulla, non rischia di essere ridimensionata o sciolta, ma anzi dovrebbe risultare accresciuta di una unità.
Quindi, perché i fischi a Pisa? Perché una contestazione durante quella che doveva essere una cerimonia giocata in casa e in un ambiente sicuro e favorevole?
Ho detto “contestazione” in quanto, pochi o tanti che siano stati, i fischi ci sono comunque stati e hanno espresso un disagio e una disapprovazione palpabile e reale. Negarli o minimizzarli sarebbe oltremodo stupido.
Allora ho cercato di analizzare la cosa da un altro punto di vista.
Il governo attuale ha circa un anno di vita. Cosa è successo in questo lasso di tempo di tanto eclatante da far sì che i vertici venissero fischiati in un territorio, diciamo, amico?
Indubbiamente le aspettative che l’ammiraglio Di Paola aveva fatto nascere nel momento in cui aveva accettato di far parte di questo governo tecnico erano state elevate. Inoltre, il desiderio (e la necessità) del mondo militare di un cambiamento che portasse novità sostanziali in ambiente non particolarmente motivato era stato alimentato dai proclami del dopo assunzione.
Anche la nomina di un capo di stato maggiore dell’Esercito giovane e con un lungo mandato aveva acceso una speranza di cambiamento.
Ma dopo un anno cosa è rimasto di questa aspettativa? A giudicare dai fischi, poco.
Se esaminiamo a grandi linee gli avvenimenti di quest’ultimo anno mi pare di vedere che di cambiamenti non ce ne siano stati granché.
Questione ammodernamento delle forze: caccia F35. Al solito, stimati necessari 130 ma poi, dopo un mercanteggiamento di sapor mediorientale, vanno bene anche 90. Allora mi sembra che le idee non siano proprie chiare. Rispetto al passato nulla di nuovo.
Riorganizzazione delle forze armate. Sciogli un reparto, trasferiscine un altro, mantieni quelli che corrispondono a logiche di bottega (o di colore del cappello) e non a esigenze operative (sulle quali ovviamente nessuno si pronuncia!!!). Alla fine anche qui tanto rumore per nulla e situazione invariata come nel passato: si mantengono i reparti che fanno comodo!
Gestione del personale. Case, asili, pianificazione dei movimenti, trasparenza nella gestione degli incarichi. Il vuoto assoluto! Stessa politica del periodo sardo-piemontese!
Addestramento: il mantra è non ci sono soldi!!!! Stessa solfa che nel passato. Però abbiamo introdotto le marce mensili e la ginnastica per tutti. Ricaduta operativa nulla, ma nel compenso si ha l’impressione di aver già visto il film: sabato fascista e otto milioni di baionette!
In compenso il formalismo è tornato a imporsi: guerra totale al tatuaggio, interpretazione personalizzata del regolamento sull’uso delle uniformi (più sei speciale più ti puoi vestire come vuoi), mancanza di oculatezza nello scegliere le persone per incarichi di prestigio o di grande visibilità internazionale (generali che balbettano l’inglese e che si muovono in un ambiente internazionale con il savoir faire di un fabbro in un negozio di porcellane, designati per rappresentare l’Italia in ISAF), cerimonie autocelebrative che costano un mucchio di soldi e non producono nulla (se c’è già un festa delle Forze Armate – 4 novembre, quando ero piccolo io – perché allora replicare con una festa dell’Esercito, una della Marina e ancora aggiungere quella delle unità come la Folgore??????).
Sorvolo sul caso dei due marò, perché non ci sono parole adatte per descrivere una vergogna come quella che ha caratterizzato la vicenda. Pensata, organizzata e condotta (dal concedere le scorte, mettendo dei rappresentanti dello stato in condizioni di non essere tutelati durante l’assolvimento del loro lavoro, alla gestione dell’incidente e delle sue conseguenze) con una leggerezza e una cialtroneria che neanche i fumettisti della Collana Supereroica (un amarcord della mia adolescenza) avrebbero avuto il coraggio di scrivere.
Ebbene, da questa prospettiva il perché i vertici siano stati fischiati, quindi contestati, mi è sembrato un po’ meno nebuloso.
Evidentemente anche dei duri e puri, come i familiari, gli amici, i parenti, gli ex militari che erano presenti a Pisa, si sono rotti le scatole di sentire solo parole, proclami, promesse e poi di non vedere nulla di concreto realizzarsi.
Se fossi nei panni dei vertici della difesa eviterei di nascondermi dietro un dito (i fischi non sono venuti da terribili e agguerriti disfattisti comunisti, ma dalle persone amiche – chiaro esempio di blue on blue), ma mi farei una bella analisi interna.
Siamo stati contestati, giocando in casa e proprio dallo zoccolo duro delle Forze Armate, forse non siamo sulla strada giusta!!!! Forse dovremmo cambiare qualche cosa!!!!
Mi auguro che la prospettiva con la quale ho considerato questo fatto non sia quella giusta e che quindi io possa essere smentito. Ovviamente, la mia speranza è che siano i fatti a farmi cambiare idea e non il solito uragano (va purtroppo di moda in questi giorni) di parole vuote!
L’Anacoreta
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