Set 30, 2012
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Peccatori, fottetevene!

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By Cybergeppetto

Chi, come me, ha molti capelli bianchi, ha visto nel breve volgere della sua esistenza delle trasformazioni incredibili che interessano gli elementi di tenuta della società.

Quando ero un ragazzino mi è stato insegnato che in ognuno di noi esiste del buono e del cattivo e che a tutti capita di commettere delle cose sbagliate, una volta si chiamavano peccati, mortali o veniali che fossero.

Nessuno metteva in discussione il fatto che la società si reggesse sulla punizione pubblica del criminale e sull’assoluzione privata del penitente.

Questo concetto è ormai superato. Nella nostra società il peccatore non esiste più, qualsiasi cosa si faccia c’è sempre una giustificazione che consente ai benpensanti che hanno occupato la cultura di attribuire le colpe dei singoli alla società o, comunque, a qualcosa di così generale da essere astratto e, perciò, non punibile.

In questi tempi di corruzione generalizzata, di baccanali e di feste politiche, assistiamo tutti i giorni al triste spettacolo del peccatore/criminale che si autoassolve in diretta TV e che contribuisce ad accelerare la deriva immorale in cui siamo immersi.

Chi ha ucciso dà la colpa alla vittima, chi ha rubato dà la colpa alla prosperità del derubato, chi ha coltivato l’invidia dà la colpa al virtuoso e il superbo darà la colpa a colui che ritiene mediocre.

Ogni discorso, privato o pubblico, inizia con la fatidica frase “non voglio fare il/la moralista”, e giù una sequela di considerazioni ideologico-sociali per giustificare qualcosa o qualcuno.

E’ un meccanismo perverso che spinge colui che pecca a dirsi: ”Perchè io non devo peccare se gli altri lo fanno e ottengono vantaggi da questo?”.

Ognuno di noi, nel suo animo, si attribuisce delle colpe, grandi o piccole che siano, ma il relativismo culturale ha ucciso la voglia di considerarsi colpevole, sarà forse per questo che si va avanti senza riempire la propria vita di meriti e demeriti, sarà per questo che, anche se tutto va a rotoli, tutti si dedicano alla promozione di sè e alla comunicazione dei propri meriti, più presunti che reali.

L’unico reprobo della società è il nemico, l’avversario, colui che ostacola i nostri piani negli affetti, nel lavoro, in politica.

Sarà per questo che i reality show ci propinano il triste spettacolo del confessionale moderno, quello in cui non si parla delle proprie colpe, ma si sparla degli altri, quelli che si cerca di estromettere dal gioco.

Se ci fosse tra voi ancora qualcuno che che ha il senso del peccato, bè, gli conviene farsi passare questa fisima vecchia e démodé, tutti diranno che non conviene e che si diventa antipatici e poco comunicativi.

Cybergeppetto

p.s. “Papà, mi spieghi la differenza tra il fariseo e il pubblicano?”. “E’ semplice, al giorno d’oggi si vedono in giro solo farisei che si compiacciono e non si vede nemmeno un pubblicano che si pente dei suoi peccati. Il pubblicano non esiste…”

L’immagine è tratta da Cantuale Antonianum

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Inchiostro antipatico