Ovvero quanto sia inutile discutere di articolo 18
By Cybergeppetto
L’esame degli strascichi giudiziari connessi al fallimento Marvecs è purtroppo assai interessante per capire come il mondo del lavoro non ruoti attorno a vuote discussioni sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ma sia il terreno su cui, invece, imprenditori e sindacalisti si accordano per risolvere in maniera rapida e discreta i loro problemi.
Negli articoli precedenti, di cui trovate i link in fondo alla pagina, abbiamo esaminato gli aspetti generali della vicenda, la storia del fallimento di un’azienda che non ha mai avuto bilanci in attivo se non quando “comprava” dipendenti di aziende che volevano ridurre il proprio personale, parliamo di “cessioni di ramo d’azienda” sicuramente “sui generis”.
Il meccanismo che portava, secondo una procedura decisamente inusuale, i lavoratori a dimettersi volontariamente dall’azienda “cedente” alla Marvecs e a firmare un accordo di conciliazione concordato con le rappresentanze sindacali, oltretutto con un indennizzo economico, è stato oggetto di molti contenziosi giudiziari. Ogni volta che un ramo d’azienda viene ceduto, questo non cambia i rapporti di lavoro con il nuovo imprenditore e non c’è necessità di dimissioni e di indennizzi.
Quando la Marvecs fallisce alcuni ex-dipendenti chiedono alla giustizia di riparare il torto e, purtroppo, le risposte sono varie.
Ne abbiamo esaminate due, che sono discordanti e indicative di come la materia sia fumosa, complicata e difformemente applicata.
In una, un ex dipendente di Bayer s.p.a. si vede negare dal tribunale del lavoro di Roma la richiesta di annullamento dell’accordo di conciliazione sindacale, anche se si riconosce un “dolo omissivo” da parte dell’azienda cedente, perché non ha informato correttamente i dipendenti sulla situazione economica propria e della Marvecs. In questa sentenza è evidente che l’accordo sindacale viene considerato come i dieci comandamenti, non si discute. Il fatto poi che si riconosca un dolo alla parte che vince è una cosa particolarmente comica in una sentenza di lavoro.
In un’altra, del tribunale del lavoro di Latina, un ex dipendente Marvecs chiede un risarcimento danni all’azienda che lo ha ceduto, la Wyeth Lederle s.p.a., e il giudice accoglie l’istanza nella considerazione che l’azienda cedente “veniva meno agli impegni sottoscritti nel momento in cui faceva transitare il ricorrente in una società che non aveva assolutamente i requisiti idonei alle garanzie promesse contrattualmente”.
In questi giorni di discussioni senza fine sul lavoro, e di scioperi ideologici, vediamo imprenditori e sindacalisti che si azzuffano, ma il caso Marvecs racconta una storia diversa, quella di accordi non chiari tra varie aziende e varie rappresentanze sindacali in varie parti d’Italia, oltretutto in un settore che ha anche la disgrazia di doversi relazionare con la Sanità pubblica e le incongruenze che ne derivano.
Cybergeppetto
p.s. Cosa c’è peggio di un ex dipendente Marvecs sul lastrico? Un altro ex dipendente Marvecs che non ha ottenuto giustizia … Buon 1° maggio!
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