By Sugar Lady
Rassicurante doversi ripetere in questi casi: ai talebani manca una guida seria, si era già capito da tempo. Gli manca una testa, anzi, gli mancano tutte e due, visto che non riescono né a ragionare con il cervello né con il pisello.
Perso il loro carisma nella dichiarata disponibilità a sedersi a un tavolo di trattative per la pace con il nemico Occidente, tentata la strada dell’apertura mediatica con un forum online che si è ripiegato su se stesso causa uso lingua comprensibile solo ai parlanti arabo, perso il conforto nostalgico nella predominanza del cromosoma Y su quello femminile X a colpi di burqa, ai talebani non rimane che sorreggere la loro impotente virilità con la canna di un fucile. Che almeno glielo fa allungare un po’.
E’ un fallimento che brucia più del fuoco delle bombe. Gli brucia dentro non poter ammettere che da una parte non vogliono lasciar andare via le forze alleate, che invece stanno cercando di impacchettare in fretta e furia le loro cose tentando di risparmiare qualche soldino oltre alle vite dei propri giovani in armi.
E dall’altra c’è la profonda spaccatura al loro interno, che brucia più di una gastrite ulcerosa: colloqui di pace sì-no-vediamo, magari se ci fanno trovare le mistress in albergo ci veniamo tutti. Allo stesso modo: guerriglia-sì-no-pensiamoci, finché non ci intercettano le consegne a domicilio di esplosivi divertiamoci ad accendere le micce.
Il tutto condito da rapporti con le loro donne sessualmente ed emotivamente fallimentari, dove vale la legge dell’acido sul volto e della sòcca lunga lunga dalla testa ai piedi per coprire l’insoddisfazione generata dall’assenza cronica di viagra.
I talebani sono allo sbaraglio. Se gli attacchi di oggi al cuore di Kabul indicano certamente un esecrabile fallimento dell’intelligence nel prevenire tale scoppio coordinato di violenza, e su questo un bel tapiro alla Staffelli-maniera glielo mandiamo via Ups, è chiaro ormai che i talebani stanno alla frutta se necessitano di atti così plateali per mostrare che ci sono e sono vivi.
Sì, perché nel momento in cui si cerca l’autolegittimazione ormai un po’ vintage dell’inaugurazione dell’offensiva di primavera, ci si avvicina pericolosamente alla schizofrenia cubana nell’educare alla rivoluzione con tirassegni da luna park di lattine e peluche. Come se il Mullah Dadullah e il Che fossero pronti a reincarnarsi da un istante per l’altro.
E’ difficile per loro, adesso, uscire dal tunnel imboccato: spaccatura interiore e mancanza di guida sono un pericoloso campanello d’allarme. Chiaro che questo crea comunque danni alle forze alleate e agli stessi afgani: finché l’intelligence fallisce, i poliziotti afgani continuano a morire e gli occidentali se ne vengono via.
Il colpo sarà duro da digerire non tanto per la campagna presidenziale afgana, dove ancora non è detto che Karzai ceda il posto, quanto piuttosto per quella americana.
Mentre il rinculo è tutto per i vertici militari della Nato, COMISAF gen John R.Allen in testa, che dovranno fare i conti con chi di loro non ha annusato il passaggio di armi ed esplosivi come se fossero casse di patate per la mensa del quartier generale a Kabul.
Sugar Lady
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La foto dei talebani è dell’Unità